
Un bel mattino – La delicatezza delle emozioni in Mia Hansen-Love
Dolce, interiore, delicato. In Un bel mattino (Un beau matin) ci sono tutte le caratteristiche principali del cinema di Mia Hansen-Love che, dopo aver girato un film in lingua inglese, torna alla sua lingua madre e soprattutto nella sua Parigi.
Proprio sullo sfondo di una Parigi brillante e luminosa si muove Sandra – una profonda e dolce Léa Seydoux –, giovane madre che vive un periodo di svolta importante nella sua vita, allo stesso tempo doloroso e rigenerante. Da una parte deve far fronte alla malattia neurodegenerativa del padre (Pascal Greggory), ex professore di filosofia, che vede smarrirsi e allontanarsi dalla vita un po’ alla volta; dall’altra parte, dopo cinque anni dalla prematura morte del marito, sboccia un amore tenero e passionale con l’amico Clément (Melvil Poupaud) che apre un nuovo scorcio di gioia nella sua vita.
Dolore e felicità convivono in Sandra ed entrambi si palesano simultaneamente sul volto di una Seydoux che mostra la sua maschera più umana e privata alternando sensualità e semplicità a seconda di momenti e stati d’animo. Taglio di capelli cortissimo, maglietta infilata sotto i jeans e poco altro: sono questi gli abiti dentro cui si muove la protagonista nella ricerca di una bellezza che vuole passare attraverso la naturalezza di apparenze, gesti e sentimenti.
Sandra è un personaggio che condensa al meglio le vite dei personaggi di Hansen-Love: melodrammatiche, in costante oscillazione tra assidua interrogazione interiore e forte attaccamento alla vita. Sono personaggi spesso mostrati in un presente decisivo che è un varco sul futuro. Lo spettatore, infatti, viene gettato nella vita della protagonista senza preamboli; il padre di Sandra è descritto come un grande professore, ma quello che viene mostrato sullo schermo è solo un uomo disorientato e ormai non più padrone di sé stesso. Da qui il dolore di una figlia che viene appena riconosciuta e che vede la grande figura paterna sgretolarsi e spegnersi lentamente in uno smarrimento reale, ma anche sempre più dell’animo. “La sua biblioteca gli assomiglia di più di quella persona che sta nella casa di riposo” dirà emblematicamente Sandra in un dialogo con la figlia.

Quella che, però, viene mostrata dall’inizio è la storia d’amore con Clément: passionale e fulminea, scostante e intensa. Ma, come nei confronti del padre, anche in questo caso, i sentimenti, per quanto deflagranti, non sono mai straripanti, ma vengono veicolati attraverso una delicatezza del raccontare che è tratto caratteristico di Mia Hansen-Love. E non per questo le emozioni perdono in intensità, ma anzi acquisiscono forza attraverso questo sguardo delicato che si tramuta in una regia ordinata e spesso geometrica. In questo senso, il corpo nudo di Léa Seydoux, colto di spalle, sprigiona una sensualità raffinata che ricorda la grazia della celebre fotografia Le violon d’Ingres di Man Ray.
I due filoni principali del racconto – il difficile rapporto con la malattia del padre e il nuovo amore con Clément – scorrono paralleli e comunicano allo stesso tempo rivelando la complessità di volti e sentimenti contenuti nella storia e splendidamente veicolati dai colori saturi e luminosi della bella fotografia di Denis Lenoir. Quest’ultimo privilegia i toni dell’azzurro e del giallo com’era stato anche per Sull’isola di Bergman, in una collaborazione con Hansen-Love che dura ormai da quattro film.
La regista francese, anche in questo caso, confeziona un’opera potente nella sua delicatezza dimostrandosi ancora una volta davvero abile nella costruzione dei suoi personaggi all’interno di una storia che è sicuramente molto più coerente e coesa rispetto al disomogeneo Sull’isola di Bergman. In quel caso l’escamotage dei film nel film era avvincente, ma aveva il difetto di slegare le varie parti del racconto facendo smarrire l’attenzione e perdendo il controllo sui personaggi principali.

Questo non accade in Un bel mattino che proprio nella compattezza della storia e nel suo ruotare tutto intorno a Sandra – non c’è praticamente mai una scena in cui la Seydoux non compare sullo schermo – fa uno dei suoi punti di forza. E, poi, proprio come all’inizio lo spettatore viene catapultato dentro la sua vita, alla fine ne viene strappato fuori con un frammento di quello che potrebbe essere l’incerto futuro di Sandra: un padre che se ne sta andando, un amore che forse si sta consolidando e una nuova fase della vita che attende.
Un bel mattino ha tutto l’aspetto di essere l’alba di un nuovo giorno nel quale noi siamo i protagonisti degli ultimi lasciti di un passato che sta facendo spazio a un periodo instabile, di mutamento. Quello che resta è la fugacità di un presente dolcemente traumatico che ancora si guarda indietro e allo stesso tempo si apre a un futuro ignoto, ma diversamente promettente.
Dal 2015 Birdmen Magazine raccoglie le voci di cento giovani da tutta Italia: una rivista indipendente no profit – testata giornalistica registrata – votata al cinema, alle serie e al teatro (e a tutte le declinazioni dell’audiovisivo). Oltre alle edizioni cartacee annuali, cura progetti e collaborazioni con festival e istituzioni. Birdmen Magazine ha una redazione diffusa: le sedi principali sono a Pavia e Bologna
Aiutaci a sostenere il progetto e ottieni i contenuti Birdmen Premium. Associati a Birdmen Magazine – APS, l‘associazione della rivista