
Test Amleta – I testi teatrali non ci rappresentano
Disponibile online da stamattina, il Test Amleta è il nuovo prezioso strumento che il collettivo di attrici e attiviste mette a nostra disposizione.
Dopo la mappatura e l’osservatoria, Amleta – associazione nata per evidenziare e contrastare il divario e le discriminazioni di genere nel mondo dello spettacolo – ha elaborato un test per riflettere sui personaggi femminili che popolano le narrazioni (non solo teatrali).
Per capire meglio cos’è il Test Amleta ci siamo affidati a Laura Tedesco, attrice e autrice che guida il gruppo che si è occupato della creazione di questo strumento, pensato per ragionare sull’immaginario femminile che ci circonda. Le informazioni e le riflessioni che state per leggere nascono dal generoso confronto che abbiamo avuto con lei come portavoce di Amleta.

Ma quindi….cos’è il Test Amleta?
Si tratta di uno strumento pratico – fruibile direttamente dal sito di Amleta – pensato per esaminare il tipo di rappresentazione del femminile contenuto in una drammaturgia (ma il Test Amleta ben si presta anche ad altre storie). “Abbiamo cercato di renderlo il più chiaro possibile anche per i non addetti ai lavori; – racconta Laura – per fare in modo che l’esito del test fosse facilmente calcolabile abbiamo creato un percorso guidato all’interno del testo teatrale che si sceglie di analizzare. Il meccanismo è “a scatola cinese” con domande sempre più specifiche che permettano, a chi compila il test, di capire se un personaggio femminile è più o meno sfaccettato, quali aspetti dipendono da una visione stereotipata e quali no.”

Come nasce un test come questo
Questo test concretizza ciò che Amleta dichiara nel proprio manifesto:
Amleta è nata per raccogliere dati e così evidenziare, monitorare, esaminare le differenze di trattamento tra donne e uomini nel mondo dello spettacolo. È nata cioè dal bisogno di sostituire le sensazioni con numeri, cifre, percentuali; dati inconfutabili e incontrovertibili.
Laura, che da giugno 2020 guida il gruppo che si è occupato della creazione del Test Amleta, lo racconta così: “C’era la volontà di trasformare in qualcosa di oggettivo le impressioni che spesso noi attrici abbiamo quando lavoriamo. Notando le limitazioni delle figure femminili nei copioni ci chiedevamo: possibile che ogni volta sono sempre gli stessi personaggi? Dal confronto su interrogativi come questo è nata l’idea del test”.

Obiettivi e finalità: per non fraintendere il Test Amleta
Se si completa il test alla fine – accanto al punteggio – compare una precisazione:
La fascia di punteggio in cui si inserisce il testo preso in esame non va a costituire in nessun caso un giudizio estetico o di valore artistico/letterario; il test, infatti, ha come esclusivo scopo l’analisi di un testo teatrale in base alla varietà della rappresentazione del femminile e più in generale del grado complessivo di inclusività presente al suo interno.
Amleta, attenta alla raccolta di dati (in continuità con l’insegnamento di Michela Murgia), ha ben presente l’ambivalenza di questa pratica, infatti, nel suo manifesto si legge:
Amleta sa che i numeri spersonalizzano e che quindi è nata per ricordare che le disparità evidenziate si traducono in minor qualità della vita e limitano la possibilità per le donne di immaginare e programmare il proprio futuro.[…] Amleta vuole vedere anche il mondo lasciato fuori dalle narrazioni fatte finora. Vuole più ricchezza sui palcoscenici, più storie, più punti di vista, più voci in grado di raccontare la complessità e la varietà del reale.
Il Test Amleta, quindi, non valuta l’artisticità di un testo, non vuole essere uno strumento per “bacchettare” chi scrive, ma un invito a ragionare. “È fondamentale porsi le domande giuste – racconta Laura che è anche autrice – magari molti interrogativi che sorgono quando si sottopone il proprio testo al Test Amleta possono essere utili come stimolo per il futuro.”.

Nella partica: ecco com’è fatto il test
Sappiamo che la rappresentazione del femminile è limitata, ma è essenziale capire da cosa dipende. Sicuramente, in parte, ha a che fare con la quantità dei personaggi femminili presenti, con la loro età e con il loro orientamento sessuale (e, infatti, tutti questi aspetti sono indagati dal test), ma non solo. Sono essenziali anche i meccanismi narrativi e, infatti, molte domande del Test Amleta possono sembrarci scontate o spiazzanti.
Dopo aver compilato una breve sezione con i nostri dati – Amleta, infatti, è interessata a conoscere l’età e il genere di chi fa il test, consapevole che c’è sempre un margine di soggettività nelle risposte che forniamo – ci viene chiesto di inserire il titolo dell’opera teatrale che vogliamo testare e il nome di chi l’ha scritta.
Iniziano poi le domande riguardanti i personaggi che includono tutto il “cast” perché – precisa Laura – “Non ci sembrava giusto limitare l’attenzione ai protagonisti, perché anche gli altri personaggi ci raccontano alcune di quelle tante sfaccettature attraverso cui il mondo è raccontato. Le domande, infatti, sono tutte al plurale”.

Tra le domande contenute nel Test Amleta, alcune sono particolarmente rilevanti:
- I personaggi femminili agiscono portando avanti delle azioni?
Sembra scontato, ma spesso compaiono personaggi con una funzione che sembra puramente decorativa.
- I personaggi femminili rientrano nelle seguenti categorie madri/figlie/sorelle?
Anche in questo caso la domanda può sembrare scontata perché difficilmente nel mondo reale incontriamo donne che sono soltanto madri o figlie, eppure la finzione è popolata di questi personaggi.
- I personaggi femminili hanno degli obiettivi?
Siamo tristemente abituati a donne che, all’interno della storia, s’innamorano all’improvviso e basta.
- I personaggi femminili vivono solo come conseguenza delle loro caratteristiche estetiche e fisiche, o anche in virtù delle loro capacità intellettive ed emotive?
Un’ipotesi non esclude l’altra, come insegna il personaggio di Mirandolina, che nel Test Amleta, infatti, riporta un buon punteggio (a dimostrazione del fatto che il test non è pensato esclusivamente per la contemporaneità, tant’è vero che anche i testi di Shakespeare lo superano egregiamente).
Molto interessante è anche l’attenzione che il Test Amleta dedica al linguaggio utilizzato per riferirsi alle figure femminili. Proprio la presenza di questo focus, oltre alla precisione delle domande e all’adattabilità del test alla drammaturgia, rende il Test Amleta un unicum nel panorama mondiale, distinguendolo dai test statunitensi e britannici pensati per il cinema.

Test Amleta: quale futuro?
“Nel breve periodo c’è l’idea di creare altri test analoghi che abbiano focus più specifici sui personaggi appartenenti alla comunità Lgbtqia+ e sugli stereotipi che caratterizzano la narrazione delle etnie non caucasiche e delle persone disabili. Guardando al futuro mi piacerebbe tantissimo che il Test Amleta fosse utilizzato dalle attrici per approcciarsi ai personaggi e capirli meglio. E, sognando in grande, mi piacerebbe vedere questo strumento nelle scuole di scrittura, non solo teatrali. Se noi vogliamo creare delle storie che raccontino la nostra realtà, dobbiamo interrogarci sugli stereotipi dell’immaginario che finora ci è stato messo davanti. La ragazzina che non vede mai una donna al potere in un film o in uno spettacolo sarà in difficoltà a immaginare sé stessa in quel ruolo, a prescindere dal fatto che faccia l’attrice o meno. L’immaginario che noi creiamo si specchia nella nostra realtà come la nostra realtà si rispecchia in quell’immaginario, quindi abbiamo la responsabilità di creare rappresentazioni più variegate possibile.”
Noi non possiamo che sottoscrivere il sogno di Laura Tedesco e augurare buon lavoro ad Amleta.
A voi non resta per provare il Test Amleta, lo trovate qui.
Leggi l’intervista a Francesca Turrini, vicepresidente di Amleta

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Interessante, mi occupo di teatro e drammaturgia e a queste cose non ci ho mai pensato nello specifico.
Da ora in poi lo terrò in considerazione.