
Ma se la tempesta è dentro di me – Kae Tempest a X Factor porta l’elogio di un’amorevole incertezza
Questi sono i tempi in cui ci piace stare nel mezzo, o provarci, o meglio ancora dire ce ci stiamo provando. Intendo, ad abitare le faglie di separazione tra le calotte, a sfumare i contorni. Il Signor Ibrido e la Signora Fluidità sono ormai diventati i parametri di valutazione del moderno e, anzi, il portato avanguardistico della non-collocazione è quasi alle spalle. Peggio, rischia di autodivorarsi creando nuove categorie, altrettanti “standard di sfocatura”.
Diciamocelo: transitare nelle tonalità di grigio, starci per davvero, è affare scomodo. Dietro la nuca il soffio denso della specializzazione: sii una cosa, una sola, riconoscibile e netta; in caso contrario ti smarrirai e quale credibilità ha chi si perde? Mi sento di dire, signorina Specializzazione, la stessa credibilità dell’artista che non sapendo cerca, non stanziandosi trova, non ingabbiandosi dice.
Per quanto abusate, le terminologie del mondo performativo sono di grande utilità quando con poche parole si devono condensare fatti espressivi di varia natura. I compartimenti stagni tra le arti sono ormai demodé: persino il più tradizionale dei melodrammi si potenzia con l’audiovisivo senza destare scalpore. Non c’è censura sui mezzi. L’artista può liberarsi delle virtù fuggitive e costrette: magari gli si nega la libertà del contenuto, ma può ancora scandagliare il fondo del significato stratificandolo abilmente. Quando non dice, mostra; quando cela alla vista, fa sentire all’udito.

Alcuni palchi hanno già fatto della contaminazione una consuetudine: sound designers e danzatori si mescolano alla prosa più classicheggiante, le installazioni si dividono lo stage con i vivi; i palchi stessi sono esplosi, e nei luoghi inediti dei musei e delle sale da concerto giungono forme miscelate di esibizione artistica. Ma quando il fatto d’arte illimitato e cangiante arriva su un platform popolare come X Factor, la maturazione del palinsesto Sky merita un plauso. E a X Factor Kae Tempest ha portato la tempesta nella forma dell’elogio di un’amorevole incertezza.
Fabio Bernardini ed Emanuele Cristofoli, in arte Laccio e Shake, nel corso delle puntate ci hanno abituati a una direzione artistica ruggente e visionaria, senza mai soverchiare il contenuto musicale ma garantendo sempre una narrazione espansa rispetto ai testi e all’interpretazione, più o meno convincente, dei cantanti. Gli scenari ricreati dal team Modulo Project prendono parole e suono e ne fanno visione e materia: si condensano le muse, quando il corpo di ballo indossa i costumi e calca le scenografie. Non è più “solo” danza: è la performance nel senso del fatto artistico che si compie perché crea un mondo, una situazione narrativa ed emotiva insieme che congela lo spazio-tempo intorno.

Questa è la visione che ha permesso a X Factor di invitare Kae Tempest e rendere tributo alla sua arte in qualsiasi forma essa abbia scelto di manifestarsi quella sera. Protagonista della spoken word poetry, Tempest spazia dalla composizione alla drammaturgia (Wasted, Hopelessly Devoted, Paridise, scrittura della tragedia sofoclea “Filottete”), con testi che affrontano con sguardo lucido le perniciose sfide dell’esistenza, smontando pezzo dopo pezzo le sicurezze che ruotano attorno all’idea di identità ed inclusione.
Leone d’Argento al 49esimo Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, il riconoscimento lagunare è stato conferito per la “luminous audacity in placing reflective exploding timebombs […] – between caustic verses and rhymes reminiscent of Shakespeare with a strong social thrust, classical myths and hip-hop hybridizations – speaking from the heart to an increasingly vast audience […] forcing you to look inwards”.
E basta ascoltare la doppia performance in occasione della semifinale di X Factor per accorgersi che, nonostante abbia già visto la vetta, Tempest sente il terreno frollo sotto i piedi e ci invita a navigare nello stesso dubbio. Prima con More Pressure (I know nothing / I used to think / things were so clear / [..] But certains are glimsy / Rock-solid ground beneath me now tells me there’s no ground at all [..] Get it all out of you / Let it surprise you) e poi con Grace (And when I stopped looking for me / I was able to find you [..] I can feel myself opening up [..]/ I can’t live for the noise in my head/ Surrender, I do surrender”), Tempest è una specie di predicatore redivivo, un santo androgino che abita la metamorfosi, e per cui la peregrinazione è anche atto d’amore e d’ascolto verso l’umanità tutta.

Perché Tempest è l’epiteto di quella evanescenza imperscrutabile dell’essere che muta e pertanto non è mai solo una cosa, ma sempre anche un po’ il residuo di ciò che era e l’angosciante, eppure adrenalinico, presagio di ciò che può essere. Tempest è icona non-binary, è persona a cui non piace l’etichetta, né per sé né per quello che propone artisticamente: quello che conta è che arrivi, con le sue scale di grigio, a creare connessioni. Così la presenza di Tempest a X Factor, programma televisivo musicale con share rispettabile e un apparato social-mediatico cospicuo, è rilevante perché elogia l’essere multiforme: Tempest rapper, Tempest poeta, Tempest Leone d’Argento, Tempest che quindi fa teatro o cosa? Fa spoken word poetry, o forse poetry slam, ma canta anche, e quindi che cos’è? Chi è?
È quell’impeto antico di voler raccontare le cose che (non) si sanno e quelle che (non) si sentono, e la grazia umana di volersi un po’ più vicini. E dentro la scatola di X Factor diventa un appello non banale: esprimetevi, qualsiasi cosa voi siate, in qualsiasi modo desideriate, per voi e per gli altri.

Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista