
The First Slam Dunk – La recensione in anteprima
È proprio il caso di dirlo: The First Slam Dunk ha fatto centro.
Questo lungometraggio riprende un discorso che Takehiko Inoue aveva interrotto 28 anni fa e la qualità è altissima.
L’abbiamo visto in anteprima in lingua originale: il film uscirà nelle sale il 10 maggio in giapponese sottotitolato e rimarrà in programmazione dall’11 al 17 maggio doppiato in italiano.
The First Slam Dunk: Le origini del mito
Slam Dunk è una di quei manga che hanno lasciato il segno in maniera evidente in tutto il mondo: basti pensare che è il settimo manga per vendite in assoluto. Ha decisamente segnato un’epoca e ha portato in Giappone uno sport, il basket, che prima non aveva mai davvero attecchito.
Questo Spokon (termine che sta per Sport Konjo, letteralmente Vigore Spotivo) colpisce e rapisce per il suo spiccato humor, alternato a momenti carichi di emozione e di pathos.
Anche chi non ha mai seguito una partita di basket si ritrova incollato volume dopo volume a osservare la crescita personale e sportiva del giovane Hanamichi Sakuragi, così come i legami di amicizia e rivalità che si vanno formando.
Dietro a questa storia c’è il genio di Takehiko Inoue, noto anche per Real, che tratta il basket dalla prospettiva di giocatori in sedia a rotelle. Inoue ha avuto un tempismo e una strategia vincente nel proporre e portare avanti la sua idea di manga sul basket quando nel mondo stava avvenendo la nascita di una più moderna e commercialmente vincente NBA; parte di quel periodo è stata analizzata anche in questa recensione.
Per molti fan italiani però, la prima cosa che viene in mente pensando a Slam Dunk è molto probabilmente lo storico anime degli anni ‘90, che in Italia ha ricevuto uno dei doppiaggi forse più particolari e memorabili di quel periodo. L’effetto nostalgia è potente, c’è da dire però che quella trasposizione animata fu Inoue stesso a interromperla perché non la riteneva all’altezza.

The First Slam Dunk: Il film in breve
The First Slam Dunk porta diversi regali agli appassionati, ma è una bellissima visione anche per i neofiti della serie. Vedremo animati circa una cinquantina di capitoli del manga, quelli che narrano lo scontro con il Sannoh. Questo incontro non era presente nell’anime o negli OAV e la parte migliore è che alla regia vi è direttamente il nostro Takehiko Inoue.
Il protagonista non è Hanamichi, ma un altro personaggio molto amato dal pubblico: Ryota Miyagi.
Il playmaker dello Shohoku che con la sua storia travagliata e l’ingresso in scena in un volume pieno di risse studentesche ha subito catturato l’interesse dei lettori. La sua iniziale rivalità con Hanamichi e la successiva profonda amicizia dettata dalle loro comuni sofferenze in amore lo ha reso un elemento iconico dell’opera.

The First Slam Dunk: Analisi
Le luci in sala si spengono: una musica rockeggiante si diffonde e cominciano a essere tratteggiate le bozze dei giocatori dello Shohoku, che una volta completate in bianco e nero cominciano a camminare verso noi spettatori.
Miyagi Ryota, playmaker; Hisaishi Mitsui, cestista da tre punti, Takenori Akagi, il gorilla-caposquadra, Kaede Rukawa, l’asso del Giappone. Per ultimo poi ecco Hanamichi Sakuragi, la testa calda, il “bonzo rosso” dello Shohoku.
Una volta arrivati prossimi alla platea, la transizione da disegno 2D a modelli CGI è fluida e davvero intensa, tanto da far arrivare i primi brividi d’emozione quando la musica si ferma: inizia la partita.
Il film tratta unicamente l’ultima partita del manga, lo scontro tra lo Shohoku e il Sannoh, la squadra dei giganti. In questa serrata corsa alla vittoria vedremo narrata la storia di Ryota, il suo dramma famigliare, la forza di volontà e grinta per dare uno scopo alla sua vita. Il cambio di “protagonista” e la storia raccontata a un ritmo perfetto, alternato ai flashback, rendono questo film un prodotto che intrattiene nel modo più puro.
Il protagonista come abbiamo detto è Ryota Miyagi, ma Hanamichi non è assolutamente in secondo piano, anzi, continua a essere la personalità vincente nel team, con le sue uscite fuori posto, la voglia di primeggiare e la lenta comprensione di cosa voglia dire essere degli sportivi che si confrontano con altri atleti. Il suo senso di sacrificio per il team e la sua voglia di stravincere non possono fare a meno di dare energia e vigore a tutta la squadra anche nei momenti più critici. Tutta la squadra riesce comunque ad avere il proprio momento di gloria durante la partita ed è una visione che scalda il cuore, soprattutto per il valore che questa partita possiede all’interno della loro storia.

The First Slam Dunk: regia e sceneggiatura
Le inquadrature e la regia sono spettacolari: la sensazione è quella di essere lì, spalla a spalla con i giocatori. La partita è dinamismo all’ennesima potenza, ma non mancano anche le classiche gag (grazie, Hanamichi) contrapposte a sequenze molto ispirate, legate al passato del playmaker dello Shohoku, che mostrano un Takehiko Inoue davvero a suo agio nel gestire questa trasposizione animata.
Il punto forte dell’opera è sempre stato la capacità di far empatizzare con i personaggi: le loro storie, le loro esperienze e soprattutto le motivazioni che li hanno spinti a iniziare a giocare per cambiare qualcosa nelle loro vite.
Il passato di Ryota, il legame con il fratello e gli scontri con la madre, portano il giovane ragazzo a cercare di vincere non solo per la propria squadra ma anche per se stesso, tra pensieri e ricordi che si infrangono nella sua mente, così come le onde sulle coste della sua Okinawa.
Perchè Slam Dunk è anche soprattutto la rivalsa di una squadra che probabilmente non potrebbe vincere ad alti livelli, ma che con un pizzico di fortuna, una grande forza di volontà, impegno fisico e mentale riesce a farsi strada fino a questa agognata partita. Il Sannoh è formata da personaggi molto meno sfaccettati, ma funge anche come espediente per presentarli come un ostacolo insormontabile e “perfetto”, quasi – e ripeto, quasi – impenetrabile emotivamente.

Non mancano anche rimandi ai capitoli del manga legati al bullismo, ai teppisti e alla gioventù che rischia di perdere di vista i propri obiettivi. Questa critica sociale è un elemento molto presente all’inizio del manga per i personaggi di Ryota, Mitsui e Hanamichi: lentamente però tutto questo lascia spazio alla sola magia del basket, ancora di salvezza che porta ad abbandonare quei comportamenti impulsivi e distruttivi.
The First Slam Dunk: comparto tecnico
Il comparto sonoro per mano di Satoshi Takebe è notevole: non abbiamo canzoni storiche dell’anime o specificatamente legate al basket, ma la soundtrack è ritmata e fresca, accompagnando splendidamente le azioni, i contropiedi e i canestri per poi rilassarsi nei momenti di flasback più meditativi e drammatici e spegnersi in quei momenti dove anche il fiato rimane sospeso nell’attesa e nella speranza che la palla entri nel canestro. La canzone iniziale, insieme a quella principale, è energica e trasmette subito la carica del film.
Lo stile di animazione è un 2D unito a un 3D CGI che fa un’ottima figura, con pochissime sbavature o movimenti meccanici. In due ore di proiezione è qualcosa che non ci si accorge neanche di vedere. In un mondo pieno di produzioni low budget di anime in CGI spesso con risultati mediocri, The First Slam Dunk si distingue per una qualità molto alta, che sicuramente ha dovuto passare il severo giudizio dell’autore, come dovrebbe essere sempre del resto, e che quindi risulta davvero godibilissima, oltre che viva ed entusiasmante.
Vediamo da vicino e in maniera nitidissima i movimenti di piedi e gambe, i passi fintati, i passaggi veloci e quelli lunghi, le microespressioni nei volti dei personaggi che di solito in produzioni CGI vengono tralasciate o fatte frettolosamente.
Anche i personaggi in secondo piano sono animati alla perfezione, dal pubblico ai membri della squadra fuori fuoco, fino ad Hanamichi che durante un tiro libero si mette a recitare uno dei suoi sutra propiziatori.
The First Slam Dunk: un film per tutti
Non importa poi che si sia o meno fan del basket o fan di Slam dunk nello specifico: il realismo dei personaggi, delle azioni e dei momenti di partita, senza poteri tipici degli shonen più moderni, dona a questo manga e a questa trasposizione una marcia in più. The First Slam Dunk riesce a essere davvero per tutti: porterà sicuramente nuovi fan all’opera e rafforzerà i sentimenti di affetto dei lettori di lunga data.
Nella sala, sentendo commenti e opinioni, ho potuto constatare che non tutti conoscevano l’esito della partita o magari i personaggi e le loro storie. Allo stesso modo, sentire respiri trattenuti, risate ed esclamazioni di sorpresa, mi ha fatto capire che questa pellicola è speciale perché se lo sport viene raccontato o rappresentato nella maniera giusta può far emozionare davvero chiunque, e Slam Dunk nello specifico si riconferma ancora una volta come una perla non solo nel genere spokon, ma proprio in tutta la nona – e in questo caso anche nella settima – arte.
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