
I Miserabili – Se il mondo è in fiamme
I Miserabili (premio della giuria a Cannes 2019) di Ladj Ly de I Miserabili di Hugo conserva l’ambientazione, Montfermeil, e un’analogia di fondo. Benché trasposte in un contesto temporale preciso (i mondiali di calcio del 2018), le vicende raccontate pongono la condizione sociale dei protagonisti nello spazio delle cose destinate a rimanere per sempre uguali, nonostante il passaggio dei secoli e la trasformazione delle strutture economiche; nonostante la locanda dei terribili Thénardier sia stata sostituita da palazzi ghetto che assomigliano ad alveari.
Nella banlieue parigina si muovono i miserabili del tardo capitalismo, personaggi organizzati in gruppi di appartenenza – religiosi e istituzionali – che sopravvivono nei vuoti di potere di uno Stato che spesso si affaccia in questi quartieri solo per reprimere e punire. I più giovani si ritrovano incastrati tra queste maglie di potere, osservano dall’alto, si spostano tra un palazzo e l’altro con un drone libero di scorrazzare nel cielo della banlieue. Ma il milieu non consente a nessuno, tanto meno ai bambini, di conservare a lungo uno sguardo puro, ingenuo sulla realtà. Fotografando la realtà, come in Blow-Up (1966), si rivela l’invisibile, o ciò che tendiamo a ignorare, negare, rimuovere per sopravvivere. Ladj Ly non giudica ciò che si muove davanti alla macchina da presa, se pure conscio che mantenere una giusta distanza sia praticamente impossibile, perché a Montfermeil la violenza è routine, e non basta osservarla dal tetto di un palazzo per sentirsi assolti.
Ladj Ly, senza alcun giudizio morale, per raccontare una realtà che ben conosce, ricerca un’oggettività dello sguardo attraverso uno stile visivo che unisce attitudine documentaristica e racconto di finzione. Il realismo di Ladj Ly si autogiustifica, non ha bisogno di dimostrare una tesi. Mantenendo un’assonanza lirica con il romanzo di Hugo e con La Haine (1995), malgrado non abbia la vena sognante del film di Kassovitz, mostra come le differenze tra passato e presente nelle aree metropolitane siano una questione di prospettive, punti di vista. Il tempo della banlieue non è il tempo di Parigi, e la violenza, la rabbia sono rigurgiti endemici perché la rivolta è organica al sistema, è ciclica e non c’è modo di impedirla.
Tolleranza zero. Durante le rivolte parigine del 2005 l’allora ministro dell’interno Nicolas Sarkozy, recatosi nella banlieue di Argenteuil, per riferirsi ai suoi riottosi abitanti adottò la parola racaille. In questi giorni, in seguito alle rivolte occorse in tutti gli Stati Uniti per l’omicidio di George Floyd da parte di alcuni agenti della polizia di Minneapolis, Donald Trump ha usato twitter come megafono per lanciare le sue minacce ai manifestanti, definendoli senza troppi giri di parole scum. Entrambi i termini sono traducibili in italiano come ‘feccia’, cifra stilistica di una spaccatura sociale allargatasi lentamente ma senza sosta negli ultimi vent’anni. Le metropoli occidentali sono polveriere, odio di classe e rabbia sociale vivono latenti nel nostro inconscio. Non è un caso che ci siano forti similarità tra le cronache urbane francesi e quelle americane: la Francia, forse più di altre nazioni europee, è il paese sostanzialmente più vicino agli USA: per la vocazione imperialistica, per la fisionomia della repubblica, per le criticità nell’integrazione degli immigrati, che, nella maggior parte dei casi, finiscono per essere ghettizzati.
Due recenti film italiani, La paranza dei bambini e Favolacce, come I Miserabili, si fermano a un passo dalla rivolta, che sia contro una gang rivale, i propri genitori, o una intera società. E sono dei bambini a innescarla, le nuove generazioni, non proprio un dato trascurabile. Le forze antagoniste che si muovono in questi tre film mostrano un tessuto sociale disgregato, che non riguarda solo l’Italia, la Francia o gli USA, ma l’identità stessa dell’Occidente. Il cinema delle periferie mette in scena i problemi strutturali della nostra società, problemi che esigono risposte e soluzioni altrettanto strutturali da parte della politica.
Se il mondo brucia, là fuori e su uno schermo, è perché ci sono domande che richiedono una risposta immediata. Raccontare queste realtà è solo l’inizio.
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[…] dalla rabbia generata dall’ingiustizia, e gli adulti, non più in grado di domarli. Come ne I miserabili di Ladj Ly, co-sceneggiatore di Athena, anche qui i dispositivi filmici sono la miccia di una […]