
MittelYoung 2021 – Spettacoli di Teatro
Nato come propaggine festivaliera del Mittelfest 2021 – che quest’anno festeggia 30 anni di attività –MittelYoung è una ouverture interamente dedicata agli artisti under 30 attivi nell’ambito delle arti performative (teatro, danza e musica). Vetrina e fucina artistica per una generazione mitteleuropea in bilico tra la spontaneità dell’atto creativo e la consapevolezza dei mezzi, MittelYoung si muove su un terreno di forte indipendenza, incontrando l’urgenza di ritrovare un pubblico post pandemico, ma soprattutto di far incontrare, in alcuni casi per la prima volta, spettatori e artista. Smarcarsi allora dalla consueta andatura della macchina festivaliera vuol dire per MittelYoung pensare al festival in quanto “occasione”, offrire uno spazio che è insieme palcoscenico e laboratorio dove i 9 lavori selezionati, “studi”, “indagini” più che opere compiute, non soffrono l’impossibilità del fallimento ma il concreto bisogno, che è anche fine, di andare in scena.
Il teatro risulta essere forse la categoria più debole nell’ambito della selezione mittelyoungiana, usando la parola “debole” come sinonimo di “incompiuto”, di opera in lavorazione e in fase di maturazione. Nessun demerito per gli artisti sul palco che invece invitano ad una riflessione ulteriore sui mezzi figli della prosa e la difficoltà nel raccontarsi così presto. Entrambi concentrati sulla costruzione scenica di una narrazione personale, vivono lo scarto tra fatti ed emotività, tra sceneggiatura e retorica, trovando ognuno a modo proprio una strategia artistica in levare. Il passato è qui cordone da cui il presente dipende biologicamente, e l’eredità una questione controversa: la famiglia, la terra, due membri scenici inalienabili per i giovani artisti che, confusi da tanta pervasività, scelgono di studiare artisticamente il peso, proponendosi come eredi portatori di altri eredi, di zie, nonne, madri e padri.
P.P.P TI PRESENTO L’ALBANIA – Klaus Martini
Un viaggio attraverso il confine salino che connette Italia e Albania, la pièce di un ricordo che ne chiama un altro e un altro ancora nella memoria del protagonista italo-albanese figlio di un dualismo geografico e identitario faticoso. Così Klaus Martini mette in scena P.P.P Ti presento l’ Albania, seduto a leggere Il sogno di una Cosa di Pasolini, oggetto epifanico che attiva memoria e narrazione su un palco che si fa scenario visivo e sonoro coinvolgente.

Dalla nascita in Albania alla partenza dei genitori verso l’Italia, dal suo arrivo sulla Penisola al ritorno in terra natia, Klaus costruisce un equilibrato andirivieni da costa a costa per sottoporci la radiografia storica di un migrante, diviso tra origine e vissuto, tra culture e consuetudini, e accompagnare lo spettatore lungo il tentativo scenico di calcolare una forma percentuale di italianità e Albania nel sangue. L’intento dell’artista, ben attento a dosare la porzione italica e quella albanese, è quello di mostrare l’impossibilità di aderire ad uno o all’altro regime culturale, alla costa est o ovest dell’Adriatico, mettendo in scena l’ambiguità della migrazione, il sentirsi tagliati a metà da luoghi che pretendono un’appartenenza completa.
Gli oggetti di scena camaleontici – il tavolo che si fa barca e poi di nuovo tavolo – concorrono alla costruzione di un set mobile che l’artista attraversa in tutto il suo spazio, così come i suoni e le musiche popolari albanesi instaurano una corrispondenza immaginaria tra pubblico e luogo. Doppio è anche l’approccio linguistico adottato: Klaus sceglie di contaminare il testo italiano di plurime parentesi in lingua albanese, che non impediscono in alcun modo la comprensione dell’opera ma attivano invece aree di emotività e empatia a più gradi. L’ultimo grado di corrispondenza (teorica) è quello tra Klaus e Pasolini, legittimato il primo, dalle parole del secondo, ad esplorare e poi accettare un’identità bidimensionale. MittelYoung Mittelfest 2021 teatro

MAMMA SON TANTO FELICE PERCHÉ – Angelica Bifano
Mamma son tanto felice perché, falsa evocazione al brano di Beniamino Gigli del ‘40, è per Angelica Bifano il ritratto di una famiglia realizzato da mano femminile. L’adozione dello sguardo monosessuale preordina la costruzione di una vicenda-tipo all’interno del repertorio famigliare cilentano: la domenica a casa della nonna vissuta attraverso l’indagine della figura della padrona di casa, della sua figlia nubile e della nipote orfana di madre. La catena verticale di parentela che unisce le 3 figure permette all’attrice di raccontare il peso dell’eredità femminile anche quando non contaminata dall’intervento maschile ma consegnata a staffetta di madre in figlia per mezzo di un innocuo e cieco lascito monetario. MittelYoung Mittelfest 2021 teatro

La giovane artista, che unica e ambiziosa interprete di nonna, Delfina e Alice fino ad arrivare a ben 8 personaggi (anche maschili), lavora su una mise en scène matura che mescola con fluida consapevolezza ingressi e uscite di scena singoli e collettivi, registri e toni dal cambio vertiginoso e soprattutto una poderosa mimica facciale – il frignare infantile di Alice, la tensione fisica di Delfina e il piglio testardo e soddisfatto della nonna. Il passaggio dall’interpretazione di un personaggio all’altro si misura non solo sull’elevata competenza attoriale dell’artista, ma dall’uso degli oggetti scenici in quanto indici di identità puntuali: la coperta sulle ginocchia per la nonna passa in spalla a mo’ di canovaccio per Delfina e in terra o sventolata come pareo per Alice. La busta di patatine fritte confezionate apre la scena come “mela della discordia”, tramite dialogico artificiale per il primo scontro tra la nonna e Delfina e ricorrente intruso per la rigenerazione del meccanismo narrativo.
L’intento di Angelica, che del fascino dei legami parentali fa molla artistica, è quello non solo di restituire un documento animato sui ruoli femminili e su quanto quelli del suo racconto, in particolare, soffrano tanto l’assenza quanto la presenza di figure materne estremamente forti e ingombranti, ma di esperire tramite la sua performance attoriale solitaria la compresenza di più identità, la resa scenica, attraverso un unico corpo femminile dell’insolubile traccia del rapporto con gli altri. L’eredità diviene allora un vero e proprio testamento, o meglio, attestato di fatta presenza, un catalogo identitario che raccoglie impronte da più portatori e che non può che conferire loro una voce. MittelYoung Mittelfest 2021 teatro

Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista
[…] la sezione di teatro P.P.P Ti presento l’Albania di e con Klaus Martini. Un progetto di storie autobiografiche, […]