
Terry Gilliam – 80 anni di nonsense
Un uomo cammina tranquillamente per i fatti propri e all’improvviso un elefante precipita dal cielo, schiacciandolo. Un elefante? Certo, proprio un elefante, e a dirla tutta l’uomo doveva in qualche modo aspettarselo, perché era appena passato davanti a un enorme cartello che lo avvisava di stare attento proprio agli elefanti. Non c’è comunque tempo per soffermarsi su tale stranezza, poiché già lo scenario cambia e vediamo la testa dell’uomo sfortunato trasformarsi in un pallone, utile a un gruppo di calciatori; non ci vuole molto perché anche loro comincino a “perdere le teste”, e perché queste si rivelino, sotto lo sguardo indagatore di una lente di ingrandimento, una coltura di strani batteri baffuti. E si continua così, in un fiume di sconfinamenti e trasformazioni fino alla conclusione, che si rivela essere anche l’inizio. Siete confusi a dovere? Bene, allora benvenuti nel flusso di coscienza animato che ha contribuito a dare forma al Monty Python Flying Circus, benvenuti nell’opera di Terry Gilliam.
Se andiamo a rispolverare un corto animato di tanti anni fa (siamo negli anni Sessanta, e il titolo del corto è, guarda un po’, Beware of the Elephants), è perché il suo autore il 22 novembre di questo anno indefinibile raggiungerà l’età di ottant’anni, e vale la pena dunque celebrarlo e recuperare il suo lavoro. E perché non partire proprio dalle animazioni? Chi conosce e ama i Monty Python avrà ben presente questo aspetto della carriera di Terry Gilliam: anche se del Flying Circus spesso si ricordano più alcuni sketch, come si può prescindere dalla carica di imprevedibilità, di libertà immaginativa che le animazioni al suo interno comunicano? Pensiamo solo alla sigla del programma: osservare il cardinale Richelieu alzare la veste per svelare ruote al posto dei piedi e poi partire a razzo ci trasporta in un mondo di possibilità che non può più essere dimenticato, e che in qualche modo finisce per plasmare anche la nostra, di immaginazione. Non è comunque necessario essere appassionati dei Monty Python per cogliere questo tipo di messaggio, perché, a ben guardare, lo stesso spirito Terry Gilliam lo porta anche nei propri film.

Proviamo a essere un po’ più specifici prendendo in esame qualche titolo: Jabberwocky, I Banditi del Tempo, e Le Avventure del Barone di Münchausen. Se avete incontrato almeno uno di questi film abbastanza presto, da bambini o poco più, probabilmente vi assocerete echi di meraviglia, un po’ di inquietudine, confusione; sensazioni lontane ma che avrete vissuto in modo potente. Se poi invece non vi riconoscete in questa narrazione, beh, l’invito in occasione di questo 22 novembre è lo stesso: tornate a trovare questi film di tempi lontani, o trovateli, nel caso in cui non li abbiate mai incontrati.
Tornate a trovare questi film perché in essi si può riscoprire quello stupore, quel pizzico di inquietudine, quel senso di libertà che provavate da bambini, riuscendo al contempo a cogliere a dovere la sporcizia e il cinismo del medioevo descritto da Jabberwocky, il senso degli incontri con la morte del Barone, l’ironia de I Banditi del Tempo. Una cavalcata nella fantasia in cui potremmo scoprirci in bilico fra l’ironia e la consapevolezza “dei grandi” e la meraviglia dei bambini, posizione che non assumiamo frequentemente; in questo senso l’opera di questo regista, illustratore e animatore può essere rinfrescante.

Ma non è soltanto con i flussi di situazioni straordinarie che l’opera di Gilliam può contribuire a far respirare un po’ i nostri cervelli. Un altro elemento di grande importanza, anch’esso presente fin dai tempi del Flying Circus, è quello che determina un coinvolgimento dell’autore nel proprio lavoro, senza inutili pudori o rigidità infondate: sia da regista che da animatore il nostro festeggiato non ha mai avuto paura di mostrarsi in prima persona, che sia con la voce o con l’intero corpo, per comparsate, piccole parti anche ridicole o grottesche. Del resto, perché porsi dei freni, e, soprattutto, perché prendersi troppo sul serio?

Un rifiuto della rigidità che può portarci a riflettere ancora sui film che abbiamo citato, a partire dai loro protagonisti: un ometto disperatamente innamorato e disprezzato dal padre; una banda di nani dalle aspirazioni ladresche e un bambino trascurato dai genitori; un vecchio imbroglione (forse?) e una bambina cresciuta in mezzo a teatranti non proprio di gran fortuna. Una manciata di personaggi improbabili, cui il privilegio di essere protagonisti (anche loro malgrado, se pensiamo al Michael Palin di Jabberwcky) non viene concesso facilmente.
Eppure a combattere il male assoluto possono anche essere dei nani e un bambino (tralasciando sui risultati), ad abbattere un terribile mostro può essere lo scudiero che in realtà voleva solo costruire botti, a salvare la città possono essere un gruppo di anziani arrugginiti, per quanto straordinari, insieme a una bambina. Perché dovrebbe essere impossibile? Ancora una volta non ingessiamoci, e non scordiamo di poter sognare in grande. Certo, il personaggio del Barone non viene proprio dalla sola fantasia di Gilliam, ma anche nella scelta delle sue fonti letterarie leggiamo tanto del suo modo di lavorare. E questo suo modo di lavorare, questo suo tessere viaggi fantastici, descritti fin nei più grotteschi e buffi dettagli, trascina sia i protagonisti delle narrazioni che noi che li osserviamo.

In apertura a Gilliamesque, un’autobiografia pre-postuma, Gilliam racconta del sognar di volare. Per lui, scrive, tale immagine notturna è stata talmente importante e vivida, dal punto di vista sensoriale, da convincerlo di avere davvero il potere non tanto di librarsi fra le nuvole, bensì di “planare allegramente ad appena mezzo metro da terra”. Ecco, potremmo dire che questo modo di intendere il volo parli anche delle opere che abbiamo citato: vicende imperfette come i protagonisti che le abitano, ma comunque capaci di farci sollevare da terra in un modo ben più vicino alla nostra condizione di esseri umani, non senza macchia ma con tutto il diritto di esercitare la fantasia. Per questo è giusto far visita a qualcuno dei mondi di cui abbiamo parlato e, passato del tempo, visitarli ancora. Che poi siano mondi animati, fantastici o inquietanti, ci imbarcheremo in viaggi appassionati e appassionanti, scoprendo forse di avere ancora un gran bisogno di partire insieme a questo regista, illustratore e animatore, che compirà pure ottant’anni ma non smetterà mai di portarci in volo con sé.
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