
Luca – Cartoline d’amore dalla riviera
Prima di parlare di Luca, ultima fatica di casa Pixar firmata da Enrico Casarosa e ambientata in una Liguria squisitamente anni ’50, permettetemi un paio di doverose premesse: innanzitutto, non è un segreto che tanto da spettatore quanto da analista io provi una forte fiducia nei confronti della Disney e della sua capacità di adattare il proprio sguardo su un qualsiasi momento culturale per tradurlo nel contesto globale attuale; inoltre, ho trascorso la maggior parte della mia vita proprio a pochi passi da “Portorosso”, luogo immaginario in cui Luca è ambientato e che comprime in sé quel pezzo di costa che parte da Monterosso (la prima delle Cinque Terre, resa celebre dal lavoro poetico di Montale) e arriva a Porto Venere (affascinante borgo congelato in un eterno presente fatto di antichità pulsante), con la sua Isola Palmaria.

E proprio perché Portorosso l’ho vissuto così da vicino e così a lungo posso testimoniare della bontà e della delicatezza con cui Disney e Pixar hanno prelevato questo frammento così magico e allo stesso tempo così problematico di Liguria per farne l’ambientazione acquarellata di un film, Luca, radicalmente diverso dalle ultime recenti fatiche della casa d’animazione di Peter Docter. In queste differenze, sia narrative che tecniche, Luca muove i suoi passi restituendo un’inedito sguardo autoriale – quello di Casarosa – che rende questo prodotto un’autentica cartolina d’amore tanto alla riviera ligure (dove il regista è cresciuto) quanto al cinema italiano, il cui particolare linguaggio si lascia intravedere in un continuo dialogo con l’influenza statunitense.

Le differenze con i due titoli precedenti prodotti da Pixar a strettissimo giro con l’uscita di Luca partono da un diverso atteggiamento nei confronti del racconto: siamo qui lontani da quel meccanismo perfetto fatto di microscopici ingranaggi che muove la minuziosa sceneggiatura di Onward e allo stesso tempo ci si discosta da quell’escalation di tematiche filosofiche che ha portato al concepimento di Soul; Luca torna ad essere una fiaba scaturita dalle fenditure del mondo reale, un po’ sul modello di quello che la stessa Pixar aveva realizzato con Up, restituendo una storia semplice e lineare che ha nei personaggi il potenziale esplosivo e nella dimensione sensoriale la forza di costruire un’ambientazione viva e coerente, perfettamente ricostruita attraverso l’estetica propria dei luoghi cui è ispirata (e dove gli art director della Disney si sono recati fisicamente per preparare la produzione).

E questa dimensione sensoriale passa attraverso un coraggiosissimo lavoro di decostruzione tecnica: dopo Toy Story 4 e Soul siamo abituati a pensare all’animazione Pixar come alla quintessenza del fotorealismo digitale, in grado di restituire una materialità del mondo che prescinde dal racconto e che restituisce una solidità impensabile persino per una macchina da presa; con Luca l’animazione si guarda indietro: certo, il virtuosismo non si perde – guardate quel mare, incredibile! – ma ogni pretesa di fotorealismo è messa da parte per fare spazio a una ricerca di colore che parte dall’acquarello, come se ogni singola tinta del mondo del film fosse restituita da pennellate intrise dell’acqua stessa del Mar Ligure, che col suo salino aggiunge al colore una punta di brillantezza unica (provare per credere).

Il risultato è una cartolina dipinta da mani sapienti e filtrata da uno sguardo consapevole, ricca di amore per una Liguria ancora in buona parte identica a com’è lì rappresentata e per le forme del cinema italiano. Impossibile non pensare a Fellini (esplicitamente citato) e a De Sica, come – anche se sottotraccia- al moderno Guadagnino, perché al netto delle decine di figure professionali che cooperano per la realizzazione di un film Pixar, Luca è a tutti gli effetti un film d’autore, forse il più autoriale dei film d’animazione targati Disney, in grado di prendersi enormi libertà sul piano del rappresentabile e di omaggiare un’idea di Liguria che passa anche attraverso una velata critica culturale (dopotutto i mostri marini non sono tanto lontani dagli “stranieri” che noi liguri siamo famosi per “accogliere” a modo nostro).

In Luca c’è il cinema italiano del Neorealismo nella rappresentazione di un’umanità sincera e verosimile, formata e trasformata dal suo vivere e dal suo lavorare, come è presente il cinema italiano in quella dimensione familiare che si consuma a tavola, radicalmente distante da facili stereotipi, perché velata dalla malinconica consapevolezza della frugalità che vi soggiace; ma il cinema italiano compare anche (e soprattutto) nel tema del mezzo a motore, qui in un lungo e appassionato tributo alla Vespa, che è stato in molti film sinonimo di libertà da raggiungere, da conquistare e da costruire, in un sogno di riscatto e di auto-affermazione che passa anche dall’immedesimazione coi volti divistici (in questo caso Mastroianni, in un’inquadratura esilarante).

Non va sottovalutata, in tutto ciò, l’uscita di Luca direttamente su piattaforma – se escludiamo qualche sporadica apparizione speciale in sala – che ha permesso una libertà di visione del film e una capillarità di diffusione sicuramente diversa da altri prodotti simili: un qualsiasi spettatore può liberamente scegliere di guardare questo prodotto con la traccia audio italiana – non si è potuto far lo stesso, per esempio, con Ratatuille e la lingua francese – e, allo stesso tempo, noi italiani possiamo verificare come convive la nostra lingua con la necessità di farla incontrare con l’Inglese. E l’effetto, lasciatevelo dire, è interessantissimo: l’Inglese diventa qui una lingua franca, un terreno d’incontro neutro su cui l’Italiano s’innesta e fa capolino per radicare l’azione a un contesto così sinceramente ritratto.

Luca è un dono fatto da un autore alla sua terra e alla sua storia, un ricordo messo in forma con tinte acquarellate e un caleidoscopio sensoriale; le nostre produzioni audiovisive avrebbero molto da imparare da un film come questo, in grado di elevare l’estremamente locale (un angolo ben preciso di Liguria) a luogo dal respiro universale, esorcizzando ogni traccia di provincialismo attraverso il sincero e consapevole sguardo autoriale.
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Come vedere il film LUCA, pagando, ma senza abbonarsi, insomma io pago per vedere il film ma non voglio sottostare ad un nuovo abbonamento Disney od altro
Buongiorno Luigi. Purtroppo momentaneamente “Luca” è disponibile in streaming solo su piattaforma. Una versione home video è attualmente in commercio in DVD e BluRay. La distribuzione nei cinema è stata molto breve e contenuta, purtroppo. Comunque Disney+ permette di usufruire di un periodo di sottoscrizione gratuita di prova senza obbligo di prosecuzione.