
The Umbrella Academy 2 – Cronaca apocalittica di una famiglia disfunzionale
Sei appena fuggito dall’apocalisse che ha distrutto la Terra il 1° aprile 2019, ma quando riapri gli occhi ti accorgi, tra il fumo e le esplosioni, di starne vivendo un’altra. Sei approdato nel 1963, più precisamente il 25 novembre, e questa volta il mondo è minacciato da una guerra nucleare. Il problema è che tu non puoi fare niente… adesso. L’unico modo che hai per salvare il mondo e la tua famiglia per l’ennesima volta è tornare indietro nel tempo di dieci giorni esatti e sperare di alterare anche quella linea temporale. Questo è quello che succede a Five (Aiden Gallagher), uno dei fratelli Hargreeves, ancora prima che il titolo della serie compaia sullo schermo. La seconda stagione di The Umbrella Academy, che vede confermato come showrunner Steve Blackman (già produttore di Fargo e Altered Carbon), getta lo spettatore nel vivo dell’azione, ristabilendo in fretta le regole di un gioco a cui nemmeno i membri dell’Umbrella Academy sanno bene come giocare. La strada per evitare l’apocalisse sarà tutt’altro che semplice, ma al centro indubbiamente si troverà l’assassinio di JFK, avvenuto il 22 novembre di quello stesso anno.
Nella sua seconda stagione The Umbrella Academy si ispira (molto) liberamente al secondo volume, intitolato “Dallas”, dell’omonima serie a fumetti scritta da Gerard Way e disegnata da Gabriel Bá. In comune con Dallas ha quasi solamente l’ambientazione. Non è la prima volta che la serie Netflix si prende delle libertà circa l’opera originale, ma lo spirito dei fratelli Hargreeves e la sregolatezza della narrazione rimangono intatti nell’adattamento. The Umbrella Academy è qualcosa di incredibilmente difficile da descrivere per associazione: molti all’uscita della prima stagione lo descrissero come una versione meno cupa di X-Men. Nella seconda il termine di paragone più appropriato sarebbe la colorata e armoniosa confusione dell’adattamento seriale di Good Omens per Prime Video. The Umbrella Academy, in questi 10 episodi, trova una nuova consapevolezza che investe tutti gli aspetti della serie. Riesce a trovare un tono più calibrato, capace di accogliere sia i momenti più comici e nonsense che quelli di tensione. Nonostante una trama intricata che vede una storyline diversa per tutti i sei fratelli (+ fantasma), la serie riesce nel complicato compito di distribuire l’attenzione nella maniera corretta, senza dimenticarsi per strada l’Apocalisse incombente. Il tutto è indubbiamente aiutato dai personaggi, che in questa stagione hanno più spazio per evolversi (e alcuni – soprattutto il Luther di Tom Hopper – riescono persino a riscattarsi agli occhi del pubblico).
Parlare in profondità della trama di questa stagione di The Umbrella Academy significherebbe togliere gran parte del divertimento connesso alla serie. Basti solo sapere che in questi episodi si può trovare di tutto: da culti religiosi ad assassini gattari, passando per tematiche più serie ed estremamente attuali come la brutalità della polizia e la violenza domestica. The Umbrella Academy è un vulcano di idee disparate che in mani altrui si sarebbe trasformato in un’accozzaglia imprecisata di spunti poco sviluppati. Se Steve Blackman aveva tentennato in una prima stagione comunque riuscita ma imprecisa, nella seconda non incontra ostacoli, riuscendo nello spaventoso compito di far apparire lineare una trama così intricata. Sono delle montagne russe di cui Blackman conosce bene il percorso fin dal primo episodio. Conduce lo spettatore in un labirinto di emozioni, risate, battaglie e riferimenti alla cultura pop per giungere a un finale incredibile, che lascia la porta spalancata per una possibile terza stagione.
Se in questa stagione Blackman emerge più convinto e consapevole, il punto di forza di The Umbrella Academy rimangono comunque i personaggi memorabili. Se nella prima stagione erano emersi prepotentemente Klaus (Robert Sheehan) e Five, in questa tutti hanno la loro occasione di brillare. Ben (Justin H. Min), il fratello fantasma, diventa un personaggio a 360° gradi e non più la pallida ombra del carismatico Klaus e Vanya (Ellen Page) ha una grande occasione per redimersi agli occhi dei fratelli. A sorprendere però son soprattutto Diego e Allison, e il merito è dei loro interpreti, rispettivamente David Castañeda ed Emmy Raver-Lamplan, che si fanno carico delle scene più emotive della stagione. Non mancano però nuove e brillanti aggiunte nel cast come Ritu Arya (vista di recente nella serie Channel 4/Netflix Feel Good) nei panni di Lila e Yusuf Gatewood (Carestia di Good Omens) in quelli di Raymond Chestnut.
La seconda stagione di The Umbrella Academy rappresenta un incredibile miglioramento rispetto alla prima, dimostrandosi capace sia di far innamorare quelli che già sono fan della serie e di convincere i più scettici. La serie Netflix trova così una sua specifica identità che non si regge solo sui suoi personaggi, ma anche su delle sceneggiature più curate capaci di gestire le molteplici linee narrative. The Umbrella Academy è una tempesta di emozioni, idee, tematiche, tracce musicali apparentemente poste a caso, ma in questa stagione tutto assume un senso più nitido e lo spettatore non può fare altro che lasciarsi trascinare nell’ennesima (s)ventura dei fratelli Hargreeves.
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