
John Cazale – Breve ritratto di un grande attore
Senza la scomparsa prematura nel 1978, il nome di John Cazale oggi sarebbe noto quanto quelli di Meryl Streep, Robert De Niro e Al Pacino, tre star che hanno giocato un ruolo importante nella sua carriera breve e gloriosa: cinque film in sette anni, tutti candidati agli Oscar, tutti divenuti grandi classici.
Il primo non ha bisogno di presentazioni. È il 1972 quando Cazale viene segnalato da un assistente a Francis Ford Coppola per il ruolo di Fredo Corleone ne Il padrino, esperienza condivisa con l’amico Al Pacino, conosciuto quando ancora lavorava alla Standard Oil e già partner in alcune pièce teatrali. Il ruolo, poi espanso ne Il padrino – Parte II, consente a Cazale di pizzicare note emotive che lo rendono immediatamente noto al grande pubblico: una dolce tristezza venata di risentimento in cui il talento attoriale si esprime innanzitutto come reazione – agli eventi, agli ambienti, alle persone, agli oggetti.
La summa espressiva di Cazale è forse la celebre scena della sedia a dondolo, in cui Fredo confessa al fratello di aver ordito un attentato ai suoi danni. Si tratta di un’improvvisazione da manuale per la gestione di voce e corpo, ma anche di tempi e spazi dell’immagine: per quanto provi a rialzarsi finisce per ricadere all’indietro, riassumendo in un singolo gesto l’attitudine esistenziale del personaggio. L’interpretazione di Cazale, che diluisce il manierismo di Brando in una mimica esanime, svigorita, dona alla scena un sapore (e un sapere) meta-cinematografico che abbraccia l’intera trilogia.
Coppola lo ingaggia anche per La conversazione (Palma d’Oro 1974), thriller paranoico con Gene Hackman nei panni di un tecnico di sorveglianza che realizza su commissione piccoli atti di spionaggio. John Cazale interpreta il suo assistente, un uomo succube e insicuro che, trattato con durezza, lo abbandona per un concorrente. L’ammirazione è l’altra faccia del risentimento, e ogni tradimento nasce da una promessa di lealtà; Cazale è uno Iago, lo specchio fragile e opaco che riflette la personalità di ogni Otello, illuminandone gli aspetti più sinistri. Un attore-ombra, ideale per fare coppia con istrioni come Gene Hackman, Robert De Niro e Al Pacino.

Proprio quest’ultimo ha diviso il palco con Cazale in svariate produzioni fra cinema e teatro. Dopo la saga del Padrino, la tappa più significativa del sodalizio Cazale-Pacino è senz’altro Quel pomeriggio di un giorno da cani, crime biografico di Sidney Lumet che racconta la rapina alla Chase Manhattan di Brooklyn. Lumet sceglie di tralasciare azione e romance concentrando il racconto negli interni luminosi e trasparenti della banca, esaltando l’emotività dei personaggi. La coppia, per la prima volta protagonista, raggiunge inediti picchi espressivi, ricordati da Pacino nel documentario I Knew It Was You (Richard Shepard, 2009), dedicato alla figura di Cazale: “Tutto ciò che volevo era lavorare con John per il resto della mia vita. Lui era il mio partner di scena.”

Invece la carriera di Cazale si conclude con il film seguente, un altro successo clamoroso (sebbene discusso): Il cacciatore di Michael Cimino. Ammalatosi durante le riprese, Cazale sarebbe stato licenziato dalla produzione se non fossero intervenuti Cimino stesso, De Niro e la compagna di vita Meryl Streep, minacciando di abbandonare il progetto. Come Troisi con il suo Il postino, Cazale non riesce a vedere il film realizzato ma lascia in dono l’ennesima interpretazione memorabile, prestando il volto a tratti umani e universali che in genere si preferisce nascondere: una malinconia e un risentimento che non si sa cosa siano né da dove vengano, spie di un’infrangibile fragilità.
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Quando leggo certe critiche cinematografiche non posso fare a meno di risentire la voce di Moretti in Caro Diario. “Mimica esanime” che avrà voluto dire l’autore? O chi legge si deve limitare a gustare l’ossimoro?
Ciao Leone.
Mimica: “insieme dei gesti e degli atteggiamenti che accompagnano le facoltà espressive”, oltre alla “arte della rappresentazione scenica affidata esclusivamente ai gesti e agli atteggiamenti”.
Esanime: “che è o appare senza vita”.
Non è un ossimoro.
Significa che Cazale in quella particolare scena veicola tramite gesti e atteggiamenti il fatto di apparire senza forze, impotente, anche in relazione alla famosa scena che apre la Trilogia del Padrino, e che vede Brando proprio su una poltrona e (malgrado la posizione seduta e rilassata) comunicare al contrario un’impressione di potenza, di forza.
Grazie per avere letto, R