
“La cometa”: la lezione di Kantor per sopravvivere alla fine del mondo
Teresa e Andrzej Welminski, eredi del leggendario Cricot 2, il teatro di Tadeusz Kantor, portano in scena La cometa, spettacolo tratto da un racconto di Bruno Shulz. Le intuizioni di questo visionario autore polacco prendono forma incarnandosi nei corpi degli attori e animando gli stupefacenti bio-oggetti.
In scena, una piccola città di cartone, sfondo mobile e animato. Due attori-lettori guidano la narrazione, incentrata sulla vita di un uomo, il padre di Bruno Shulz, che, all’alba del Novecento, resta folgorato dalle meraviglie della modernità e decide di sperimentare in prima persona i limiti stessi della materia. Ad ogni folgorazione il palco viene infestato da figure di ogni tipo: attori di avanspettacolo e scienziati folli, ballerine di carillon e stormi di uccelli, fino all’apparizione esiziale di una cometa. La narrazione tradizionale finisce così per frammentarsi in una serie di situazioni, dalla grande carica evocativa, in cui gli attori agiscono in sinergia con oggetti che hanno la stessa forza dei balocchi per un bambino.
L’oggetto è uno dei grandi temi del teatro di Kantor, che affibbiò loro il prefisso “bio-” per esprimerne la vitalità. In questo spettacolo il più sorprendente è un impianto meccanico che l’attore porta in spalla per animare i due uccelli posti in cima: l’oggetto diventa così per l’uomo contemporaneamente gabbia e anelito al volo e finisce per esercitare su di lui un influsso che ne trasforma la figura e lo spirito. Altri attori-uccello riempiono poi la scena in tutte le direzioni finché un uomo non comincia a trivellarli con le pietre. La metafora del bio-oggetto diventa così uno straordinario strumento per raccontare l’orrore della guerra, che ad un certo punto adombra lo sguardo del bizzarro protagonista della vicenda.
Proprio allo spettro della guerra è probabilmente legata la misteriosa visione della cometa, che dà il titolo allo spettacolo e sembra presagire la fine del mondo. Venti attori a questo punto cominciano a muoversi freneticamente sul palcoscenico: il panico li travolge, li scuote, finché, come un corpo unico, sospendono il respiro e alternano il movimento con la stasi più assoluta. Come prima della fine, in attesa di una possibile rinascita.
La cometa, al di là di qualunque tentativo di decodifica, è e resta uno spettacolo misterioso, in alcuni momenti inafferrabile, e questo, per lo spettatore di oggi, post-avanguardista, può costituire un limite. All’interno dei singoli “sketch” la struttura narrativa si avverte, forte e vibrante, come nel climax scientifico-esoterico che porta alla dissezione di un essere umano, ma nel suo insieme allo spettacolo manca una vera e propria evoluzione drammatica che consenta di crescere insieme alla storia.
Gli strumenti di questa narrazione sono però potentissimi, a dimostrazione del fatto che i veri maestri non smettono mai davvero di insegnare.
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[…] di attraversare e trasformare la materia informe. Dai “riti di imballaggio” agli happening, la poetica degli oggetti ispira l’azione degli attori e degli spettatori, figure di cera in un paradosso che restituisce […]