
Frontdoc 2023: Manifesto – Collage di una giovane rivoluzione
Si è da pochi giorni conclusa la 13° edizione di Frontdoc, il festival di Aosta dedicato al cinema di frontiera, inteso come luogo di battaglia ma anche come scuola per imparare insieme, di cui Birdmen è stato fiero media partner. La giuria, composta da Lia Furxhi, autrice, presidente dell’AIACE Nazionale, collaboratrice all’organizzazione di festival e alla creazione del CNC – Centro Nazionale del Cortometraggio; Roberto Manassero, docente di storia del cinema, autore, critico cinematografico e selezionatore per il Torino Film Festival e Laure Portier, regista francese il cui Soy Libre presentato a Cannes nel 2021 ha vinto a FrontDoc 2022 il premio per il miglior lungometraggio, hanno scelto di premiare come Miglior Lungometraggio del Concorso Internazionale Manifesto del collettivo Angie Vinchito.

“Non è l’obiettivo di questo film incoraggiare alcun tipo di opposizione, inclusa quella di carattere internazionale, e neanche incoraggiare azioni illegali, militari o di matrice terroristica o qualsiasi altra iniziativa possa compromettere l’ordine pubblico”
Con queste parole comincia Manifesto, opera del collettivo russo Angie Vinchito. È un disclaimer, necessario per evitare possibili ripercussioni legali, che tuttavia nasconde in sé la vera dichiarazione di intenti del progetto. Manifesto porta sullo schermo le voci di un’intera generazione attraverso quello che si può definire solo come un atto di rivoluzione cinematografico. In un momento storico per la Russia in cui l’opposizione non è tollerata, Angie Vinchito ricostruisce i modi in cui questo clima di violenza sta distruggendo le nuove generazioni, senza però privarle del desiderio di combattere.
Manifesto evita di ricorrere alle talking heads statiche che caratterizzano i documentari di stampo più tradizionale, preferendo creare un collage con filmati reperiti da YouTube e dai social nel corso degli ultimi vent’anni: si spazia dai get-ready-with-me prima di andare a scuola a telecamere dei circuiti di sicurezza che riprendono sparatorie. Il montaggio costruisce un crescendo inesorabile, dove la tensione sale e la speranza pian piano svanisce. La classe si trasforma da luogo di gioco dove nascondersi dall’interrogazione in trincea dove nascondersi dalle urla dei professori, dalle sirene che annunciano l’ennesima emergenza o dalle sparatorie.

I giovani rappresentano il futuro di ogni paese e Manifesto sa che loro portano con loro il possibile germoglio del cambiamento. Usano i loro profili social per contrastare il governo e ne pagano care le conseguenze sulla propria pelle. L’unico modo per loro di sopravvivere, di tutelarsi è premere il tasto play, registrare tutto quello che vivono per averne una prova tangibile e indisputabile.
Il modo in cui Manifesto è costruito non concede spazio per ambiguità o eventuali scusanti. La discesa grottesca e crudele nello stravolgimento della quotidianità, nella trasformazione da studenti in soldati, trova nel montaggio serrato, ma anche ragionato e fluido, la sua ferocia. Accorpare così tanti video provenienti da province diverse della Russia rischia di unificare e appiattire un quadro molto più complesso e articolato della gioventù locale.
Se il collettivo Angie Vinchito agisce sotto la massima anonimità attraverso uno pseudonimo, i video che formano il film censurano i volti dei protagonisti solo in rarissime occasioni. Si tratta di video pubblici sul web, che registrano centinaia di migliaia di visualizzazioni ma anche poche decine. La scelta di terminare il film con una lista lunghissima di tutti i titoli dei video e con il numero di visualizzazioni è una parata inquietante, ma anche uno strumento utile a chi volesse ritorcere quelle coraggiose testimonianze contro i loro stessi autori.

Nonostante la sua dubbia natura etica, Manifesto apre uno spiraglio su una generazione che continua a lottare, nonostante le forze provino a costringerla al silenzio. La fotocamera del cellulare diventa un’arma, un modo per urlare le ingiustizie che son stati costretti a subire e a volte anche a negare. Il lavoro di raccolta al centro di Manifesto cerca di fornire un quadro quanto più completo, mentre il montaggio, oltre a rendere il tutto forse troppo omogeneo, porta avanti una rivoluzione a se stante, trasformando le singole ribellioni in un vero e proprio manifesto politico.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
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