
Heartstopper – La dolce tenerezza del primo amore
Charlie Spring (Joe Locke) e sua sorella maggiore Tori (Jenny Walser) sono sull’autobus quando quest’ultima chiede al fratello di descriverle quale sia il suo ragazzo ideale. Dopo un’iniziale resistenza dovuta alla sua scarsa autostima, Charlie le risponde: «Qualcuno che mi faccia ridere, che sia carino e gentile e che stia bene con me». È a questo punto che l’autobus giunge davanti al cancello di scuola e si ferma. Prima di scendere il ragazzo pulisce il finestrino appannato accanto a sé e da questo intravede Nick Nelson (Kit Connor), il suo nuovo compagno di banco per cui ha una crush. In pochi semplici mosse, già a metà del suo primo episodio, Heartstopper, serie di successo targata Netflix e prodotta da See-Saw Films, rimane fedele al proprio titolo e descrive perfettamente lo stato d’animo che accompagna la nascita di un nuovo amore: quella capacità del mondo intorno a sé di acquistare forme e colori inediti grazie alla presenza di una persona speciale che travolge al punto da far fermare il cuore.

Adattato dall’omonima popolare graphic novel di Alice Oseman, il teen drama segue in otto episodi le vicende di due adolescenti che frequentano la Truham Grammar School: Charlie, timido e insicuro nerd, e Nick, popolare atleta della scuola, dal loro primo incontro in classe fino alla nascita di un indissolubile legame di amicizia e in seguito d’amore, sviluppatosi tra gli «Hi» scambiati nei corridoi e le numerose giornate passate in compagnia l’uno dell’altro. Per molti versi la più classica delle storie, dunque, che Oseman, autrice anche della sceneggiatura dello show, riesce però a trasformare in un prodotto originale e importante nel panorama seriale contemporaneo, senza mai snaturare il racconto di partenza e al contrario avendo la capacità di trasportare da un medium all’altro la sua storia, sfruttandone a pieno le potenzialità.
I personaggi sembrano usciti fuori dalle pagine disegnate dalla scrittrice e artista britannica e il nucleo narrativo è fedele ai fumetti, ma Oseman, oltre ad introdurre scene e personaggi inediti (come Isaac, interpretato da Tobie Donovan, e Imogen, interpretata da Rhea Norwood), allarga maggiormente le maglie della narrazione al fine di esplorare meglio, oltre al rapporto tra Nick e Charlie, anche le dinamiche presenti nel loro gruppo di amici: la storia d’amore tra Tara (Corinna Brown) e Darcy (Kizzy Edgell), ad esempio, o la forte intesa tra Elle (Yasmin Finney) e Tao (William Gao).

Il legame con l’opera originaria, inoltre, è richiamato dal sapiente utilizzo dell’animazione che, irrompendo nella quotidianità dei personaggi, riesce a rappresentare il largo ventaglio di emozioni da loro sperimentate: a popolare lo schermo sono uccellini, piccole foglie e fiorellini colorati che testimoniano la primavera dei primi sentimenti romantici mentre piccole scintille nascono da mani che si sfiorano o da sguardi che finalmente si incrociano. D’altronde, l’attenzione ai dettagli è evidente sin dalle prime inquadrature della serie: nella prevalenza delle tonalità dei colori blu e giallo, simboli dei due protagonisti e nelle piccole bandiere arcobaleno create attraverso le luci e nascoste ovunque nel campo visivo.
La regia di Euros Lyn immerge la narrazione in un delizioso filtro color pastello che ben restituisce la tenerezza dello show. Ne viene fuori un mondo accogliente – non soltanto a livello visivo – in cui tutti i personaggi possono esplorare, seppur tentennando, sé stessi e l’ambiente che li circonda secondo le loro condizioni. Heartstopper sembra ricordarE, però, quanto ciò sia veramente possibile solo quando ci si allontana dalle apparenze e dalle aspettative sociali per circondarsi di persone che possano aiutare nella propria scoperta personale. Il personaggio di Nick è a questo proposito un esempio evidente: «Quando sei con lui sei più te stesso» gli dirà significativamente la mamma (un’Olivia Colman d’eccezione) dopo aver conosciuto Charlie.
Inoltre, a differenza di molti altri prodotti seriali indirizzati alla stessa audience (Euphoria e Sex Education primi fra tutti) la serie, pur affrontando temi difficili come l’omofobia e il bullismo, non riduce mai la traiettoria dei suoi personaggi esclusivamente al loro trauma riuscendo a raccontare realisticamente non solo fragilità e paure, ma anche desideri e speranze tipici dell’età adolescenziale. Venire a patti con le difficoltà legate al proprio orientamento sessuale, dunque, finisce per rappresentare solo un aspetto della propria queerness tanto importante quanto la gioia di scoprire finalmente un nuovo aspetto della propria identità.

La straordinaria bravura di Alice Oseman, la sinergia tra immagini e musica (la colonna sonora composta da giovani artisti indie commenta in maniera perfetta le sequenze dello show), la forte chimica presente tra il cast e la buona rappresentazione della comunità LGBTQIA+ costituiscono i segreti del successo di Heartstopper che, fin dalla sua uscita, ha lasciato il segno in un panorama seriale molto fitto, oltre che nel cuore di milioni di spettatori, incasellandosi presto nella categoria della comfort tv. Il pubblico queer, in particolare, ha espresso una nostalgica ma speranzosa felicità nel vedersi finalmente ben rappresentato sullo schermo. La stessa felicità che, in una delle sequenze più belle della serie, pervade improvvisamente il volto di Nick quando durante una festa, in una pioggia di coriandoli arcobaleno, assiste al primo bacio pubblico tra le sue amiche Tara e Darcy, prefigurando fiducioso il suo futuro.
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