
La Maschera dell’Antieroe – Marco Favaro e il lato oscuro dei supereroi
In un epoca in cui la gara al box office è una contesa a chi ha il supereroe più interessante e in cui le piattaforme streaming si riempiono ogni giorno di personaggi superumani in calzamaglia più o meno verosimili, il topos dell’eroe in costume è diventato un ampio spettro di possibili reso sempre più complesso dalle evoluzioni del suo medium nativo per eccellenza, il fumetto. A ciò si aggiunge una lunga storia (quasi 85 anni) che ha visto i supereroi mutare in concomitanza con il panorama culturale che li vedeva affrontare minacce via via proporzionate alle paure e alle crisi del mondo (occidentale, perlopiù). In questo ampio frangente si inserisce lo studio di Marco Favaro che nel suo La Maschera dell’Antieroe edito da Mimesis ricostruisce l’evoluzione della figura supereroica attraverso le discontinuità che ne hanno segnato le epoche, tracciando una tipologia narratologica che affronta importantissimi temi filosofici.

Pur dedicando il titolo alla figura teoricamente controversa – ma sicuramente commercialmente proficua – dell’antieroe, il lavoro di Marco Favaro per Mimesis è decisamente più ampio: partire dall’eroe come figura mitologica, riflessa nelle sue caratteristiche costitutive e discorsive primarie, è per lui l’occasione di muovere su un sentiero di critica culturale della dimensione morale connotata alla figura supereroica. L’eroe in costume – da Superman a Batman, passando per Capitan America e in per generale tutti i principali personaggi nati nella Golden Age – è si “buono”, ma, ci dice Favaro, solo se visto nell’ottica di preservare uno status quo affermato; il ritratto che viene fatto del supereroe è quello di un conservatore reazionario, in grado solo di rispondere alla minaccia e incapace di modificare un mondo – narrativo, ma non solo – che ne è specchio e nutrimento.

Da qui la trattazione si fa speculare e vede nel villain la necessaria controparte all’eroe, esistente perché il superuomo in calzamaglia possa agire e perché la sua missione non cada nell’insensatezza. Il gioco a due che descrive Favaro è il pilastro che rende solide le fondamenta dei due periodi storicamente più affermati e riconosciuti della storia del fumetto americano, ovvero la Golden e la Silver Age, in cui la strettezza delle regole editoriali (il Comic Code Authority è uno spartiacque decisivo) e l’esplicita dimensione etica tracciata dai racconti vincolano i ruoli dei personaggi in storie auto-preservanti. La vera svolta, ci dice Favaro, è con quella che lui definisce Dark Age, segnata da prodotti come Watchmen, V for Vendetta, The Dark Night e dall’evoluzione di personaggi quali ad esempio Daredevil e il Punitore, dove la narrazione supereroica diventa riflesso di una crisi culturale e sociale persistente, generando inevitabilmente la figura dell’antieroe.

L’antieroe non risponde ad un sollecito, ma agisce, non preserva, ma ribalta; la sua figura si pone su un piano morale polemico e di rottura, in cui il lettore stesso è incapace di scegliere da quale lato posizionarti. Mai davvero superato, nonostante una recente (e contingente) spinta restaurativa, il modello antieroico diventa la forma principale con cui vengono tracciate in maniera tridimensionale le figure dei supereroi e dei loro avversari. Nella trattazione di Favaro, il modello contemporaneo vede un’indecidibilità tra bene o male (dopo storie come Civil War e Kingdom Come, chi può decidere cos’è un “buono”?) che porta inevitabilmente ad uno shift nel ruolo dell’eroe e del villain, ormai tali solo a partire da un investimento soggettivo nel loro agire: tra un Dottor Destino e un V, la differenza morale sta nel ruolo dell’ego, unico ago di una bilancia morale sempre più minuta.

Il lavoro teorico di Marco Favaro trova il suo punto più interessante nel momento in cui dedica un capitolo specifico alla figura della supereroina: se ormai è assodato che il Viaggio dell’Eroe e il Viaggio dell’Eroina vanno intesi come due percorsi narrativi (e mitologici) separati, meno chiaro era finora il ruolo del personaggio femminile nella narrativa supereroistica. Favaro parte nuovamente dalle origini per mostrare come nella supereroina fosse da sempre intrinseco il seme dell’antieroismo, della sovversione e del ribaltamento gerarchico tradizionale; in questo fondo immanente alla figura della supereroina Favaro rintraccia le ragioni dell’ipersessualizzazione che le figure femminili hanno subito in più periodi della storia del fumetto, fino a un’incoraggiante lettura dei personaggi contemporanei: Ms. Marvel, Capitan Marvel e Spider-Gwen sono alcuni esempi di una rinnovata femminilità nel racconto supereroico, capace di restituire un ruolo effettivo alla supereroina al di là della connotazione di genere.

Frutto di un approccio epistemologicamente definito ed orientato, figlio della narratologia e degli studi culturali, La Maschera dell’Antieroe è un libro che riflette una forte passione ed un ampia conoscenza della materia narrativa trattata: Marco Favaro realizza per Mimesis uno studio accurato e dalla forte strutturazione, che ha l’unico limite nel non poter affrontare tutti i casi che un lavoro così ambizioso potrebbe permettersi. Ma starà al lettore – specialmente se competente e appassionato – partire dagli esempi e dai casi (sempre storie e personaggi cardine della narrativa supereroistica) trattati da Favaro per riconoscervi tipologie applicabili all’intero spettro dei supereroi che arricchiscono sempre di più le pagine e gli schermi del nostro intrattenimento.
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