
Ted Lasso 2 – La speranza come insegnamento
In Inghilterra durante l’ultimo weekend della stagione calcistica si è soliti ripetere la frase “It’s hope that kills you” (È la speranza a ucciderti). Non è un inno al pessimismo, ma un tentativo più che altro di salvarsi da cocenti delusioni. Se non si spera nel trionfo della propria squadra, non ci saranno possibilità di restare delusi. La frase dà il titolo a un episodio di Ted Lasso, serie creata da Bill Lawrence (creatore di Scrubs), Jason Sudeikis, Brendan Hunt e Joe Kelly per Apple TV+, che sembra nascere proprio con l’obiettivo di smentire quest’idea.
Per farlo, però, Ted Lasso non usa la filosofia come The Good Place o parabole punitive paragonabili a quelle vissute da BoJack Horseman, ma preferisce piuttosto come punto di partenza il calcio. Al centro della narrazione c’è difatti una squadra inglese, l’AFC Richmond, da poco passata nelle mani di Rebecca Welton (Hannah Waddingham, Septa Unella in Game of Thrones). Intenzionata a rovinare il team per prendersi una rivincita sull’ex marito nonché precedente proprietario, Rebecca sceglie come nuovo allenatore Ted Lasso (Jason Sudeikis), famoso per il suo ottimismo e per una piccola vittoria nel football americano, ma senza alcuna conoscenza delle più basilari regole calcistiche.

Sebbene inizialmente venga visto da tutti come uno sprovveduto, l’uomo sceglie di avvicinarsi a questo nuovo lavoro con mente e cuore aperti, concentrandosi più sulla crescita di ogni membro della squadra come persona che sul numero effettivo di vittorie. Ted Lasso conquista nonostante le prime resistenze anche le persone a lui più ostili, come il capitano Roy Kent (Brett Goldstein, anche autore della serie), ormai prossimo alla pensione, e la nuova promessa Jamie Tartt (Phil Dunster), riuscendo a trasformare l’AFC Richmond in una vera e propria famiglia.
Al debutto di Ted Lasso nell’estate 2020, alcuni critici statunitensi si dichiararono poco convinti della sua natura estremamente positiva, vedendo quell’annullamento dei soliti conflitti presenti nella commedia come un’arma a doppio taglio. Da una parte poteva essere visto come un “antidoto” alle ansie di quel periodo, dall’altra col passare del tempo il suo ottimismo avrebbe potuto rendere ovvia e noiosa la narrazione.
La seconda stagione di Ted Lasso, uscita tra luglio e ottobre 2021, sembra essere la risposta diretta a queste preoccupazioni, ma in modi inaspettati. La serie difatti rifiuta quasi interamente la drammatizzazione classica, mettendo in disparte nei 12 episodi l’impresa dell’AFC Richmond per tornare in Premier League, perché preferisce osservare da vicino i suoi protagonisti. Roy, ora ritiratosi, cerca di reimmaginare la sua vita senza il calcio ma con la raggiante Keeley (Juno Temple), Rebecca prova ad aprirsi a una nuova relazione romantica dopo il divorzio, mentre Ted non può più fuggire dal suo passato.

Fondamentale per questa crescita interiore della serie è il personaggio di Dr. Sharon (Sarah Niles), la psicologa che affianca l’AFC Richmond nel corso della stagione. La serie affronta un tema tabù come quello della salute mentale nel mondo sportivo (basti vedere la reazione al ritiro di Simone Biles alle Olimpiadi 2021) attraverso il loro iniziale conflitto. Se è evidente l’effetto positivo che l’intervento della dottoressa Sharon ha sulla squadra, Ted appare restio a incontrarla e ad affrontare i suoi traumi passati. Ted Lasso trova il coraggio di far scontrare il suo protagonista con sé stesso, togliendogli pian piano la corazza e accompagnandolo in territori inesplorati, anche grazie all’intensa interpretazione di Jason Sudeikis.
Nell’allontanarsi dal campo di calcio, Ted Lasso si piega a una trama più strettamente episodica. Nella seconda stagione trovano ad esempio spazio un omaggio alla commedia romantica (Rainbow) che prende spunto da classici come Harry, ti presento Sally e Notting Hill, uno speciale di Natale (Carol of the Bells) – volto a ridefinire l’idea di famiglia – e un episodio-bottiglia ispirato a Fuori Orario di Martin Scorsese, su una pazza notte di Coach Beard (Beard After Hours). La prima stagione può apparire più compatta dal punto di vista narrativo, ma i tempi più dilatati permettono a Ted Lasso di dare un contesto più concreto e radicato al suo profondo ottimismo.

In questi dodici episodi, Jason Sudeikis, Bill Lawrence, Brendan Hunt e Joe Kelly provano a chiedersi se oggi essere gentili possa essere considerato come un atto di fede verso l’umanità. La parola d’ordine di Ted Lasso è sempre stata “Believe”, Crederci, scritta a lettere cubitali su un cartello giallo in spogliatoio, ma se nella prima stagione rappresentava una soluzione, adesso ha solo un effetto placebo. La serie decide allora di offrire un’unica soluzione: l’empatia. Solo grazie ad essa, Ted Lasso riesce a complicare le dinamiche tra i personaggi, a guardare la loro psiche e a coglierne tutte le sfumature, senza perdere la spontaneità e la dolcezza che l’hanno fatta amare dal pubblico.
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[…] sul posto di lavoro. Stede, inoltre, sembra essere un incrocio tra Michael Scott di The office e Ted Lasso. Il legame con quest’ultimo, però, va oltre l’inesperienza dei rispettivi protagonisti, […]
[…] creata da Bill Lawrence (già ideatore di memorabili prodotti del panorama seriale quali Scrubs e Ted Lasso), Brett Goldstein (già Roy Kent in Ted Lasso nonché uno degli sceneggiatori dello stesso show) e […]