
“The Power of the Dog” di Jane Campion – L’ira del West | Venezia 78
Davanti al ranch dei fratelli Burbank si staglia un’imponente formazione rocciosa. Le persone meno attente si fermano alla sua bellezza, mentre chi possiede una particolare intelligenza sarà capace di notare come in un punto preciso le rocce assumano la forma di un cane. Phil Burbank (Benedict Cumberbatch) crede di essere l’unica persona in grado di riconoscerlo e questo rappresenta per lui l’ennesimo motivo per sentirsi superiore a tutti i suoi interlocutori.

È conscio di essere la punta di diamante della famiglia, avendo seguito un percorso di studi classici ed essendo in generale una persona acuta e con una predisposizione naturale alla conversazione. Suo fratello George (Jesse Plemons) è il suo esatto contrario: tarchiato, buffo, perennemente spaventato, timido e spesso ignorante. Ogni sua mancanza serve ad elevare ulteriormente Phil e il suo ego. Quando però durante un viaggio i due fratelli si fermano per cena nella tenuta di Rosie (Kirsten Dunst), rimasta vedova dopo il suicidio del marito, George non tarda ad interessarsi e successivamente a innamorarsi ricambiato di lei. Quando la donna si trasferisce nel ranch, portandosi dietro anche il figlio Peter (Kodi Smit-McPhee), Phil si trasforma in una presenza minacciosa e soffocante pur di spaventarli e se possibile allontanarli.
Jane Campion torna al lungometraggio a 12 anni di distanza dal suo Bright Star con una storia che sembra appartenere a un immaginario estremamente diverso rispetto a quello da lei raccontato in precedenza. The Power of the Dog, presentato il 2 settembre in Concorso alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e adattamento dell’omonimo romanzo di Thomas Savage del 1967, porta per la prima volta al centro di un film di Campion un protagonista maschile, Phil Burbank. La sua mascolinità è il punto critico su cui si sofferma la sceneggiatura, firmata dalla stessa regista, e che si trasforma contemporaneamente in oggetto di studio e in qualcosa di deleterio ed esplosivo che deve essere controllato.

The Power of the Dog, che sarà disponibile su Netflix a partire dal 1° dicembre, segue minuziosamente il libro originale nell’ordine degli eventi, ma sembra togliervi l’aggressività repressa che caratterizza la scrittura di Savage. La precisione della sceneggiatura si trasforma, soprattutto sul finale, in mera pedanteria che finisce per minare l’impatto emotivo e drammatico del film. Ogni minaccia all’interno della narrazione è evitabile e innocua, portando The Power of the Dog a seguire un percorso preannunciato fin dalla prima battuta anche a cui non è familiare con la storia del libro.
Il film, ambientato in Montana ma girato in Nuova Zelanda, ha la fortuna di essere guidato dalla performance di Benedict Cumberbatch, che opera un continuo lavoro di costruzione e decostruzione del personaggio di Phil Burbank, trovando nella sua violenza una sottile linea romantica. A completare il cast ci sono Jesse Plemons e Kirsten Dunst, coppia anche nella vita, che grazie alla loro chimica naturale rendono più reale il rapporto poco approfondito tra Rosie e George.
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