
Tradimenti | La memoria dell’amore di Michele Sinisi
Di Gerardo Innarella e Silvia Mazzei
Michele Sinisi dirige ed interpreta, insieme a Stefano Braschi e Stefania Medri, una delle opere teatrali più famose di Harold Pinter. Rappresentato per la prima volta al National Theatre di Londra nel 1978, Tradimenti è una tragicommedia che gioca sulla menzogna dell’amore. Harold Pinter, drammaturgo premio Nobel nel 2005, ci pone qui davanti agli occhi la storia di un triangolo: lui, la moglie di lui e il testimone di nozze, sempre di lui. Già visto, già sentito, tante, troppe volte, più che mai tra noi “faciloni” (è così che nel testo sono definiti gli italiani) che sulle corna abbiamo edificato gran parte delle fortune del nostro cinema.
Cosa viene a raccontarci questo inglese di provincia su una questione che conosciamo meglio di chiunque altro? Il punto di forza del dramma sta nella prospettiva: in una normale storia di tradimenti assistiamo a un amore debole che va disintegrandosi. Pinter inverte il punto di vista e racconta la vicenda a ritroso: nella prima scena il tradimento è già avvenuto e nelle successive lo vediamo deteriorarsi fino a svelare le proprie ragioni e, un brandello alla volta, la dissoluzione del presunto amore. Prima l’effetto, poi la causa: in questo modo la scrittura accumula una tensione quasi insopportabile verso il cuore della catastrofe, che sembra risiedere nella natura stessa di ogni rapporto umano. Quando Jerry, il traditore, per la prima volta dice alla moglie dell’amico che la trova bellissima abbiamo già accantonato ogni speranza sulla loro storia clandestina e il loro scambio di battute segna al contempo l’inizio dell’amore e la sua fine ineluttabile.
Le parole non dette e i pensieri taciuti riempiono le vite dei personaggi, invadono i loro spazi, si insinuano in tutte le loro relazioni. Pinter, raccontando la storia dei suoi personaggi, parla anche di noi: ad essere messi in gioco sono anche i nostri rimorsi verso le cose che avremmo dovuto dire o fare, i rimpianti che straziano il cuore più della nostalgia. Il tradimento è dato anche dai nostri silenzi, dai nostri segreti.
Tradimenti ha debuttato mercoledì 13 novembre al Teatro Fontana di Milano. Sinisi sceglie di portare fisicamente l’opera di Pinter davanti allo spettatore, grazie al lavoro sulla scenografia di Federico Biancalani: insieme alle voci e ai corpi degli attori, anche le stesse parole diventano parte viva della rappresentazione, attraverso un pannello retroilluminato sul quale compaiono le coordinate spazio-temporali di ogni atto.
Le scelte registiche di Sinisi sono sicuramente interessanti e si prefiggono di dare nuovo respiro ad un’opera molto amata dal pubblico e largamente rappresentata sulle scene. Scelte registiche che, però, risultano spesso arbitrarie e tortuose nell’interpretazione.
La scena della dichiarazione d’amore di Jerry è preceduta da un interminabile quarto d’ora di musica dance e luci colorate, priva di qualunque tipo di dialogo o sviluppo narrativo. La sequenza, salvo per l’indubbia originalità di alcune soluzioni sceniche – notevole la resa dell’isolamento del coniuge tradito, tramite cuffie che sembrano alludere a corna, altro oggetto di scena – risulta iperdilatata ed esasperante.
Sinisi non rinuncia alla cadenza pugliese, un espediente che contribuisce a rendere più sanguigno il suo personaggio, che a volte sembra atterrire gli altri due. Inevitabili alcuni inciampi, sicuramente dovuti alla tensione del debutto e al simultaneo e faticosissimo ruolo di attore e regista.
La bravura degli attori non basta a rendere la messinscena all’altezza delle aspettative. La scenografia è essenziale e priva di quinte, di grande impatto visivo, ma il suo potenziale è tradito dall’imperizia degli stessi attori, preposti ai suoi cambiamenti. Una scelta coraggiosa, indubbiamente, ma che forse esige accorgimenti diversi. Il rischio di smarrirsi fra gli anni e i luoghi della narrazione è concreto e può allontanare lo spettatore da un’immersione totale nel testo di Pinter.
Qualche giorno prima, grazie all’esperienza della Calata, organizzata dalla Casa dello Spettatore, Birdmen ha potuto assistere alle prove della messa in scena di Tradimenti. È stato un momento di puro teatro, nella sua essenza primigenia.
Gli attori non interpretano semplicemente i propri personaggi: li portano in vita, cucendoseli sotto la pelle – e dentro l’anima – attraverso un arduo, spossante lavoro di scavo interiore, per diventare Emma, Jerry e Robert in carne ed ossa.
L’animo umano è un arazzo in cui i sentimenti e le emozioni si intrecciano in arabeschi complessi e spesso indistricabili. Sinisi non tratta i sentimenti per compartimenti stagni, ma ogni reazione viene meticolosamente calibrata in base alle emozioni che il personaggio può provare sia nel momento precedente, che immediatamente successivo: affascinante vederlo, in veste di regista, cercare di trasmettere, attraverso le parole, le reazioni fisiche che vuol vedere concretizzarsi nel corpo dei suoi attori.
Se la resa effettiva può risultare claudicante, Sinisi non smentisce la sua esperienza con uno studio della complessità delle sfumature dell’anima che va al di là del semplice lavoro: c’è passione, dedizione, ma soprattutto cura ed un’infinita umanità.
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[…] al Festival Internazionale del Teatro della Laguna. Dal 17 al 29 novembre viene riproposto Tradimenti, opera di Harold Pinter, diretta da Michele Sinisi, che tornerà anche a maggio 2021 con la co-produzione La grande abbuffata, tratto dal famoso film […]