
MittelYoung 2021 – Spettacoli di Danza
Nato come propaggine festivaliera del Mittelfest 2021 – che quest’anno festeggia 30 anni di attività – MittelYoung è una ouverture interamente dedicata agli artisti under 30 attivi nell’ambito delle arti performative (teatro, danza e musica). Vetrina e fucina artistica per una generazione mitteleuropea in bilico tra la spontaneità dell’atto creativo e la consapevolezza dei mezzi, MittelYoung si muove su un terreno di forte indipendenza, incontrando l’urgenza di ritrovare un pubblico post pandemico, ma soprattutto di far incontrare, in alcuni casi per la prima volta, spettatore e artista. Smarcarsi allora dalla consueta andatura della macchina festivaliera vuol dire per MittelYoung pensare al festival in quanto “occasione”, offrire uno spazio che è insieme palcoscenico e laboratorio dove i 9 lavori selezionati, “studi”, “indagini” più che opere compiute, non soffrono l’impossibilità del fallimento ma il concreto bisogno, che è anche fine, di andare in scena.
La danza, categoria forse più interessante e d’impatto di MittelYoung 2021, affronta l’eredità in uno scontro paritario tra questa e il suo portatore: la corporeità dell’erede si carica del peso del lascito culturale ricevuto, avvertendo l’inadeguatezza, l’incongruenza di una mimesi con un bagaglio che gli appartiene ma che al tempo stesso respinge. Gli studi condotti nei 3 spettacoli selezionati per la categoria indagano il rapporto conflittuale del corpo con un regime artistico invecchiato ma impossibile da disintegrare, allora ne sfaldano l’ossatura ironicamente, ne mostrano la versione esasperata nel tentativo di superarne la patina e ripristinare col proprio passato un fluido dialogo corporeo.
INDULTADO – Lia Ujčič

Ispirato alla figura del toro da combattimento, Indultado, assolo dell’artista slovena Lia Ujčič, vincitrice del premio di produzione al 9° Concorso Internazionale di Giovani Interpreti di Danza OPUS 1 – Short Dance Piece 2017, esplora l’animalità del gesto a più livelli. Pensato come uno spettacolo in 3 atti dall’andamento circolare, nel primo e nel terzo il toro-donna da Lia interpretato vive la dimensione genuina e selvaggia della natura, la spontaneità del movimento “sporco” e impreciso che più che coreografico è diretta reazione fisica di una volontà libera potentissima. La parte centrale abbandona il Kronos Quartet per lasciarsi guidare da Dead Man Ray in quello che, inserito nell’iter biologico dell’essere umano, potrebbe corrispondere all’età adulta, alla compostezza e consapevolezza di una coreografia pensata con la musica e meno simbolica, ma che nella dimensione agonistica del toro spagnolo ne riflette l’imperare dei riflettori, il momento in cui il toro si fa showman o pugile in una lotta che è tanto spettacolare quanto sanguigna.
Il lavoro di Lia vuole raccontare l’uomo in quanto creatura resistente, combattiva e audace, nel suo rapporto di costante scontro e incontro con le avversità della vita ma sempre incline a ignorare la consapevolezza della morte in virtù di un innato slancio vitale. Gli oggetti di scena – le tazze in ceramica che Lia torna spesso ad ordinare o con cui compone attente torrette di cocci, e la corda posizionata in terra a mo’ di confine sicuro – rispondono infine all’intento simbolico che da un lato evoca la fragilità della vita e dunque la minuziosa attenzione necessaria a non infrangere un equilibrio estremamente sensibile, e dall’altro la maturità nel costruire limiti consapevoli, limiti scenici entro cui muoversi, eppure limiti attraenti per Lia, posti lì come sfida artificiale da cogliere per la conquista della libertà motoria. Mittelfest MittelYoung 2021 danza

PORTRAIT OF A POST-ASBURGIAN – Sara Koluchova

Il rapporto col passato in quanto “tempo del mito” è il referente cui guarda Sara Koluchova nel suo assolo Portrait of a Post-Asburgian, il lavoro più metafisico e concettuale della proposta festivaliera, dove Sara è formale erede di un impero iconico eppure abitante di luoghi dove del mito del passato resta la dimessa sembianza fantasmatica. Già in scena all’ingresso del pubblico in sala, eretta in posa da figura cecoslovacca folk da cartolina novecentesca, l’artista decide di esaminare e scomporre con minuzia l’ossatura mitica del proprio passato nazionale trasformandolo in danza. Nessun oggetto di scena o regia di luci particolare, l’unico “oggetto” sul palco è il costume d’epoca indossato dalla protagonista, co-protagonista effettivo della rivisitazione identitaria operata: la gonna verrà allargata, le maniche della camicia sbottonate e arrangiato, per una performance meno formale, il culto della tradizione di certosina osservanza. Mittelfest MittelYoung 2021 danza
Sara mette in scena, uno dopo l’altro, i movimenti scanditi del repertorio da ballo folk della sua terra ma con una carica meccanica estrema: sincopati, energici e de-fluidificati, i passi dello Slovácký kroj della regione morava Podluží trasformano Sara in una bambola guidata da un animatore esterno, una marionetta governata da fili invisibili che sapientemente ricrea col corpo una fortissima dipendenza del gesto, dell’intenzione artistica e della creatività. È in un secondo momento della performance che Sara si libera dai fili che la sorreggono, dai legami formali con un’unica versione del passato artistico per gestire il suo corpo in autonomia: la danza acquista fluidità, la coreografia un senso rinnovato cui non corrisponde una rivoluzione in termini dell’arte o un allontanamento radicale, ma la ricomposizione del gesto, il rapporto rammendato con un’identità lontana attraverso l’inserimento di connessioni identitarie nuove.

REMEMBER MY (LOST) FAMILY

Coreografato e diretto da Nicolas Grimaldi Capitello, performer insieme a Eleonora Greco e Francesco Russo, Remember my (lost) family è il racconto problematico di un rapporto famigliare fratturato. Prodotto da Cornelia, e in prima regionale al MittelYoung, la performance è lontanissima dalla triade sacra della famiglia cristologicamente configurata, rispondendo piuttosto allo stravolgimento tutto novecentesco della direzione dei legami parentali, figlio della psicanalisi e di un terreno culturale in ristrutturazione. La coppia madre-padre, protagonista della prima parte del trittico, rivela immediatamente l’impossibilità di coniugare il sentimento amoroso, qui confinato in una sequela di automatismi corporei e linguistici. Il rapporto famigliare orizzontale si converte ora in linea verticale nella coppia padre-figlio, un confronto su un terreno sessuale unico che, in disequilibrio tra il predominio animale e il recupero di un avvicinamento affettivo, è messo in scena in una lotta a tratti comica e amara, combattuta fino allo sfinimento in una piscina gonfiabile a 3 colori.
Il focus cambia direzione interessando, nell’ultima parte del trittico, la coppia madre-figlio, legame storicamente contratto in virtù dell’amore più incondizionato e qui tappa del disperato bisogno di ricomposizione di un triangolo di rapporti in eterno disequilibrio. La forte connotazione emotiva conferita dall’artista all’opera riflette immediatamente la scelta coreografica adottata: costruito, nella prima parte, come un marchingegno meccanico a fasi fisse, il corpo dei genitori è gestito a mo’ di ingranaggio difettoso, i movimenti singhiozzanti e mozzati appartengono loro per tutto il primo atto realizzando una sorta di filmato di repertorio mal funzionante. Più fluida la seconda parte, che rimanendo su un terreno meccanico abbandona la disfunzionalità per iper-velocizzarsi nella lotta maschile. Questa ricostruzione memoriale tramite la performance, che identifica nella famiglia il referente del passato più prossimo da cui riceviamo in eredità qualcosa, sposta l’asse dell’eredità mitteleuropea dalla nazione alla casa, dal popolo alla parentela, facendo di macrocosmo e microcosmo riferimenti paritari nella costante ricerca di un’identità da re-inventare. Mittelfest MittelYoung 2021 danza

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