
The Mandalorian – Capitolo XV – Togliere
Togliere è la parola d’ordine del capitolo 15 di The Mandalorian. Togliere il superfluo, togliere bene, togliere tutto e spezzare catene. Si comincia dal superfluo e lasciateci esprimere la nostra gioia per un episodio che finalmente non contempli la presenza del commercialissimo Grogu. Niente intermezzi di tenerezza artefatti, niente momenti “pucciosi”, niente scambi di battute tra il duro e il bambino che alla lunga, già in un singolo episodio, rischiano di sfociare nello stucchevole. Ma anche niente “spiegoni” o verbosità inutili. Ciò non significa che non ci siano dialoghi importanti, anzi. Qui la scrittura è puramente funzionale all’azione, un sottofondo scorrevole e piacevole a una regia prepotentemente action.

Togliere bene, perché mettere meno vuol dire anche fare di più. Ci si appoggia quindi alle presenze statuarie dei personaggi apparentemente secondari di Gina Carano e Ming-Na Wen. La Carano non deve stupire, forte del suo fisico di lottatrice, sfoggia una sensualità marziale e composta che lascia appena intravedere, quasi fosse una scollatura, la solarità accennata che si cela dietro la sua apparente imperturbabilità. Ma fate spazio, per favore, alla fatale Ming-Na Wen che dall’alto dei suoi 57 anni fa ancora scuola di empowerment. Semplicemente il personaggio di Fennec non sbaglia un colpo. Non a caso è un cecchino.

Togliere tutto, forse anche questo episodio. Perché se non fosse per il cliffhanger del precedente, questo capitolo si potrebbe tranquillamente saltare a piè pari. Niente di quello qui narrato è in qualche modo fondamentale ai fini dell’ultimo, attesissimo episodio. Mando dà la caccia al Gran Moff Gideon ma prima fa una piccola sosta che gli costerà caro. E allora togliamo tutto, persino il preziosissimo casco che è, assieme a Baby Yoda (perché non prendeteci in giro, questo rimarrà il suo unico e vero nome), l’impianto iconografico non solo della serie, ma della nuova era Star Wars di Disney. Ma togliamo anche quello e otteniamo 36 minuti di pura e violenta libertà narrativa: spezzare catene. La trama si reinventa, si libera, si emancipa addirittura da quel grosso vincolo che è l’universo condiviso, croce e delizia della narrativa mainstream audiovisiva contemporanea. Viva The Mandalorian che si rende imperdibile togliendosi addirittura la maschera della necessità narrativa.

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