
Heartstopper 2 – Il confortevole e accogliente rifugio di Netflix
Ad aprire la seconda stagione di Heartstopper, la serie di successo targata Netflix creata da Alice Oseman e prodotta da See-Saw Films, non è più il disilluso sconforto di Charlie (Joe Locke) rispetto alle prospettive del suo futuro romantico, ma la speranzosa gioia del primo amore: le foto con il fidanzato Nick (Kit Connor) adornano la sua stanza e un messaggio di buongiorno ricevuto da quest’ultimo lo accoglie al suo risveglio. Ne seguiranno molti altri a cui il ragazzo risponderà con un onnipresente sorriso stampato sul volto mentre si veste, fa colazione e prende l’autobus fino all’incontro a scuola dove Nick gli confiderà fiero di essere riuscito a fare coming out con la madre (la sempre impareggiabile Olivia Coleman) il giorno prima.

Riprendendo immediatamente dopo gli eventi della prima stagione, dunque, gli otto nuovi episodi dello show tornano ad accompagnare i protagonisti tanto nelle sfide riservate dall’adolescenza che nei preziosi e indimenticabili momenti che questa porta con sé. Nick e Charlie, ad esempio, non potrebbero essere più felici di stare insieme ma devono ben presto scontrarsi con numerosi ostacoli di natura scolastica e familiare che mettono a dura prova la loro relazione, a cui si aggiungono i problemi alimentari legati alla salute mentale precaria di Charlie e la difficoltà di Nick di fare pubblicamente coming out come ragazzo bisessuale. La relazione di Tara (Corinna Brown) e Darcy (Kizzy Edgell), invece, giunge ad un punto di stallo a causa dell’incapacità di quest’ultima di aprirsi completamente all’altra mostrandole i suoi lati più imperfetti ma reali mentre Tao (William Gao) ed Elle (Yasmin Finney), nel tentativo di diventare più che amici, sono alle prese con la ricerca di un nuovo equilibrio nel loro rapporto. Isaac (Tobie Donovan), infine, deve fare i conti con un complicato quanto necessario processo di scoperta di sé stesso.

Anche in questa nuova stagione, allora, Alice Oseman – sceneggiatrice della serie oltre che ideatrice della graphic novel omonima – continua ad onorare in maniera eccellente lo spirito di quest’ultima così come l’interezza del suo inestimabile e diversificato universo narrativo arricchendoli allo stesso tempo di personaggi, storylines e dettagli inediti: a comparire sul piccolo schermo sono dunque sia i momenti più importanti e amati delle sue pagine (le scene ambientate durante la gita scolastica a Parigi, ad esempio, ma anche quelle che mostrano il tenero ma potente supporto che Nick e Charlie si offrono a vicenda nell’affrontare le varie avversità) che sequenze originali utili ad esplorare in misura maggiore la genesi di ciascuno dei personaggi e delle loro relazioni.
Attingendo ad un range più completo di emozioni e trattando con sensibilità e rispetto tematiche complesse e concrete, la seconda stagione di Heartstopper riesce, esattamente come i suoi protagonisti, ad evolversi e maturare senza mai tradire la sua graziosa e delicata anima. L’ormai inconfondibile estetica del prodotto – con il sempre presente legame con l’animazione, la ricercata composizione della colonna sonora e l’ampio utilizzo delle colorazioni pastello – costituisce ancora il migliore filtro attraverso cui Oseman e il regista Euros Lyn possono restituire i sinceri ma impetuosi primi amori, le amicizie autentiche e le sconvolgenti scoperte tipiche dell’adolescenza.

A venir costruito è allora uno spazio confortevole e accogliente in cui i protagonisti riescono eventualmente a trovare la libertà di esprimere sé stessi mostrando alle persone che li circondano l’intensità e l’autenticità delle molteplici emozioni che provano. Un safe space, insomma, in cui anche il pubblico, nella sua componente multigenerazionale, ha l’oppportunità di trovare (anche solo momentaneamente) rifugio e speranza. Nel sesto episodio della serie, infatti, Mr. Faruk (Nima Taleghani), l’insegnante di scienze della scuola, confesserà all’insegnante di arte Mr. Ajayi (Fisayo Akinade) che, essendo venuto a patti con la propria identità queer da adulto, sente di aver perso per sempre la possibilità di vivere queste «beautiful gay teenage experiences» e sosterrà rammaricato che gli sembra troppo tardi per avere «any youthful moments of discovery». «Don’t think there’s an age limit on those, to be honest» gli dirà scherzosamente il collega offrendo a lui – e a noi spettatori – la stessa incoraggiante fiducia racchiusa all’interno della serie.
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