
Diabolik dalla pagina allo schermo – Incontro con i Manetti Bros.
“Trarre da per noi significa fedeltà assoluta”.
Così dichiarano i Manetti Bros. durante l’incontro del 22 Maggio alla XXXIV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, parlando del loro ultimo film: Diabolik, uscito il 16 dicembre nelle sale italiane. Il progetto, che ha come protagonisti Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea, nasce dalla passione di Marco e Antonio Manetti per il fumetto creato dalle sorelle Giussani. In particolare il film è ispirato al fumetto numero tre pubblicato nel 1963, L’arresto di Diabolik, nel quale viene narrato il primo incontro tra Diabolik e Eva.
L’incontro tocca argomenti come la contaminazione tra arti – in particolare, in questo caso, tra cinema e fumetto. Come passare dalla pagina allo schermo? L’approccio dei due fratelli al materiale originale prevede assoluta fedeltà, quasi reverenza: per loro passare da un medium a un altro non implica la necessità di infarcire il prodotto nuovo di elementi personali, che nel caso di Diabolik sono completamente assenti proprio al fine di evitare stravolgimenti. Con un’attitudine controcorrente rispetto a molti degli autori contemporanei, dichiarano come loro intenzione quella di trasporre semplicemente un racconto da un mezzo ad un altro. Esprimono gioia quando i fan affermano che sembra di sfogliare il fumetto; al contrario, non amano sentire che sembra di sfogliare un fumetto: è un film, replicano, con tutti gli elementi che lo rendono cinematografico (come il lavoro sul colore, dal momento che l’opera cartacea è in b/n). Ed è innanzitutto Diabolik.

E ancora, intorno a questa fedeltà si interrogano: da cosa è data? Alcuni fan si sono lamentati della scarsa somiglianza tra attori e personaggi. Ma trasporre un personaggio fedelmente ha a che vedere con le physique du role o con l’intensità dell’interpretazione? Un protagonista in questo caso molto carismatico secondo i due autori riesce a compensare perfettamente a dei tratti somatici non esattamente corrispondenti a quelli del personaggio originale. I registi si aprono inoltre riguardo alla sostituzione di Marinelli con Giacomo Gianniotti, raccontando aneddoti sul lavoro svolto sul set dal nuovo attore per scavare nel suo lato oscuro e trovare l’essenza di Diabolik.
Un aspetto che interessa molto i due autori è la creazione di un rapporto di empatia col personaggio. Diabolik è un fumetto superficiale, non ha una profonda caratterizzazione psicologica né vengono indagate le motivazioni sotteranee che spingono il celebre ladro a delinquere, eppure il lettore si trova portato a parteggiare per lui. Perché? Secondo i Manetti le ragioni sono due: la prima è una sorta di primordiale ingenuità presente nel prodotto originale – anche considerata l’epoca in cui vede la luce – capace di creare un patto implicito tra autore e spettatore, il quale deve bersi tutto senza interrogarsi troppo, una sorta di premessa di partenza. In secondo luogo, i personaggi del fumetto sono tutti moralmente deprecabili, e in questo mare di meschinità paradossalmente Diabolik ed Eva conservano una loro particolare purezza. Il loro amore è autentico: tutto il male che i due fanno agli altri si bilancia col bene che si fanno a vicenda, osservano i Manetti.

Riflettendo intorno al cinema, i due registi affermano che nell’ultimo ventennio la produzione nostrana si è limitata a tre generi: commedia, denuncia sociale e dramma familiare, mentre tutto ciò che esula da queste tematiche viene definito come cinema di genere. Provocatoriamente, i fratelli sostengono di essere, al contrario, gli unici registi non di genere. Parlano dell’immaginario comune che li ha formati e degli autori con i quali sono cresciuti – grazie a due genitori cinefili – tra i quali annoverano Spielberg, Carpenter, De Palma, Dario Argento e Hitchcock, e si dichiarano onnivori e desiderosi di affrontare qualsiasi genere.
Prima di congedarsi, i Manetti Bros. esprimono infine gratitudine per il David di Donatello al Miglior film vinto con Ammore e malavita nel 2018, premio che hanno utilizzato e senza il quale non sarebbe stato possibile intraprendere le riprese della pellicola che da sempre sognavano di girare: Diabolik.
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