
El Agente Topo – La spia che invecchiava | Biografilm 2021
La nostra recensione di “El agente topo” (2020) di Maite Alberdi, uno dei film selezionati per la 17ª edizione di Biografilm Festival, di cui Birdmen Magazine è media partner. I film in programma saranno disponibili online su MyMovies e in presenza.
Un detective dietro le quinte, motivetti alla John Barry, occhiali con telecamere nascoste e gadget da spia: non sono questi i primi elementi che ci aspettiamo in un toccante documentario sulla vita dei più anziani. Sergio Chamy, ultraottantenne da poco vedovo, risponde a un’offerta di lavoro che si rivela essere di un investigatore privato, assunto da una cliente che sospetta che la madre sia vittima di maltrattamenti in una casa di riposo. Selezionata tra i vari candidati, la talpa dovrà infiltrarsi nella struttura per tre mesi, riferendo ogni sospetto e irregolarità.

Il film della regista cilena Maite Alberdi, candidato agli Oscar 2021 come Miglior documentario, è costruito sulla linea tra fiction e realtà, venendo in parte girato nascondendo il vero scopo delle riprese e l’importanza del ruolo di Sergio ai residenti e allo staff dell’ospizio San Francisco. La prima metà gioca con i canoni della spy story, con l’introduzione dei vari abitanti della struttura e la maldestra ma minuziosa raccolta di prove della talpa, toccando in maniera divertente temi come il rapporto degli anziani con la tecnologia.
Col procedere del film la premessa perde importanza, e si incomincia a seguire in maniera naturale la vita quotidiana di una casa di riposo, lasciando che siano i suoi residenti a raccontare le loro storie e mostrare la situazione. Sergio si rivela essere, più che una spia, un eccellente ascoltatore e osservatore acuto, sempre gentile e compassionevole nel suo interagire con le persone che lo circondano. I suoi dettagliati rapporti diventano un’analisi che non nasconde i lati più drammatici, il cedere della carne, la spaventosa perdita di memoria e coscienza, la morte, ma ritrae anche la vitalità della comunità che si viene a creare, della saggezza dell’anzianità che si mescola con una gioia nuovamente infantile per feste di compleanno, balli in maschera, corteggiamenti, dispetti e scambi di merende.

La divertente e dedizione al ruolo di spia cede nel tempo il posto a un maggiore coinvolgimento emotivo e Sergio si affeziona ai suoi coetanei (menzione d’onore per la meravigliosamente espressiva Marta), arrivando alla conclusione che è il punto finale del film: piccole distrazioni a parte non c’è traccia di negligenza da parte dello staff, e l’unica grande assenza è quella dei familiari, che troppo spesso abbandonano i propri cari nei loro ultimi anni.
Rispettoso nei suoi momenti più divertenti, serio senza essere melodrammatico: per tutto il film rimane il dubbio su dove sia la linea tra verità e sceneggiatura, ma El Agente Topo rimane un ritratto sincero di una situazione di grande importanza, la vita di un numero sempre crescente di anziani che vivono in strutture simili. Il film è uscito a inizio 2020, e assume ulteriore rilevanza (e amarezza) pensando al tono che il film avrebbe potuto avere girandolo solo un anno più tardi.
Concludiamo però su una nota positiva: l’Agente Sergio Chamy è vaccinato, e pronto per la prossima missione.
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