
Diari d’amore – Nanni Moretti esordisce in teatro in punta di piedi
Diari d’amore segna l’esordio teatrale di Nanni Moretti che sceglie di mettere in scena due commedie di Natalia Ginzburg – Dialogo e Fragola e panna – dotate di un’ironia puntuale e toccante. A non conoscerne la fonte, si potrebbe pensare che i copioni siano stati ideati dal regista stesso, la sensibilità affine a quella morettiana infatti è lampante e sono presenti rimandi, se pur rilevabili a posteriori, tra il testo teatrale e la filmografia del regista. Il cast, composto da Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli e Giorgia Senesi, contribuisce ad alzare le aspettative.

Il primo pezzo rappresentato è Dialogo. L’atmosfera è intima e quotidiana, a partire dall’inizio in medias res: la conversazione inizia quando ancora il sipario non si è alzato del tutto e lo spettatore si trova immediatamente nella camera da letto di due coniugi, Marta e Francesco, che per quasi l’intera pièce converseranno distesi su un letto reclinato in avanti, nella penombra delle abat-jour. Nel corso del dialogo dai toni comici sono raccontati i dettagli di una vita fatta di abitudini e piccoli screzi, i drammi di una famiglia piccolo borghese. Il personaggio di Francesco è caratterizzato da un’ingenuità motivata da una visione della realtà estremamente personale. Questo, insieme a una conseguente difficoltà a empatizzare con chi si ha accanto, ricorda diversi protagonisti dei film di Moretti. Primo fra tutti Michele Apicella in Bianca, che porta all’estremo queste caratteristiche. Un ulteriore richiamo è l’abitudinarietà, l’insensata insistenza di Francesco nel voler indossare la maglia “celestina”, nonostante sia da lavare. Questo può far ripensare, ad esempio, al protagonista de La messa è finita e alla sua difficoltà ad accettare i cambiamenti fuori dal suo controllo.

Fragola e panna è più movimentato e drammatico rispetto al primo atto. Al centro vi è sempre una storia coniugale che si trascina sotto il peso del tempo e dell’inerzia. Flaminia è profondamente depressa per via del rapporto, ormai spento e fraterno, con il marito Cesare. A movimentare la situazione grigia e silenziosa arriverà la malcapitata amante di Cesare, Barbara, una ragazza diciottenne, scappata dal marito violento. Anche questa volta la scenografia è essenziale e fissa: due grandi divani verdi e una porta sul fondo, che permette però di scorgere per pochi istanti il mondo esterno. Non si può non notare come Il titolo di questo pezzo sia calzante per la filmografia di Moretti, tra i rimandi più lampanti vi sono gli enormi gelati scambiati, alla stregua di dimostrazioni d’amore, in Bianca.
In entrambi i pezzi i movimenti scenici sono pochi, in Dialogo, in particolar modo, Francesco è l’unico che esce per brevi istanti di scena. L’apparente inerzia è protagonista e in entrambi compaiono degli elementi di rottura a smascherare la realtà. Accanto alla stasi, vi è la quotidianità, che una volta spezzata è motivo di dolore ma anche di gioia, risveglia sentimenti prima soppressi, nel primo caso la tenerezza di Francesco, nel secondo l’apprensione di Flaminia.

In Diari d’amore Nanni Moretti racconta di qualcosa che è già accaduto, senza che succeda niente di decisivo. Se in Fragola e panna l’azione è sicuramente più movimentata, il fulcro del discorso è comunque relativo a drammi già accaduti e, se pur presente, è debole il tentativo di andare avanti, l’unico personaggio fuori dal coro è Barbara. L’ordine delle commedie è invertito rispetto a quello cronologico di scrittura di Ginzburg, questo crea nella performance complessiva un aumento di tensione, partendo dall’ironia del primo atto fino alla storia drammatica del secondo, tenendo lo spettatore incollato alle vicende. La recitazione è spontanea, le conversazioni ironiche di Dialogo sono rese con leggerezza; anche nella gravità di Fragola e panna la recitazione non mira ad appesantire più del dovuto, ma lascia che lo spettatore dia il proprio peso alla vicenda.

Per il suo esordio teatrale Nanni Moretti con Diari d’amore sceglie la semplicità: un ottimo testo, scenografie fisse, pochi movimenti, una recitazione realistica e ridotta all’essenziale. La resa è pulita e coinvolgente, una messa in scena lineare delle commedie di Ginzburg. Ci sono momenti divertenti e altri di riflessione, toccati appena, ma con decisione, come per il tema del femminicidio. La scelta di rimanere aderente al testo e di non sbilanciarsi in nessuno dei fattori scenici può essere vista come mancanza di un apporto caratteristico da parte del regista. Prima di accingersi a fare questa riflessione però, bisogna tener conto di un fattore chiave: se da un lato, vi è un regista che ha segnato la storia del cinema d’autore, dall’altro, vi è l’incontro con un nuovo mezzo espressivo che lascia ampio margine a nuove possibilità, ma anche a possibili fragilità. Per questo motivo è apprezzabile un ingresso nel mondo del teatro in punta di piedi. Pensando a riferimenti teatrali nella filmografia di Moretti viene in mente il terribile astrattismo della performance messa in piedi da Fabio, da cui il regista si distanzia ironicamente nel suo primo film, Io sono autarchico. Moretti fa il suo ingresso nel mondo del teatro con umiltà, con un testo e un cast di alto livello, ma distante dall’eccentricità dei primi film, portando in modo elegante un po’ della sensibilità artistica che molti avranno riconosciuto.
Diari d’amore al momento è all’Arena Del Sole di Bologna, dove resterà fino al 5 novembre prima di proseguire in una lunga tournée in Italia e all’estero.
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