
Non ho mai… – Il coraggio di sfidare le regole sociali per trovare sé stessi
Nel nono episodio della seconda stagione di Non ho mai… (Never Have I Ever) – il divertente e commovente teen drama targato Netflix creato da Lang Fisher e Mindy Kaling (la Kelly Kapoor di The Office, anche creatrice di vari show come The Mindy Project e The Sex Lives of College Girls), giunto quest’anno alla sua quarta ed ultima stagione – Devi Vishwakumar (la talentuosa Maitreyi Ramakrishnan) è nello studio della sua terapista quando, dopo un’iniziale resistenza e al culmine di una serie di complicate peripezie accompagnate da altrettanti sentimenti, si lascia andare ad un accorato pianto di sfogo. Le preoccupazioni e le paure della teenager di origine indiana di Sherman Oaks riescono però ad essere placate dalla confortevole risolutezza della dottoressa Ryan (Niecy Nash). «Devi, you feel a lot, which means sometimes you are gonna hurt a lot, but, it also means that you’re gonna live a life that is emotionally rich and really beautiful» sono le semplici quanto veritiere parole offerte da quest’ultima alla sua giovane paziente. Parole in cui è racchiusa la lungimirante capacità della serie di restituire, stagione dopo stagione, gli infiniti problemi e il turbinio di emozioni reali, intensi, apparentemente insormontabili riservati dall’adolescenza, l’intrinseca contraddizione di uno dei periodi più difficili e importanti del percorso vitale così come la costante tensione verso il futuro di un presente in continua evoluzione.

Non ho mai… segue infatti le avventure di Devi dal secondo all’ultimo anno di liceo alla Sherman Oaks High mentre cerca di destreggiarsi tra il suo desiderio di essere un’adolescente “normale” (nel primo episodio della prima stagione la ragazza chiederà in preghiera alle divinità indù un fidanzato, la rimozione dei suoi peli superflui e un invito ad una festa con alcol e droghe, solo per avere la possibilità di rifiutarle ovviamente!) e il trauma causato dalla recente ed improvvisa morte del premuroso padre Mohan (interpretato da Sendhil Ramamurthy). Al suo fianco vi sono le sue migliori amiche, la capitana del team di robotica Fabiola Torres (Lee Rodriguez) e la presidente del drama club Eleanor Wong (Ramona Young), il ragazzo più popolare della scuola nonché sua crush storica Paxton Hall-Yoshida (Darren Barnet), la sua non poi così tanto arcinemesi Ben Gross (Jaren Lewison), la severa madre Nalini (Poorna Jagannathan), la quasi troppo perfetta cugina Kamala (Richa Moorjani), la nonna Nirmala (la madre di suo padre interpretata da Ranjita Chakravarty) e la già citata dottoressa Jamie Ryan.

Nella quarta e ultima stagione, poi, l’avvenire di Devi e dei suoi amici è alle porte e mentre la protagonista deve fare i conti con gli ostacoli che la vita piazza sul suo percorso, smettendo finalmente di fuggire da emozioni e situazioni, Ben, Fabiola ed Eleanor sono alle prese con la scelta del college giusto e con il desiderio di inseguire i propri sogni; Paxton, invece, dopo aver avuto un’esperienza liceale degna di nota, deve lasciare andare il proprio rassicurante passato per concentrarsi sul proprio promettente futuro.
Inoltre, in ogni episodio, le vicende della protagonista vengono commentate da una voce fuoricampo che appartiene al famoso tennista statunitense John McEnroe (la cui scelta si scoprirà presto essere uno dei tanti modi con cui la serie onora la memoria di Mohan): una soluzione tanto bizzarra quanto brillante che, oltre a dare vita ad un evidente contrasto tra la voce di un adulto (per giunta una celebrità del mondo sportivo) e le disavventure di un’adolescente americana, permette di raccontare la complicata vita interiore di quest’ultima in maniera divertente e non scontata. Nel corso delle quattro stagioni lo stesso espediente verrà usato anche per comprendere meglio i due principali interessi amorosi di Devi, Ben e Paxton, con due episodi dedicati a ciascun personaggio in cui la voce narrante viene rispettivamente interpretata dall’attore e comedian Andy Samberg e dalla modella Gigi Hadid.
Date queste premesse e data la focalizzazione dello show su tematiche tipicamente adolescenziali quali i molteplici impegni scolastici, la ricerca dell’equilibrio perfetto tra vecchie e nuove amicizie, i triangoli amorosi e le numerose cotte, il desiderio di popolarità, le pressioni e le etichette sociali, la salute mentale, l’ansia per il college, il rapporto conflittuale con la famiglia e la difficoltà di conciliare la cultura del Paese di origine con quella del Paese in cui si è nati, la serie creata da Lang Fisher e Mindy Kaling potrebbe sembrare allora come la più classica e ordinaria delle storie adolescenziali.

Eppure non lo è, nemmeno per un momento. Non solo perché Never Have I Ever riesce ad affrontare argomenti attuali, necessari e complicati senza smettere di far sorridere o confortare il pubblico ma soprattutto perché, sin dal suo primo episodio, regala al pubblico un’esplosiva e sfaccettata protagonista: Devi è ribelle, un po’ egoista, impulsiva, irascibile ma sa anche impegnarsi, dispensare buoni consigli e ispirare le persone che le stanno intorno. D’altronde, è attraverso l’ostinata ricerca della propria identità e di conseguenza della propria dimensione nel mondo condotta tra tentativi e (numerosi) errori dalla teenager americana che lo show va a dimostrare l’importanza di ridefinire continuamente quelle rigide categorizzazioni così tanto utilizzate durante gli anni del liceo ma anche così tanto riduttive.
La serie di Fisher e Kaling, infatti, dà alla sua protagonista e a ciascuno dei suoi personaggi la possibilità di esplorare la propria complessità e di oltrepassare i preconcetti e le opinioni delle altre persone. Ciò appare evidente nel percorso di Fabiola con la scoperta della sua queerness ma anche e soprattutto nell’arco narrativo di Paxton che si rende conto di poter essere molto di più che il ragazzo più attraente e popolare della scuola. Sarà lui stesso a riconoscere la propria sorprendente evoluzione durante la sua cerimonia di diploma, nel decimo e ultimo episodio della terza stagione, ringraziando Devi per il suo prezioso aiuto e dispensando un eccellente consiglio ai propri coetanei: «My advice to you is to push yourself out there, defy other’s people expectations of you and don’t ever let a label define you».

Never Have I Ever riesce dunque – esattamente come i suoi personaggi – a superare ogni aspettativa, distinguendosi per la propria sincera rilevanza e facendo provare al proprio pubblico le vaste emozioni sentite con tanta intensità dalla teenager protagonista. Nonostante la peculiarità del percorso di Devi e di ciascuno dei personaggi della serie, è allora abbastanza semplice per noi spettatori empatizzare con le loro singolari storie per essere trasportati – almeno per la durata di un episodio – su quei (più o meno) lontani banchi del liceo, tra insicurezze e sogni, nella speranza di avere diritto allo stesso radioso futuro.
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