
Summertime – Le musiche salvano l’estate italiana di Netflix
L’estate ti si appiccica addosso. È sabbia fine sulla pelle umida; ti si attacca e non riesci a mandarla via. I suoi ricordi si imprimono in ogni cellula della tua mente, per poi ripresentarsi di colpo, proprio quando avevi imparato a lasciarti quelle onde alle spalle. Il divertimento, la malinconia per una stagione piena di amore e sorrisi, la leggerezza dell’essere giovani narrati in una serie come Summertime (disponibile su Netflix) non poteva che trovare come milieu privilegiato le lunghe spiagge caotiche della Romagna. Una culla del divertimento impressa nella memoria collettiva, dove a passo di mazurca e liscio, i cuori battono e le gambe corrono, danzano, nuotano.
Come facilmente intuibile dalle immagini del trailer, o le informazioni reperibili online, Summertime (liberamente ispirato a Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia) ruota attorno all’estate di giovani sulla riviera romagnola. Summer (l’esordiente Coco Rebecca Edogamhe) odia l’estate, periodo in cui è obbligata ad affrontare le conseguenze del lavoro del padre, un musicista che trascorre molto tempo in tour, e della madre che lavora in un bagno sulla spiaggia di Cesenatico. La ragazza deve quindi occuparsi della sorella minore Blue (Alicia Ann Edogamhe) e del suo lavoro stagionale in un hotel della zona.
Ale (Ludovico Tersigni) è invece un campione di moto che ha subito un incidente, rischiando di stroncare una carriera promettente. L’estate lo porterà ad avvicinarsi a Summer in un incontro sconvolgente per entrambi.
C’è qualcosa che blocca il volo in Summertime. Le otto puntate corrono sul filo dell’acqua, ma senza levarsi al cielo. Lo sviluppo dei personaggi rimane piatto, le loro giornate così apparentemente ricche di eventi non si protraggono mai al raggiungimento di un climax vero e proprio. Auspicano a un punto di svolta, lo ricercano, ma a bloccarli c’è un muro, una mancanza di coraggio che li tiene prigionieri all’interno dei soliti cliché e luoghi comuni da teen-drama. I sentimenti, i colori che dipingono sguardi ancora pieni di vita, aspirazioni, desideri e sogni, riverberano nelle tinte di una fotografia ispirata a quella di Sofia Coppola, o Greta Gerwig. E come le registe americane (si pensi a Lady Bird, o Il giardino delle vergini suicide), così i registi Francesco Lagi e Lorenzo Sportiello tentano – quasi sempre invano – di dar voce ai giovani, ai loro voli pindarici tra dolori e gioie, cuori spezzati, o notti pronte a scoppiare d’amore.
Eppure, se attorno al mondo di Summer è tutta una montagna russa di emozioni, scoperte e cambiamenti, le vite di questi personaggi così confinati tra le ombre di mille e mille altri che li hanno preceduti sul piccolo (The O.C.) e grande schermo (Tre metri sopra il cielo) girano su un carosello che ritorna senza tanti salti o svolte veloci al punto di partenza. Una circolarità rasoterra che influenza l’interpretazione dei propri attori. Per quanto calati nella parte, i giovani interpreti risentono della mancanza di quel fuoco bruciante che li porta a urlare, arrabbiarsi. Eccezioni sorprendenti le performance di Andrea Lattanzi (già apprezzato in Manuel di Dario Albertini) nei panni di Dario, e quella di Thony nel ruolo della mamma di Summer. Nei loro occhi e modulazione della voce si sentono i brividi, le paure, e la pura felicità che li accoglie, lasciandoli spesso al tappeto.
Le stesse sequenze di raccordo tra un colpo di scena (o presunto tale) e un altro, sono spesso sacrificabili, semplici ponti sterili, a volte incomprensibili (si pensi all’ultimo confronto tra Dario e Ale nell’officina, prima della partenza di quest’ultimo per la Spagna). È un circuito occupato da moto che girano con cautela, senza aprire il gas, Summertime. Si fanno amare i suoi personaggi, lasciandosi inseguire su skateboard, o in sella a moto roboanti. Eppure non riescono a colpirci totalmente al cuore, lasciando un segno indelebile in noi. Passano a folle velocità per perdersi nel tramonto.
Ci provano Lagi e Sportiello, con la loro regia fatta di primi piani su sguardi in camera, a trafiggere la nostra anima, smuovendola alla ricerca di quel lascito adolescenziale perso negli antri del nostro universo interiore, schiacciato ormai da responsabilità e pensieri. Ma ogni interpellazione diretta non è altro che lampo accecante in un cielo poco stellato e ispirato. Ralenti, montaggi non sempre capaci di cogliere ed enfatizzare la potenza di un umore dominante, o un’emozione repressa, e una sceneggiatura confinata tra le pagine di dialoghi essenziali, fanno di Summertime un bellissimo spot Algida della durata di otto episodi. Un dipinto in cui la correzione cromatica del mare della Romagna non fa che lasciare perplessi e mai completamente coinvolti nelle storie d’amore dei protagonisti. La voglia di portare l’America, le sue coste, i suoi party à la Spring Breakers lungo le spiagge di Cesenatico, stride un po’ con l’immagine che la nostra stessa cultura ci ha trasmesso della bella vita romagnola.
Plauso a parte merita l’uso della colonna sonora. I brani sono selezionati con cura, riuscendo a trasmettere quello scarto di visione del mondo tra Summer e i suoi coetanei. Piena di responsabilità (lavoro, casa, sorella minore) Summer è una piccola donna nel corpo (e nel cuore) di un’adolescente. A sottolineare questa sua distanza emotiva tra lei e gli altri sono le canzoni che le avvolgono la mente, figlie di un tempo andato, lontano e cosi anacronistico per la sua età. Da Il cielo in una stanza nella versione di Mina, a Il mondo di Jimmy Fontana passando per Summertime a opera di Raphael Gualazzi (eseguita live nel corso di una delle ultime puntate), la musica si fa collante di sensazioni ed emozioni amorose che la ragazza immagina essere a lei distanti, come distanti nel tempo e nello spazio sono quei brani selezionati con cura nell’iPhone.
Ma tutto è un’illusione, e basta dunque un incrocio di sguardi e un battito accelerato per rendere Summer una ragazza simile alle altre: sognante, ribelle, innamorata. Un cambio improvviso, ben espresso dal sempre più insistente utilizzo di musica contemporanea, così riconoscibile al pubblico di adolescenti a cui la serie è destinata: Mancarsi di Coma_Cose (che intervengono in prima persona in un piccolo cameo), Missili di Fra Quintale e Giorgio Poi (autore della colonna sonora), Estate dimmerda di Salmo, e Guerra e Pace degli Psicologi.
Summertime è un abito dalla fattura visiva eccellente. Attira per la cura estetica, i colori scelti, le palette pastello, ma non è ancora chiaro se dentro quel corpo ci sia il potenziale sufficiente per elevare la serie a cult generazionale. Solo il tempo e il passare di numerose estati ci daranno una risposta.
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