
Hear Us Roar – Le donne alla Mostra del Cinema di Venezia
Cate Blanchett è la presidentessa di una Mostra del Cinema di Venezia diversa da tutte le altre per il periodo storico che stiamo attraversando e per le scelte coraggiose che sono state portate avanti. I premi alla carriera saranno consegnati a Tilda Swinton e Ann Hui, celebrando il cinema come “arte immortale e ribelle” su cui si riflettono le stesse ansie e paure di uno scenario internazionale segnato dalla pandemia e di quello nazionale impegnato a garantire da una parte la sicurezza del Festival e dall’altra promuovere la ripartenza della macchina cinematografica. Questa instabilità ha dato una spinta propulsiva all’apertura di un tavolo di discussione ormai inderogabile, che tratti il ruolo delle donne nella settima arte. Il direttore artistico Alberto Barbera ha contribuito con una decisione netta: per la prima volta nella sua storia, Venezia ha in gara 8 pellicole di registe donne su diciotto totali in gara.
La sensazione di novità era un presagio fin dalla nomina di Cate Blanchett, profondamente impegnata nella lotta sociale per l’emancipazione femminile e per la parità di retribuzione delle attrici nel mondo del cinema. E’ diventata una sensazione tattile quando i premi alla carriera sono stati attribuiti a Ann Hui, regista cinese con le mani nate per raccontare la sua terra incoerente e le sue madri, e Tilda Swinton una bellezza asessuata divenuta simbolo per la libertà d’espressione del corpo. Si è trasformato in un fatto misurabile quando sono state presentate le pellicole in gara. L’hanno soprannominato il “Festival in Rosa”, travisando il messaggio di una necessaria equità di genere anche all’interno dell’industria cinematografica.
Le pellicole selezionate per questa 77° edizione della Mostra del Cinema di Venezia fotografano racconti complessi di donne e uomini mai omogenei e ordinati, indisciplinati secondo le norme del loro ambiente, ma legati da un filo di sangue, d’amore, d’asfalto, di morte.
Mona Fastvold presenta The World to Come, crudo racconto dell’amore deviante nato tra Abigail e Tallie, la prima incastrata nella quieta disperazione della morte della figlia fino all’arrivo della seconda, un vortice di novità che non perdona.
In Nomadland, Chloè Zhao e Francis McDormand raccontano la scelta consapevole e selvatica di Fern, nuova nomade on the road generata dal tracollo economico americano e dall’istinto violento che le dorme sul cuore.
Lovers è la pellicola di Nicole Garcia, che appunta al muro con uno spillo l’ordinaria vita di Lisa, moglie di un avvocato facoltoso, disturbata dal ritorno dello scomparso amore della vita.
Il legame di sangue de Le sorelle Macaluso è il madrigale teatrale e pennellato di Emma Dante, regista italiana, capace di fotografare una Palermo romantica e grottesca attraverso la storia incoerente e incompresa di questa famiglia di donne.
And Tomorrow the Entire World è la creatura di Julia Von Heinz e della sua Germania deturpata in viso da continui attacchi fascisti. Luisa, giovane attivista Antifa, impara il coraggio e la paura di attivare nella pratica ciò che fino a quel momento riesce timidamente solo a pensare, guidata dall’amore per un suo compagno e dal desiderio di un futuro pulito in cui, lentamente, riesce a credere.
Susanna Nicchiarelli racconta la vita della figlia più piccola di Karl Marx, indisciplinata anima libera e pesante, la favorita del padre per l’indomita resistenza in ambienti prevalentemente maschili come la politica e l’economia. L’iperattività non diagnosticata della ragazza la rende un personaggio complesso, identificativo di una femminilità atipica, intelligente, cinica. Con Miss Marx, la Nicchiarelli porta sullo schermo il mosaico fragile e pericoloso di tutte le nuove donne moderne.
La disattesa delle aspettative, raccontata dal punto di vista della speranza di una madre che vuole proteggere la sua famiglia facendosi forza della sua posizione lavorativa, è la dimensione triste e dissacrante di Quo Vadis, Aida? di Jasmila Zbanis. Sullo sfondo, una Jugoslavia del 1995 dilaniata dalla guerra. In primo piano, la città di Srebrenica che porta via tutto, fagocitando quello che incontra.
Infine, la delicatezza con cui Malgosrzata Szumowska canta di Zenia, massaggiatore ucraino ora in Polonia, incastrato nella quieta disperazione di un luogo che si avvera agli occhi dello spettatore attraverso le paure dei clienti che raccontano bestie consumate dal ricordo e dalla paura dell’amore per la vita.
Never Gonna Snow Again è un manifesto elegante e potente dell’ostilità al cambiamento e della paura dell’imprevisto, in nemesi apparente e sonora con questa Mostra del Cinema di Venezia che, contrariamente, alza la voce e il mento con sfrontato realismo perché questo “mezzo provocatorio e stimolante che è il cinema” resista.
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[…] sullo sfondo, della pandemia, che non ha però impedito la realizzazione del Festival, e la grande presenza femminile in concorso con ben 8 pellicole di registe donne su 18 totali in gara, sono le peculiarità che […]
[…] Partiamo da una domanda che fino a qualche mese fa poteva sembrare scontata, ma che, posta nel contesto di un anno come quello che stiamo vivendo, viene ora insignita di significati nuovi. Come è stato presentare il suo film, Le sorelle Macaluso, in un’edizione così strana e particolare come quella della Mostra del cinema di Venezia 2020? […]