
Everywoman di Milo Rau – La Morte finisce dove inizia il Teatro
Milo Rau torna al Piccolo Teatro Strehler di Milano – dopo il folgorante The Repetition Historie(s) du Theatre (I) nel maggio 2019 – con un nuovo spettacolo in prima italiana, Everywoman, un’intima conversazione sul passato e sul futuro, sulla vita, la morte, la solitudine e la comunità che nasce da una ricerca filosofica ed esistenziale condotta insieme all’attrice Ursina Lardi.
Everywoman – racconta Rau – nasce dalla proposta del Festival di Salisburgo di dirigere, in occasione della centesima edizione, Das Spiel vom Sterben des reichen Mannes (Everyman. The play of the rich man’s death) di Hugo von Hofmannsthal, commedia morale allegorica ispirata ai morality play medievali (tra cui Everyman, del tardo XV secolo) che, dopo più di 700 rappresentazioni, rimane una «central component of the Salzburg Festival’s DNA».

Rau, però, decide di creare una nuova versione dell’opera: inizia a lavorarci in Brasile, in Amazzonia, a inizio 2020, ma è costretto a interrompere il lavoro a causa della pandemia. Poi, racconta, «quando abbiamo ripreso il testo ci siamo accorti di dover tornare a quello che Roland Barthes chiamava il “grado zero della scrittura”: da qui l’idea di trovare qualcuno che fosse davvero in procinto di morire». Perchè al cuore di Everywoman c’è il rapporto fra solitudine e destino comune, fra individuo e collettività, ossia la morte, l’unica cosa che davvero unisce “everyman” e, contemporaneamente, il pensiero che ciascuno di noi è incapace di affrontare.
Nel primo lavoro di stesura dell’opera si innesta così la vicenda della signora Helga Bedau, berlinese malata terminale di cancro che, dopo la diagnosi arrivata durante il lockdown, aveva scritto una lettera a Ursina, confidandole di coltivare come ultimo desiderio prima di morire quello di recitare, un’ultima volta, a teatro. In Everywoman, Ursina Lardi dialoga in scena con questa donna reale, che attraverso il video le racconta la sua storia: i sogni rivoluzionari del ’68, le sue battaglie politiche, il suo ruolo da comparsa in una rappresentazione di Romeo e Giulietta negli anni Settanta, l’abbandono del figlio.
«In maggio i medici le avevano dato solo 1 o 2 mesi di vita, invece prima di morire, poco tempo fa, Helga è arrivata a vedere il debutto a Salisburgo e a Berlino, come se il progetto le avesse dato un’ulteriore ragione di vita», ricorda Rau.

Dell’opera di Hugo von Hofmannsthal, esaltazione di uno stile di vita retto e di un percorso di redenzione che passa attraverso la fede, resta infatti la meditazione sulla morte, intesa però in senso modernamente problematico. Cosa rimane, che cosa ha davvero valore, al termine delle nostre vite? Perché dobbiamo affrontare quest’ultima prova da soli, e quale potrebbe essere la risposta umana e artistica allo scandalo della nostra comune mortalità?
La morte azzera le differenze di identità, e dunque le vicende individuali di Helga, i dettagli quotidiani che emergono dai suoi stralci di memoria, diventano parabola comune del genere umano.
Non c’è morale, pregiudizio o verità assolute e predefinite da perseguire in Everywoman, nè alcuna pretesa di trovare il senso dell’esistenza umana. Con questo spettacolo Milo Rau si avventura in uno spazio inesplorato e vuoto: siamo tutti coscienti della nostra mortalità ma, individualmente e collettivamente, rimuoviamo tale consapevolezza. Everywoman è una redenzione laica, un percorso di presa di coscienza lieve e profondo, collettivo e privato, intessuto di dolore e dolcezza.

Tutto il resto potrebbe andare diversamente, la morte no. In Hofmannsthal c’è una battuta: «Io ti guardo e proprio perché ti guardo non sei solo davanti alla morte»: alla fine, quando l’applauso del pubblico sancisce in un certo modo il reenactment della morte di Helga, non c’è disperazione o compassione, ma rimane il dolore calmo e profondo di chi ha imparato a interpretare la dialettica fra solitudine e solidarietà, di chi sa accettare la fine. Di uno spettacolo teatrale, della vita. E il sogno impossibile di un Teatro totale in grado di esplorare, indagare e dire Tutto si condensa nel barlume di continuità laica che scaturisce dal reiterarsi nella memoria degli spettatori della storia di Helga, che continuerà a vivere nel ricordo di ognuno. everywoman milo rau

Everywoman
di Milo Rau e Ursina Lardi
regia Milo Rau
scene e costumi Anton Lukas
video Moritz von Dungern
suono Jens Baudisch
drammaturgia Carmen Hornbostel, Christian Tschirner
ricerca Carmen Hornbostel
luci Erich Schneider
con Ursina Lardi, Helga Bedau (in video)
produzione Schaubühne, Berlino in coproduzione con Festival di Salisburgo
visto al Piccolo Teatro di Milano il 15/10/2021
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