
10 anni di Drive – Temi, stili e ispirazioni di Winding Refn
A dieci anni dall’uscita di Drive, che rimane a oggi il maggior successo commerciale di Nicolas Winding Refn, lo celebriamo con una carrellata genealogica sui film e gli stili che hanno contribuito a farne un prodotto iconico.
In primo luogo, quello di Winding Refn è innanzitutto un cinema di anti-eroi1. Il misterioso autista di Drive cui dà il volto Ryan Gosling, accreditato semplicemente come Driver, è solo il più noto in una vasta galleria di personaggi enigmatici e violenti, dallo spacciatore Frank dell’esordio Pusher (1996), passando per il vichingo con un occhio solo di Valhalla Rising (2008), il tenente Chang di Solo Dio perdona (2013) e la sacerdotisa de la muerte Yaritza nella serie Too Old To Die Young (2019). La maschera di Driver però, come larga parte della produzione refniana, è ispirata al cinema underground americano degli anni ’70, dove figura The Driver di Walter Hill (1978).

Stroncato al momento dell’uscita e rivalutato retrospettivamente, il noir di Hill oppone un silenzioso autista per rapine (anche qui accreditato come The Driver), interpretato dal biondo e laconico Ryan O’Neal, a un arrogante e prolisso detective (Bruce Dern). La Los Angeles notturna diventa il teatro metropolitano di una competizione tanto gratuita quanto violenta, riflesso deformato del narcisismo compulsivo che alimenta il capitalismo americano.
La stilizzazione di Drive ricalca però più gli schemi della fiaba che quelli del pamphlet politico. In questo senso la maggiore fonte di ispirazione è senz’altro Thief (uscito in italiano con il titolo Strade violente), fantasmagorico esordio di Michael Mann (1981) in cui un iracondo James Caan, ladro d’alto bordo, vede sfumare il sogno di una vita e una famiglia normale quando rimane invischiato in un sordido giro di malavitosi. Dopo avere rinunciato al guadagno e messo in salvo i suoi cari, il ladro si lancia in una vendetta suicida che viene ricordata cinematograficamente come uno dei finali più badass di sempre. A Thief, Drive non scippa solo il motivo narrante, ma anche il romance cavalleresco nato nei coffee shop, le notti metropolitane illuminate al neon, le sequenze oniriche commentate dall’ambient elettronica (iTangerine Dream), gli scoppi di violenza improvvisi e inarrestabili tra gli spazi residenziali, le camere ammobiliate.

Drive non si limita a costruire un thriller esistenzialista recuperando un look anni ’70, operazione fuori tempo massimo che sarebbe analoga a certi stucchevoli remix della disco music. Winding Refn opera un’autentica stilizzazione di temi morali e visivi, mutuando il campo della fiaba e un certo sperimentalismo cinematografico, come ad esempio i cortometraggi surrealisti di Kenneth Anger, Inauguration of the Pleasure Dome (1954), Scorpio Rising (1963), Lucifer Rising (1972). Il secondo in particolare fornisce il giacchetto-feticcio e il tema simbolico dello scorpione, che nella fiaba chiede aiuto alla rana per attraversare il fiume e poi la punge e metà strada, condannando entrambi a morte certa. drive winding refn
Nessun simbolo riassume più chiaramente la vocazione solitaria e fatalista degli anti-eroi refniani, cooptati a ripetere compulsivamente gli stessi gesti, le stesse funzioni che ne identificano, in maniera neanche troppo velata, la natura più intima e perciò inevitabile – come per Driver, inchiodato dal nome ancora prima che dal simbolo. Come in molti miti greci e in larga parte della mitografia Western, l’eroe deve spogliarsi di ogni umanità affinché le sue azioni possano risultare esemplari, perciò “appare come una figura che non ha un posto nella comunità per cui lotta”2. drive winding refn

Visto dall’interno, Drive assomiglia quindi a un tempio popolato di figure e simboli mitici, che tuttavia in superficie è ricoperto dalla patina lucida di una cromatura vaporwave. Il vaporwave (dal termine vaporware, che indica prodotti annunciati e pubblicizzati ma mai messi in commercio) nasce come genere musicale che miscela atmosfere elettroniche rarefatte a “suoni che caratterizzano la vita quotidiana del consumatore e dello spettatore televisivo medio, con una spiccata predilezione per gli elementi musicali provenienti dagli anni Ottanta e Novanta”3.
La visualità vaporwave si esprime al meglio in quello strano mix di urbanità ed esotismo che ricorda Miami: skyline di paesaggi metropolitani notturni o nell’ora di alba e tramonto, fuoriserie che sfilano verso la spiaggia tra file di palmeti in uno spettro che va dal rosa al viola, spaziando tra celeste, ciclamino, fucsia, arancio e argento.

Siamo molto vicini alla Los Angeles stilizzata e glamour di Drive, unico luogo al mondo in cui l’officina di un meccanico è più pulita di un autosalone. È in questa unione improbabile di atmosfere surrealiste e oggettistica vintage che la genealogia di Drive raggiunge una sintesi compiuta, proiettandosi verso quel futuro retrò che abbiamo imparato a conoscere come la cifra stilistica di uno degli autori più intriganti del nuovo millennio.
Note:
1 Stefano Giorgi, Fabio Zanello (a cura di), La vendetta degli anti-eroi. Il cinema di Nicolas Winding Refn, Edizioni Il Foglio, Piombino (LI) 2012.
2 Yvonne Tasker, Spectacular Bodies: Gender, Genre and the Action Cinema, Routledge, London-New York 1993, p.77.
3 Sergio Genovesi, Vaporwave. Tra nostalgia del passato, estetica e distopia, 2018.
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