
“Nottuari” di Thomas Ligotti – Una weird fiction per il teatro
Al Teatro India di Roma il 22 Febbraio è andato in scena Nottuari, per la regia di Fabio Condemi che ha ricreato l’atmosfera cupa e angosciosa dei romanzi e dei racconti dello scrittore Thomas Ligotti, esponente della weird fiction, sottogenere della narrativa fantasy e horror che ha in Lovecraft il suo pioniere.
Lo spettacolo inizia subito mettendo in chiaro che le patologie umane, gli abissi della mente, fanno più paura di zombie e vampiri: il terrore non si trova al di fuori di noi ma all’interno della nostra mente. Lo spettatore viene sottoposto a un esperimento, per scatenare un ribaltamento del punto di vista. Uno schermo sulla scena recita: “breve esperimento sul ribaltamento della coscienza”; sullo stesso, al centro, un punto nero che ci viene chiesto di osservare senza distogliere mai lo sguardo. Dopo poco i colori intorno a quel punto iniziano a cambiare, a muoversi, a sfumare ma, nella realtà, tutto sullo schermo rimane identico all’inizio.

Diventa chiaro che lo spazio scenico bianco è allegoria dello spazio della psiche, pronto per essere scritto e cancellato da rumori agghiaccianti, sangue che cola, creature sull’orlo di psicosi e quadri raccapriccianti. Ideata da Fabio Cherstich, la scenografia è un insieme di abitacoli scorrevoli che, di volta in volta, vengono portati in primo piano e inglobati nuovamente nella struttura principale. La maggior parte dei dialoghi, monologhi e azioni sceniche avviene all’interno di queste piccole stanze, segnalando l’impossibilità di scelta dei personaggi: dalla psicosi, dall’incubo non c’è via d’uscita. Il luogo così scarno e fantasmagorico riflette la desolazione interiore dentro vicende umane instabili.

A partire dal racconto di Ligotti Comunicazione prematura, una delle prime immagini che appaiono sulla scena rappresenta una bambina svegliata da un incubo, da una voce metallica che ripete «il ghiaccio del fiume si sta rompendo». In seguito incontriamo la bimba divenuta ragazza: la sua voce distorta, lo scotch sul viso a deformarle il volto, il sangue vomitato e una quantità notevole di pillole. Ci racconta che ha continuato a sentire quella voce, chiusa in ospedale e sotto effetto di psicofarmaci, fino al giorno in cui le viene comunicato una cosa che dentro di sé sapeva da tempo: i genitori sono morti a causa di un ponte caduto. La protagonista di questo racconto ha infatti l’abitudine di registrare i propri sogni: sono proprio il registratore e la radio gli strumenti per raccontare l’oscuro e per svelare il meccanismo mentale secondo cui, nominata una cosa, la si immagina immediatamente.

A partire da questo caso clinico di allucinazione uditiva, la riflessione sull’angoscia interiore viene estesa attraverso l’analisi della figura mitologica di Medusa e delle sue diverse forme di rappresentazione. Dregler, personaggio ligottiano, durante una conferenza dal titolo Meditazione sulla Medusa, identifica la gorgone come emblema della modernità: è infatti lo sguardo che domina la nostra conoscenza del mondo e ci fornisce il potere di coglierne la rappresentazione. L’atto del guardare Medusa e la sua testa mozzata è il simbolo di quell’arte che ha ricercato i nuovi canoni di bellezza nell’orrore: Medusa ci fa assistere all’effetto generato dalla vista di quella bruttezza. Saremmo forse più fortunati a essere cose senza occhi, a nascere sassi.
Questa consapevolezza della sofferenza è tale da generare teorie antinataliste: con sapiente ironia, ci viene mostrato l’elenco dei dieci motivi per non procreare. La popolazione ideale per il mondo è zero, perché siamo tutti zombie di tristezza. Così Condemi riesce con Nottuari ad affondare nei temi fondamentali della scrittura e del pensiero ligottiano. Ci fa perdere le coordinate spazio-temporali per qualche momento e, con un immaginario che attinge anche dal mondo lynchiano, sposta ogni tipo di certezza rispetto a quello che stiamo vedendo. I meccanismi dell’ horror e della weird fiction sono ben sfruttati in un’operazione non affatto semplice.
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