
Per un teatro dell’impossibile – Dans la mesure de l’impossible di Tiago Rodrigues
In scena dal 25 al 27 maggio al Piccolo Teatro Strehler nell’ambito del Festival Presente Indicativo, Dans la mesure de l’impossible è il nuovo lavoro di Tiago Rodrigues, drammaturgo, attore e regista portoghese da quest’anno artista associato del teatro milanese (coproduttore dello spettacolo).
Direttore del Teatro Nacional Doña Maria II di Lisbona dal 2015 al 2021 e attuale Direttore artistico del Festival di Avignone, Tiago Rodrigues concepisce il teatro come un luogo d’incontro tra anime, prima che come scatola scenica. In una combinazione fra fiction e storie reali, riscritture di classici e adattamenti di romanzi, il teatro di Rodrigues è profondamente legato all’idea di scrivere “per” e “con” i suoi interpreti, alla ricerca di una trasformazione poetica della realtà attraverso gli strumenti della drammaturgia e della messinscena.

Dans la mesure de l’impossible prosegue questa ricerca, a partire dall’incontro con le operatrici e gli operatori umanitari della Croce Rossa Internazionale e di Medici senza Frontiere: «Tutte le professioni sono importanti – spiega Rodrigues – ma ai miei occhi quelle basate sulla cura sono le più sacre. La vicinanza alla violenza, al pericolo, alla sofferenza, ma anche alla dignità e alla resilienza, conferisce a chi le pratica una lettura del mondo di cui noi siamo incapaci».
Nasce così la necessità di scrivere un testo che attraversi il loro intimo come un prisma, raccontando l’esperienza del dolore e la complessità del reale che si scontra con l’utopia, la fragilità e le debolezze nascoste nei baratri più oscuri dell’essere umano, l’infaticabile forza di volontà necessaria a salvare il prossimo, ma anche sè stessi, dall’umana disumanità dell’impossibile. Ovvero tutto ciò che, per quanto non sembri poter appartenere all’umanità, è invece unicamente umano: la guerra, il genocidio, la violenza brutale, il male. In qualunque parte del mondo accada, e qualunque lingua parli.

Intersecando frammenti di testimonianze dirette in un caleidoscopio di aree geografiche e culture, i dettagli di vite sconosciute si intrecciano sul palcoscenico in un arazzo di storie. E ogni filo è un ricordo che tramite il racconto diviene memoria condivisa e testimonianza di dignità nell’aridità della guerra.
Al tempo stesso lo spettacolo, stratificato e multilingue, ci immerge nell’occhio del ciclone di esistenze schizofreniche, squarciate dalla dicotomia tra le missioni nell’impossibile e la surreale tranquillità del proprio possibile. Nella frattura tra il caos vertiginoso delle zone di crisi e di emergenza, crivellate di realtà, e il programmatico, lento scorrere del tempo della casa, si innesta e si genera uno slittamento percettivo: il conforto del possibile (s)copre un vuoto semantico, essenziale, di cui il teatro permette di scorgere i contorni e di metterlo a fuoco. Come uno specchio, e una lente.

Sul palco, solo un enorme telo bianco, sollevato da cavi e tiranti manovrabili direttamente dagli attori sul palcoscenico. Muta forma e colore, lasciandosi modellare e immaginare come il profilo di una montagna rocciosa o un paesaggio di valli e picchi innevati, come rifugio, tenda e ospedale da campo, suq invaso dal profumo di spezie o macerie sporche di sangue.
Ma anche simbolo dell’effimero, labile confine tra possibile e impossibile, e del sentire dei protagonisti: stranieri a casa, a volte perduti, ma sempre in viaggio verso un mondo diverso. Perchè gli operatori umanitari si battono quotidianamente per un mondo migliore con la consapevolezza che non potranno cambiarlo. Il mondo si trasforma molto velocemente o molto lentamente, e non possiamo che seguirlo. Ma c’è qualcosa che può cambiare: le persone. Sè stessi e il proprio sguardo sul reale, per poi andare incontro all’altro, e perchè no, a portare uno spiraglio di possibile nell’impossibile.

Dans la mesure de l’impossible opera anche su un livello ulteriore: Tiago Rodrigues riflette sul perchè certe persone scelgano di raccontare il mondo attraverso le arti, anziché cercare di salvarlo agendo più concretamente, e sull’impossibilità di una trasposizione scenica di storie inenarrabili, mondi inimmaginabili.
Ampliando e dilatando lo iato tra realtà e rappresentazione attraverso molteplici livelli metateatrali, emerge una convergenza: ecco che, infine, il telo bianco, pian piano, viene sollevato fino a scoprire la nuda scatola scenica, divenendo archetipico velo metaforico. Sta tutto qui il significato del Teatro, il suo potenziale trasformativo: scava sotto la superficie liscia delle cose, svela nuovi orizzonti e profondità abissali, per poi mostrarci ciò che siamo e ciò che potremmo essere.
Leggi il nostro speciale dedicato al teatro di Tiago Rodrigues:
Un approccio nomade alla vita. Intervista a Tiago Rodrigues
Sopro, la scelta della vita | Incontro con Tiago Rodrigues
By Heart, costruire con la memoria | Incontro con Tiago Rodrigues
Immaginazione, teatro e memoria | Incontro con Tiago Rodrigues
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