
Le cronache di san Matteo – Pasolini Déluge #3
Difficilmente, nella filmografia di un regista, si possono trovare nel giro di un anno due titoli così complementari e così opposti come La ricotta e Il Vangelo secondo Matteo. Tommaso Subini, professore di cinema all’Università di Milano, nel libro Le cronache di San Matteo recentemente edito da UTET indaga il percorso che ha portato P.P.P. da La ricotta, l’episodio più celebre del film collettivo Ro.Go.Pa.G., alla sua personalissima ma fedelissima messa in scena evangelica. A interrogarsi sul rapporto tra Pasolini e il cristianesimo non sono mancati anche interpreti d’eccezione, come il padre gesuita Virgilio Fantuzzi della Civiltà Cattolica, ma il libro di Subini si pregia di una narrazione molto serrata, quasi romanzesca, e di una precisione assoluta nella ricostruzione cronologica e nell’elencazione delle fonti. Un libro come Le cronache di San Matteo è tanto più importante adesso che la Cineteca di Bologna ha rimesso in distribuzione l’unica copia sopravvissuta de La ricotta prima che Pasolini fosse costretto dalla magistratura a rimuoverne alcuni passaggi particolarmente delicati in fatto di rappresentazione del sacro: restauro a cui, con interessanti osservazioni critiche, Subini in parte contesta la qualifica di director’s cut con la quale quest’operazione di archeologia cinematografica è stata presentata pochi mesi fa.
In un’intervista del 1969 Pasolini stesso aveva riconosciuto due momenti distinti della sua filmografia: inizialmente c’era stata una fase in cui aveva “raccontato delle storie sotto il segno dominante di Gramsci, cioè storie che avessero ambizioni di carattere ideologico, mirassero a definire una letteratura di tipo nazional-popolare”, poi era subentrata una nuova fase in cui, allontanatosi da una sensibilità puramente gramsciana, “la fantasia si è messa in moto verso altri contenuti… verso le esperienze del colore”. La Ricotta è, da diversi punti di vista, tanto tematici quanto figurativi, il momento stesso di questa cesura – e anche un assaggio di quella dimensione cinematografica narrativo-concettuale, giustamente definita “film-saggio” da Goffredo Fofi, che solo con Uccellacci e Uccellini sarebbe giunta a compimento.

Le cronache di San Matteo, che prende il titolo dall’immaginario film-nel-film che il regista protagonista de La ricotta, interpretato da un magistrale Orson Welles, starebbe girando, procede secondo un indice serrato: un indice che sovrappone la cronologia esatta della realizzazione dei due film – tutti gli eventi, gli incontri, le riflessioni, i ripensamenti e le vicissitudini produttive che da La ricotta portarono al Vangelo – a un lungo e meditato elenco di tutte le influenze, dirette o indirette, che Pasolini ebbe in quest’interregno, sul piano creativo, politico e personale. Le cronache di San Matteo evidenzia bene anche l’influenza che certe esperienze meridionalistiche, alla Ernesto de Martino e ancor più alla Carlo Levi – la sua descrizione di Matera nel Cristo si è fermato ad Eboli portò per la prima volta la città all’attenzione nazionale – ebbero su Pasolini, nel momento di spostare le location del suo film dalla vera Palestina a una delle ultime regioni di Italia dove la civiltà contadina fosse ancora sopravvissuta. Il libro di Subini ricostruisce bene anche l’iter processuale a cui andò incontro La Ricotta, facendo notare, peraltro, che, al di là dell’indubbia persecuzione di Pasolini da parte di certa magistratura italiana poi indelebilmente denunciata da Laura Betti in un libro del 1977, lo stesso PM che aveva seguito il processo su La ricotta si era distinto per iniziative simili contro altri autori del calibro di Antonioni, Marco Ferreri e Giovanni Testori, in un breve ma pesante intermezzo in cui il cinema italiano si stava evolvendo ben più rapidamente della sensibilità di legislatori e magistrati. Accompagnato da un ottimo corpus fotografico, Le cronache di San Matteo è un testo evidentemente dal taglio piacevolmente specialistico e rivolto a chi ha particolari interessi ad approfondire il pensiero, i riferimenti politico-culturali e la biografia stessa di Pier Paolo Pasolini, colto da questo saggio in un momento di profonda reinvenzione del suo cinema.

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