
Black Mother: la Giamaica di Khalik Allah al Carbonia Film Festival
Arriva in Italia grazie al Carbonia Film Festival Black Mother, documentario del 2018 di Khalik Allah inserito nella rassegna CARBONIA FILM FESTIVAL ONLINE PRESENTA. Il film è un viaggio estremamente personale in Giamaica – terra di provenienza della madre del regista newyorkese – composto da una serie di interviste alle cerchie più disparate della popolazione, tra prostitute, santoni, venditori e bambini, il tutto scandito dai trimestri della gravidanza di una donna.

Normalmente la Giamaica e i suoi abitanti vengono spesso stereotipati, riducendo l’intera isola a Bob Marley e il reggae, il rastafarianesimo e la marijuana, mentre qui il regista riesce in meno di ottanta minuti a comporre un ritratto ben più complesso, in cui a questi classici elementi si aggiunge uno sguardo più completo alla forte spiritualità degli abitanti dell’isola, un’interessante prospettiva storica e una dichiarazione di amore e rispetto per il ruolo della donna e della madre, legata alla cultura locale e nera in primis, ma di valenza universale.

Gli intervistati non sono mostrati mentre rispondono alle domande o raccontano i loro aneddoti, bensì in posa, andando a creare dei ritratti in movimento che ne aumentano la presenza scenica e tradiscono l’esperienza di fotografo del regista, che li alterna con riprese della lussureggiante natura giamaicana, passando continuamente tra cineprese e pellicole diverse, a colori e in bianco e nero. L’eclettismo dell’aspetto visivo continua in quello sonoro, dove le interviste sono accentuate in alcuni momenti da effetti di eco e riverbero che donano alle testimonianze un’atmosfera quasi onirica di rimembranza, con una colonna sonora che sembra continuamente fuori sincrono con le immagini, ma un esperto lavoro di montaggio mantiene il documentario coerente e piacevole.

Lo stesso equilibrio è presente a livello tematico, con una serie di testimonianze disgiunte che vanno pian piano a dipingere un quadro molto completo, il ritratto di una Giamaica il cui passato coloniale ha portato sì povertà e difficoltà sociali, ma anche una fortissima presenza cristiana, che si mescola a una profonda spiritualità derivata dalla cultura africana. Sembra diffuso, per lo meno tra i più anziani, un notevole senso di comunione col proprio territorio e i suoi prodotti, frutti della terra capaci di portare miglioramento e illuminazione, e non si parla solo dell’erba dei rastafariani, ma anche di frutta fresca, di acqua di fonte, di uno stile di vita messo in pericolo dai fast food e dalle bibite frizzanti di un nuovo colonialismo economico. Rimane centrale la figura della donna in tutte le sue sfumature, dalla prostituta e il suo rapporto coi clienti alle preghiere di una bambina al catechismo, fino alla madre che dà titolo al film.

Black Mother culmina in due momenti, un omaggio al passato, nella sequenza del funerale del nonno del regista, uomo di fede amato dalla comunità, e soprattutto nella speranza del futuro, con il parto della donna seguita per tutto il documentario, le cui riprese vengono alternate a immagini delle onde oceaniche, un’unione di vere e proprie forze della natura in cui il riuscito lavoro tecnico e tematico di Khalik Allah raggiunge il suo climax.
Black Mother è disponibile in streaming gratuito fino al 14 febbraio sul sito del Carbonia Film Festival
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