
L’immensità – Nostalgia Canaglia | Venezia 79
Sono gli anni ’70. Da città eterna per nomea, Roma diventa il centro di un profondo cambiamento: nascono nuovi quartieri e altri si espandono, la televisione si rinnova per inseguire i gusti in evoluzione del pubblico, ma i varietà rimangono in bianco e nero; è stata da poco approvata la legge sul divorzio e la famiglia, fondamento della cultura cristiana, sembra essere autenticamente in crisi per la prima volta.
In questo scenario si muove libera e indomita Clara (Penelope Cruz), una donna di origine spagnola che prova ad ignorare la fine, evidente a tutti, del suo matrimonio con Felice (Vincenzo Amato), che da anni la tradisce con la segretaria. Clara sembra seguire un set di regole tutto suo: annoiata dagli altri genitori, prova a rendere tutta la sua vita un gioco facendo le faccende domestiche a suon di Raffella Carrà o giocando a nascondino durante le cene con gli amici di famiglia.
L’immensità, presentato in concorso a Venezia 79, è il primo film in oltre una decade per il regista e sceneggiatore Emanuele Crialese. Lo ha definito più volte «il progetto che ha sempre voluto realizzare», ma che al contempo ha sempre rinviato proprio per la sua importanza. Si tratta per lui di un mezzo per tornare sulla sua infanzia, per ripercorrerla e vederla con occhi adulti. Difatti L’immensità, che arriverà nelle sale italiane il 15 settembre grazie a Warner Bros., è raccontato dagli occhi disorientati e confusi di Andrea (Luana Giuliani), suo effettivo alter-ego nella narrazione.

Definire L’immensità come la semplice cronaca di una famiglia italiana infelice significherebbe fargli un disservizio, perché il film di Crialese è soprattutto la storia di un ragazzino che cerca di vivere liberamente la sua identità di genere, sebbene chiunque attorno a lui si ostini a chiamarlo con il nome che non gli appartiene più. L’immensità sceglie di non soffermarsi sul modo in cui il percorso di Andrea viene percepito all’esterno, concentrandosi piuttosto sulla percezione stessa del ragazzo, sui suoi sogni e sulle sue paure.
Oltre alla sua esperienza personale, Crialese prova ad allargare lo sguardo per restituire una fotografia quanto più dettagliata della Roma di quegli anni. Lo fa tuttavia con continui riferimenti alla cultura pop, tenendo la televisione di famiglia sempre accesa sui varietà che occupavano il palinsesto. Raffaella Carrà e Adriano Celentano sono i protagonisti di una delle sequenze più memorabili del film, dove Clara e Andrea ballano sulle note di Prisencolinensinainciusol.
Ne L’immensità la nostalgia è il motore della narrazione, ma anche suo principale ostacolo. Quella ricerca ossessiva per il ricordo sublimato del passato finisce per far assomigliare il film a una sorta di episodio di Techetechete’ dedicato all’infanzia del regista: una sequenza di momenti importanti a sé stanti che non trovano la giusta continuità se inseriti in un racconto. La sceneggiatura non riesce a trovare la giusta distanza per raccontare quello spaccato di vita e si perde in dettagli superficiali, senza riuscire a trovare una reale conclusione alla vicenda.

Nonostante la debolezza e l’ingenuità della storia, L’immensità trova la sua sincerità nelle delicate e intense performance delle due attrici protagoniste. Da un lato Penelope Cruz dona alla sua Clara un’irrequieta spensieratezza e l’aria di chi riesce a vivere ogni istante senza programmarlo prima ma teme l’imminente giudizio altrui; dall’altra invece Luana Giuliani, al suo debutto nella recitazione, affronta il suo Andrea in punta di piedi, ma trovando in ogni gesto e in ogni sguardo la forza e la ribellione necessarie per superare le regole che la società gli impone.
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