
(Nella) Scatola Nera – Otto personaggi in cerca di pubblico
Cosa succede quando un comico smette di far ridere e inizia a fare sul serio? La risposta è in una serie Amazon tutta italiana: Scatola Nera. Composta da due stagioni di otto episodi ciascuna, uscite tra il 2019 e il 2020, questa serie è un’operazione coraggiosa, “artigianale”, nata tra amici: Roberto Bosatra, storico produttore di Zelig, ha raccolto alcuni comici del cabaret italiano e ha ideato una storia tra giallo e noir, assieme ad Alessandro Betti (che interpreta il protagonista, Tobia) e a Elia Castangia (che la dirige). Pur non disponendo di un grande budget, il livello produttivo di Scatola Nera è alto, tanto che Amazon Prime Video ha notato la serie, l’ha acquistata e ora la ospita sulla sua piattaforma.
Scatola Nera: prima le cause
La trama di base e la divisione degli episodi – ciascuno incentrato su un personaggio – possono ricordare altri prodotti (Élite su tutti), ma le dinamiche sono inedite. Il canovaccio della prima stagione è semplice e metanarrativo: otto attori si ritrovano in un casale per provare una pièce teatrale già messa in scena anni prima. Tensioni, segreti e risentimenti convergono ed esplodono.

La recitazione, a volte un po’ troppo marcata, tradisce la formazione comico-teatrale degli interpreti ma non danneggia il senso di stupore che si prova nel vedere questi professionisti della risata incarnare otto personaggi che, in qualche modo, sono tutti “rotti”. All’inizio facilmente disprezzabili, gradualmente i loro problemi li rendono sempre più vicini e fragili. Bellissima la caratterizzazione di Antonio (Antonio Ornano) e Marta (Marta Zoboli), il cui rapporto riserva alcune delle scene più intense; l’unica, inspiegabile pecca è il ridoppiaggio di Monica (Marta Dalla Via), che stride e rompe l’illusione della finzione.

L’aspetto più sorprendente è il montaggio, che combina due strategie parallele: da un lato, la narrazione della preparazione della pièce viene interrotta da brevi flashforward, frammenti di futuro che entrano sottopelle, non sono immediatamente comprensibili, ma alimentano la tensione. Dall’altro lato, il racconto del passato (le prove al casale) è alternato a quello del presente (la messa in scena a teatro). Si crea così un effetto molto fine di contrappunto: le vicende della pièce richiamano – per analogia o per contrasto – quelle dei personaggi nella vita reale. Alcuni momenti che si svolgono sul palco, che dovrebbero essere comici, assumono invece una sfumatura triste e malinconica, pur senza perdere la capacità di divertire. Giocando in modo abile e per niente scontato con le tonalità e le temporalità del racconto, gli autori costruiscono un racconto chiaro, fluido e senza momenti vuoti, dal ritmo costantemente in tensione.

Poi le conseguenze: Nella Scatola Nera
La seconda stagione, Nella Scatola Nera, riparte dai tragici eventi del finale della prima, ma resta fruibile in modo indipendente: una scelta intelligente, che mira a un potenziale ampliamento di pubblico. Dopo il ritrovamento di un cadavere al casale, i sette attori rimasti vengono interrogati per chiarire cosa è accaduto e ciascuno riavvolge la storia dal suo punto di vista. Paradossalmente il ritmo è meno teso e questo è un pregio, perché dà più respiro e permette di sviluppare meglio le personalità e le relazioni dei personaggi, approfondendone la scrittura.

Brillano le interpretazioni di Alessandro Betti ed Enzo Paci, quest’ultimo capace di donare una vena tragicomica e grottesca al suo personaggio. Nel quarto episodio si ha anche un gustoso cameo di Ale e Franz (Alessandro Besentini e Francesco Villa), che compaiono in due ruoli inquietanti, di una malvagità inedita ma molto efficace. Una sola nota stonata: alcuni passaggi narrativi sono poco credibili o eccessivi, come dimostra la sottotrama dell’ispettrice (una Clara Terranova a volte in overacting).

Dal punto di vista visivo, si raggiunge qui una cura estrema (e davvero rara in prodotti come questo) dell’estetica, e in primo luogo della fotografia, che si rivela di grande qualità: l’uso forte, quasi espressionista, delle luci e del color grading contribuisce a definire bene i toni delle varie sequenze.
Scatola Nera è una produzione piccola ma che desidera confrontarsi e competere con i prodotti internazionali che popolano l’offerta streaming di Prime Video e Netflix. Stupisce davvero la versatilità di questi attori che per anni ci hanno abituati a performance e “maschere” ben definite: tutti loro riescono a incarnare l’oscurità dei loro ruoli, conservando però certe sfumature comiche tipiche dei loro personaggi più conosciuti. Dispiace quindi per la scarsa attenzione e promozione riservata a questa serie, perché – al netto di alcune piccole e comprensibili sbavature – queste due stagioni sono un atto di grande coraggio e una scommessa vinta, che mostra come anche con pochi mezzi si possa costruire una narrazione curata, pregevole e soddisfacente, che non si accontenta dei soliti standard ma cerca di raccontare qualcosa di nuovo e diverso nel panorama italiano.

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