
90 anni di Clint Eastwood – Dietro gli occhi di ghiaccio
Clint Eastwood compie 90 anni, buona parte dei quali passati davanti o dietro la macchina da presa, costruendo la sua mitica immagine di attore e cineasta, ruolo che non sembra ancora voler abbandonare, continuando ormai da decenni a sfornare circa un film all’anno (addirittura due nel 2018: 15:17 to Paris e The Mule, in cui torna dopo alcuni anni anche a recitare), mantenendo una qualità sempre elevata e continuando ad approfondire i temi della sua filmografia, sorprendentemente profonda considerati i suoi esordi attoriali.
Sergio Leone e i primi successi
La carriera di Eastwood inizia piuttosto a rilento negli anni Cinquanta, con una serie di ruoli televisivi e cinematografici minori, spesso non accreditati, arrivando a una discreta fama solo quando nel ‘58 viene scelto come uno dei protagonisti di Rawhide, serie western televisiva di grande successo (quella dei Blues Brothers per intenderci). Sarà proprio questo ruolo a cogliere l’attenzione di Sergio Leone, che lo sceglierà (dopo il rifiuto dell’altro protagonista di Rawhide, Eric Fleming) come protagonista di Per un pugno di dollari, il cui grande successo di pubblico, e solo in seguito di critica, continuerà in Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo. La cosiddetta Trilogia del dollaro porterà al boom dello spaghetti western, influenzando poi qualsiasi successivo western, e non solo, e sarà la definitiva consacrazione di Eastwood, il cui ormai celebre Uomo senza nome (o dai tanti nomi: Joe, Monco, Biondo..) diventerà tra i volti più riconoscibili della storia del cinema.
Il western di Leone, oltre alla sua importanza registica e stilistica, è un notevole passo avanti in complessità rispetto alla semplice moralità buoni/cattivi di Rawhide e buona parte del genere, eppure il successo di Eastwood sta invece nell’estremo minimalismo della sua interpretazione, inizialmente reputata come legnosa e inespressiva dalla critica. La citazione di Leone a riguardo – Avevo bisogno più di una maschera che di un attore, ed Eastwood a quell’epoca aveva solo due espressioni: con il cappello e senza cappello. – è celebre e immediatamente memorabile, ma un’analisi più accurata, unita alle affermazioni dello stesso Clint a riguardo, rivela un’impostazione del personaggio sicuramente più approfondita, in cui la leggendaria figura creata dal regista (il poncho, il sigaro) è elevata da momenti in cui l’attore, con un leggero movimento dei famosi occhi di ghiaccio, un ghigno accennato, o le brevi classiche battute di un personaggio taciturno, suggerisce indizi sulla personalità, le motivazioni e il passato dell’uomo dietro la maschera, mantenendone sempre l’affascinante ambiguità.
Don Siegel e gli esordi alla regia
Il successo lo porta a ricevere numerosi ruoli in patria, tra cui spiccano le collaborazioni con Don Siegel, altro mentore di Eastwood attore e regista. Siegel inizialmente decostruirà ed evolverà il classico personaggio del pistolero Leoniano in vari modi, spostandolo nel presente (L’uomo dalla cravatta di cuoio), donandogli un maggiore elemento di commedia (Gli avvoltoi hanno fame), o emasculandolo in un cinico ed erotico southern gothic (La notte brava del soldato Jonathan). Il 1971 sarà un anno essenziale per la carriera di Eastwood, vedendo la sua prima regia con il thriller Brivido nella notte, ma soprattutto per Dirty Harry di Siegel, il primo film della celebre serie sull’Ispettore Callaghan, amata dal pubblico ma inizialmente criticata per la sua rappresentazione brutale e fascista delle forze dell’ordine, per poi essere rivalutata come capostipite di un intero genere di polizieschi dal protagonista violento e ribelle. La collaborazione con il regista si concluderà poi nel ‘79 con Fuga da Alcatraz, altro grande successo di pubblico e critica.
Contemporaneamente cresce anche la sua carriera di regista, perfettamente esemplificabile nel suo trattamento del genere che lo aveva portato alla fama, continuando il lavoro di Leone, Siegel, Peckinpah e molti altri nell’evoluzione del western, come in Lo straniero senza nome e Il Texano dagli occhi di ghiaccio. Il percorso ha il suo culmine nel 1992 con il bellissimo Gli spietati (dedicato a Leone e Siegel), che gli varrà i suoi primi Oscar per miglior film e regia, in cui il West e il pistolero vengono strappati di ogni romanticismo e fascino, lasciando un’amara riflessione sulla natura violenta dell’uomo, lo scorrere del tempo, la creazione dei miti. Gli spietati sarà l’ultimo vero western che girerà, ma l’influenza del genere tornerà continuamente anche nella sua filmografia successiva, ed è forse in Gran Torino che si ha un’ulteriore conclusione di questo percorso, dove il pistolero migliore non è più quello che spara per primo, non è neanche quello che spara a malincuore: è quello che non spara.
L’uomo senza maschera
La filmografia del Clint regista, partendo da generi storicamente non molto profondi, continua a evolversi negli anni, spostandosi verso il biopic e il film storico, diventando sempre più personale e riflettendo – appunto – la personalità, la morale e le idee sociali, politiche e storiche dell’uomo dietro gli occhi di ghiaccio. Politicamente si definisce libertario, ponendo la libertà di scelta del singolo, radicata nello spirito americano, al di sopra di tutto, ritenendosi “troppo individualista per essere di destra o sinistra”; Eastwood ha comunque per lo più sostenuto il partito Repubblicano, nei confronti del quale non ha però mai risparmiato critiche, essendo spesso in disaccordo con le posizioni più conservatrici: film come Million Dollar Baby, J.Edgar e Gran Torino esprimono abbastanza evidentemente la sua apertura su temi molto scottanti per la destra americana.
La sua intera personalità è fatta di questi dualismi: paladino dei valori di libertà e intraprendenza alla base dello spirito americano, ma sempre critico sulle degenerazioni di questi ideali, che finiscono per colpire gli stessi eroi (e antieroi) americani protagonisti dei suoi film; patriottico e rispettoso nei confronti dei soldati, ma contrario alla guerra e all’interventismo militare degli U.S.A.; appassionato di armi (che rappresentano una parte essenziale dell’iconografia dei suoi personaggi più celebri) ma sostenitore di una maggiore e più severa regolamentazione a riguardo; diretto e asciutto nella sua regia come nell’esposizione delle sue idee, ma capace di sorprendente dolcezza nel tratteggiare i suoi personaggi, o nella sua attività di compositore e interprete musicale.
Clint Eastwood è, nei tempi del politically correct da lui tanto disprezzato, una personalità unica, inconfondibile proprio per la schiettezza con cui esprime le sue opinioni e le apparenti contraddizioni che formano i suoi ideali; la sua evoluzione, da maschera col sigaro a grande regista, va a creare una delle figure più importanti della storia del cinema.
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