
Storia e logiche del Typecasting
Con typecasting, si intende una pratica diffusa in cinema e televisione, ma anche a teatro, che porta l’attore a essere identificato con un particolare tipo di personaggio (type) o con una serie di essi (line of character), ma comunque caratterizzati in modi estremamente similari. L’icona del cinema muto Louise Brooks vedeva questo processo come un modo per misurare il proprio successo a Hollywood, ma anche come un difetto dell’industria produttiva.
Per un attore è fondamentale conoscere il type che incarna per potersi orientare meglio nelle audizioni. Questo può essere determinato da diversi fattori, come età, appartenenza etnica, aspetto fisico, voce, ma anche il genere più funzionale alle proprie doti recitative. Come spiegato da Benjamin Lindsay su Backstage, il typecasting è vantaggioso agli esordi, quando l’attore ha bisogno di costruire la propria notorietà, ma alla lunga rischia di limitare il range di personaggi interpretabili. In questo frangente è importante scegliere ruoli against type, mostrando la propria versatilità, e aprirsi così a nuove possibilità nei casting.

La storia del typecasting
Pamela Robertson Wojcik, sulle pagine di Criticism, identifica tre proteste come tappe chiave per delineare la storia del fenomeno. Nel 1864 l’appena nata American Theatrical Protective Association chiedeva, oltre al salario fisso minimo per ogni area di attività, di implementare nuovamente il typecasting. Questa proposta veniva giustificata dal bisogno di ovviare a possibili fraintendimenti professionali ma anche di evitare che un’artista potesse accettare ruoli fuori dalla propria area di competenza, togliendo così opportunità ai suoi colleghi. In questo periodo il typecasting garantiva la sicurezza del posto di lavoro e pertanto doveva essere difeso.
Quasi 100 anni più tardi, nel marzo del 1950 lo Screen Actors Guild (SAG) stava invece conducendo una campagna per fermare questa pratica. Sui giornali dell’epoca, il sindacato spiegava la causa in questi termini: “Il typecasting non dovrebbe impedire a un attore, consolidatosi nell’immaginario pubblico come un determinato type, di essere considerato per ruoli diversi”. La protesta chiedeva un casting più giusto e aperto, capace di evidenziare le vere capacità dell’interprete senza forzarlo in rigide categorizzazioni.
Infine, nel gennaio 2000, la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), una delle più importanti associazioni per la difesa dei diritti civili negli Stati Uniti, chiese una maggiore e migliore rappresentazione della diversità etnica sul piccolo schermo . Ciò portò alla siglatura di diversity agreement con tutti i maggiori network americani, che promettevano un aumento delle opportunità per le persone di colore. A 21 anni di distanza, la battaglia non ha trovato una risoluzione definitiva, visto che le minoranze sono tutt’ora spesso vittime di un typecasting fortemente influenzato da stereotipi.
Se le proteste riguardano aree dell’intrattenimento e momenti storici diversi, queste sono però accomunate da un comune obiettivo: denunciare delle pratiche di casting scorrette e deleterie per gli attori. Il typecasting è legato intrinsecamente a un’idea ormai antiquata di realismo, che vedeva necessaria l’omologia tra attore e ruolo interpretato. Pamela Robertson Wojcik spiega che seppure questo processo potesse apparire in un primo momento come inevitabile, adesso l’industria audiovisiva dovrebbe muoversi verso casting più liberi.
Quali sono i possibili atteggiamenti dell’attore verso il typecasting? – Alcuni esempi
Playing within type
Alcuni attori decidono di accettare il typecasting (quindi playing within type) perché sembra essere indissolubilmente legato alla loro fama. Questo è il caso soprattutto delle action (ad esempio Arnold Schwarzenegger, Vin Diesel, Dave Bautista, John Cena) e comedy star (Adam Sandler, Jason Sudeikis, Ben Stiller, Jack Black). Un ruolo diverso da quello a cui è abituato il pubblico è visto come un rischio o un possibile flop. Il caso forse più esemplare di questa tendenza è Dwayne Johnson che, per non vedere mai scalfita la sua immagine di action hero, ha come condizione nel contratto quella di dover vincere ogni combattimento sullo schermo.

Se questi type proposti son molto generici, a Hollywood ne esistono anche di incredibilmente specifici: tra gli esempi proposti da GamesRadar+ e Den of Geek, troviamo l’uomo qualunque con problemi a gestire la rabbia (Edward Norton in Fight Club o L’incredibile Hulk) o la cosiddetta pixie dream girl (Zooey Deschanel con 500 Days of Summer e New Girl).
Playing against type
L’altra strada, come già spiegato in precedenza, è il cosiddetto playing against type, ovvero quando l’attore interpreta parti opposte al type impostogli dall’industria, avendo così modo di mostrare il suo intero range. Tra i casi più interessanti troviamo Charlie Chaplin, che provò ad allontanarsi da Charlot interpretando un serial killer in Monsieur Verdoux (Charlie Chaplin, 1947), e Henry Fonda, conosciuto principalmente per personaggi onesti e buoni ma scelto da Sergio Leone per il sadico Frank di C’era una volta il West.

Il playing against type può portare l’opinione pubblica a rivalutare degli attori, come è successo a Matthew McConaughey e ad Adam Sandler negli ultimi anni. L’attore texano, dopo aver partecipato a numerose romcom, optò per ruoli più drammatici nella sua McConaissance (fusione di McConaughey e Renaissance), vincendo così anche l’Oscar come Miglior Attore Protagonista in Dallas Buyers Club. Sandler invece, abitualmente interprete di personaggi infantili ed eccessivi, ha partecipato come protagonista a Punch-Drunk Love (Paul Thomas Anderson, 2002), The Meyerowitz Stories (Noah Baumbach, 2017) e a Uncut Gems (Safdie Brothers, 2019), sorprendendo il pubblico e la critica.
Bibliografia e sitografia
M. Heyward, Stop typecasting me by my race, The Collaborative, 13/02/2019, URL: Link alla pagina
B. Lindsay, How to Find Your Type as an Actor, Backstage, 16/07/2019, URL: Link alla pagina
D. Moston, Type Casting, Backstage, 25/07/2001, URL: Link alla pagina
M. Pailing, Incredibly specific typecasting in movies and TV, Den of Geek, 09/04/2010, URL: Link alla pagina
P. Robertson Wojcik, Typecasting, Criticism, vol. 45, no. 2, 2003, pp. 223–249
G. Wales, 50 Most Specific Examples of Movie Typecasting, GamesRadar+, 27/07/2012, URL: Link alla pagina
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