
Murina – Come nascosta in Paradiso | BFF5
Dopo la vittoria a Cannes del premio Caméra d’or per la migliore opera prima, Antoneta Alamat Kusijanović è diventata nel giro di pochi mesi una delle belle speranze del cinema est-europeo. La regista esordiente d’origine croata racconta la storia di un duplice conflitto di spessore archetipico: da un lato lo scontro eterno fra la dimensione insulare dell’arcipelago e il sogno della città come via di fuga dal paradiso naturale; dall’altro, l’incomunicabilità generazionale che si staglia come un monolite nel rapporto fra un padre e sua figlia. Il Murina (in italiano, lett. “murena”) della Kusijanović figurava così fra i titoli più interessanti della rassegna cinematografica del quinto Balkan Film Festival di Roma, promettendo una narrazione che fosse vicina alla contemporaneità e in linea con una nuova spinta femminile e cinematograficamente femminista del cinema balcanico – un cinema che negli scorsi anni aveva già trovato in film come Bad luck banging or loony porn (Jude, 2021), Quo vadis, Aida? (Žbanić, 2020) o Looking for Venera (Sefa, 2021) le fondamenta di un nuovo discorso.

In una casa di pietra a picco sul mare, su un’isola croata a poche ore dalla costa italiana, si consumano le vite e i destini di una famiglia di pescatori. Julija accompagna suo padre Ante in battute subacquee di caccia con pinne e fucile, immergendosi nelle acque scure del mare alla ricerca delle murene che si nascondono fra roccia e roccia. Il sole si consuma nell’attesa dell’arrivo di Javier, un vecchio amico di Ante che dopo lunghi anni ha deciso di tornare a trovare la famiglia dell’amico – per motivi che spaziano dall’economico al sentimentale: Javier, d’altra parte, è un volto della Business Week, un imprenditore di grande successo.
L’arrivo dello Straniero sull’isola diventa quindi il pretesto che porta all’eruzione di un conflitto familiare che fino a quel momento giaceva sommerso: i bisogni di Julija, il suo desiderio di libertà e il dolore causato dalla clausura insulare e dalla violenza paterna, diventano la scintilla che porta all’incendio – una catastrofe interrelazionale che si specchia negli abissi marini che circondano l’isola.

Murina diventa il manifesto di un’insoddisfazione ciclicamente generazionale; del bisogno fondante di una ragazza di affermare in proprio Io di fronte alle pressioni ataviche dell’isola patriarcale. Il mare in questo frangente assume un volto ambiguo, connotandosi come metafora della libertà personale di Julija e, allo stesso tempo, come una muraglia blu che la separa dal mondo contemporaneo, da Dubrovnik o Zagabria.
Kusijanović, con una mano già interessante nonostante la giovane età, regala agli spettatori delle sequenze acquee e subacquee particolarmente suggestive – fra tutte, l’immersione a quaranta metri sotto la superficie in mare aperto con Javier; un’immersione verso il sé e verso l’Altro che assume valore metaforico, e che definisce ulteriormente il rapporto di Julija sia con Ante, il padre, che con Nela, la madre. Il cadavere di un’imbarcazione, abbandonato alla proliferazione delle alghe e della vita sul fondo del mare, assiste alla definitiva presa di coscienza della ragazza-murena, che viveva fino a quel momento come nascosta in paradiso.

«Dreams die in Paradise, Ante»: ma è anche vero che per trovare la felicità in una spiaggia deserta sono sufficienti Pensiero stupendo di Patty Pravo, un bicchiere di vino e dei ricci di mare. L’immissione del brano italiano nella colonna sonora, in una sequenza centrale, contribuisce a rafforzare la vena conflittuale del film già strutturata attraverso un clash linguistico fra croato, inglese e spagnolo – una struttura triadica che riassume in sé stessa i tre vertici della narrazione: l’isola primordiale, la contemporaneità, lo Straniero. E in questa messa in evidenza delle differenze, dello sguardo di Julija che si arena fra le barche dei turisti vacanzieri, trova grandi spunti di riflessione Murina – che riesce a raccontare il tempo che scorre sull’isola, ancora nascosta dai tentacoli della Storia, e il tempo che scorre nel resto del mondo, ormai lontano dalla spuma di un passato primordiale.
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