
Archive 81: Universi Paralleli – Le nuove frontiere dell’horror firmate Netflix
New York, interno giorno, archivio di restauro di nastri magnetici, il protagonista si reca a lavoro euforico per un restauro tanto atteso. Sembra l’inizio di una sceneggiatura cinematografica sul metacinema e sulle operazioni di restauro delle pellicole, eppure non si tratta solo di questo. Archive 81: Universi Alternativi è la nuova sfida horror di Netflix. Si tratta di una serie di otto episodi, ispirata all’omonimo podcast di successo di Daniel Powell e Marc Sollinger, dal forte sapore horror-psicologico ed esoterico, con delle interessanti riflessioni sul mondo del restauro cinematografico e sui supporti di ripresa analogici. La serie è stata ideata dalla showrunner Rebecca Sonneshine (The Vampire Diaries) e da lei prodotta insieme a Paul Harris Boardman e James Wan (Saw -L’Enigmista, L’Evocazione – The Conjuring).
Dan (Mamoudou Athie) è un giovane archivista e restauratore di nastri magnetici a New York. Appassionato di cinema e collezionista di film sconosciuti e rari, nasconde un passato molto doloroso a causa della morte della famiglia in un incendio, di cui lui è l’unico sopravvissuto. La sua routine di lavoro prende una svolta inaspettata nel momento in cui viene contattato da un filantropo americano, a capo di una multinazionale, il quale gli commissiona il restauro di una serie di videocassette ritrovate in un palazzo a seguito di un incendio.

Il ritrovamento del materiale filmico permette l’entrata in scena di Melody (Dina Shihabi), giovane dottoranda che nel 1994 realizza un documentario antropologico intervistando gli inquilini del palazzo. L’apparente normalità dell’operazione di studio e di ricerca della ragazza si trasforma, in realtà, nella scoperta di una serie di angoscianti situazioni al limite del paranormale e dell’esoterico.
Le due linee temporali rimangono parallele per alcuni episodi, il personaggio di Dan costituisce un occhio supremo, in pieno stile Big Brother orwelliano, al di sopra degli eventi, mentre Melody, regista della sua stessa vicenda, conduce la linea narrativa verso un progressivo coinvolgimento delle due trame fino alla loro inaspettata coesione totale. Il tratto interessante della serie è contenuto nel dualismo dei piani temporali e nel modo in cui le trame, lontane nel tempo, si avvicinino tramite media diversi e modalità di fruizione analogiche e digitali.
Archive 81: Universi Alternativi si rivela essere un ottimo lavoro di sperimentazione e recupero di alcuni dei capisaldi dell’horror, su tutti il mondo esoterico, paranormale e il genere splatter si fondono creando la base della serie. Nel corso degli ultimi Netflix ha dimostrato un crescente interesse verso la produzione di serie originali dedicate al genere horror, come Archive 81. Interessante la riflessione indiretta proposta in merito alla questione del recupero dei materiali filmici, quindi found footage, ormai molto cara al filone di genere horror-thriller (impossibile non citare alcuni tra gli esempi più famosi come The Blair Witch Project, Antrum e Creep).

Ancor prima della trama horror, Archive 81 sembra guardare con occhio analitico verso il mondo del recupero del materiale filmico e pone il suo accento sull’importanza della ricerca in questo campo. Il recupero del materiale costituisce il cuore pulsante delle azioni dei personaggi all’interno della serie.
Archive 81 si pone anche come un profondo dialogo metacinematografico dove il tema del recupero non si ferma unicamente al materiale amatoriale, ma continua verso la salvaguardia e la rivalutazione delle pellicole abbandonate e meno conosciute e di come queste siano essenziali nella costruzione di una panoramica sul mondo del cinema, sulle sue sperimentazioni e sul suo sviluppo attraverso i decenni. In particolare, nella narrazione della serie, una pellicola scomparsa e ritrovata dopo anni di ricerche determina la scoperta e la spiegazione del collegamento tra le diverse linee temporali e narrative.

Altra interessante particolarità della serie risiede nel porre attenzione sul tipo di supporto di ripresa. L’analogico in Archive 81 è l’assoluto protagonista, dalle prime scene e fino alla fine della serie costituisce il tema principale. Nonostante il chiaro interesse nei confronti del mondo analogico, la serie tende quasi a demonizzare l’utilizzo di questa tipologia di supporto, costruendo una rappresentazione dei fatti in cui la pellicola diventa vero e proprio tramite di energie negative. In questo caso è inevitabile non riconoscere il richiamo, più o meno esplicito, al più conosciuto The Ring di Gore Verbinski.
Quello che non convince pienamente di Archive 81 è la necessità di dover rendere tutto esplicito, fino al climax finale della storia. La stagione, difatti, sembra autoconcludersi in un finale che risponde a tutte le domande dello spettatore, lasciando poco o nulla all’immaginazione.
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