
Hereditary – La carne, la morte e il diavolo
Quando nell’Amleto di Shakespeare l’omonimo protagonista incontra il fantasma del padre, la sua prima reazione è di terrore misto a incredulità. E nonostante Amleto decida di fidarsi ciecamente delle parole dello spettro, egli porterà sempre con sé il dubbio sulla reale entità di quella misteriosa apparizione, di fatto non escludendo mai l’ipotesi che essa sia solo il frutto di un qualche inganno del Diavolo. Ancora nel Rinascimento infatti si credeva che Satana avesse il potere di assumere le sembianze di un caro defunto per spingerli a commettere atti orrendi e condannarli così alla dannazione eterna. In questo straordinario testo shakespeariano c’è già dunque tutto Hereditary, opera prima di Ari Aster (qui anche sceneggiatore): la morte di un congiunto ad innescare la tragedia, l’elaborazione del lutto, il passato che ritorna e il soprannaturale che può essere o non essere di natura demoniaca. In Hereditary quest’ultimo dubbio viene però sciolto nell’ultima parte del film, e lì forse risiede l’unico difetto di uno degli horror più riusciti degli ultimi anni.
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L’articolo è stato pubblicato il 4 agosto 2018 sul sito http://inchiostro.unipv.it/
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