
“Artemis Fowl” su Disney+ | Il nuovo film di Alan Smithee?
Nel loro consueto paniere settimanale, gli abbonati della piattaforma Disney+ si sono ritrovati Artemis Fowl, il primo film dedicato alla saga del giovane genio del crimine irlandese. Targato Disney, ovviamente, e firmato Kenneth Branagh.
Il film si ispira a Artemis Fowl e a Artemis Fowl – L’incidente artico, primi due libri dell’omonima saga letteraria di Eoin Colfer. In una curiosa e simpatica miscela di spionaggio, fantasy, fantascienza, commedia e crimine, si svolgono le avventure del giovanissimo Artemis. Il ragazzo tenterà il tutto per tutto per salvare il padre, arrivando anche a scatenare una pericolosa crisi tra due mondi: quello degli umani e quello del piccolo magico popolo sotterraneo.
Il film sin dal suo primo giorno d’uscita, ha già raccolto numerose critiche. Esaminiamo il problema cruciale del film.
UNA QUESTIONE DI TEMPI
Salta subito all’occhio un dettaglio, aprendo il caricamento del film sulla piattaforma: la durata. Poco più di novanta minuti. In un momento in cui i blockbuster arrivano a sfiorare le quattro ore, e raramente vanno sotto le due, questo Artemis Fowl risulta curiosamente breve. Ma, guardando il film, un piccolo iniziale sospetto diventa una ferma e nervosa certezza: il film è stato fortemente tagliato e rimontato.
Questa certezza deriva da una narrazione troppo affrettata, dinamiche caratteriali dei personaggi fin troppo abbozzate e lacunose, passaggi vacanti. La trama risulta a pezzi, stracciata. Spesso i protagonisti parlano di eventi accaduti fuori campo troppo importanti per essere semplicemente accennati.
Immaginate se Chris Columbus avesse eliminato Diagon Alley dal primo capitolo della saga di Harry Potter, mozzando il passaggio logico da mondo umano a mondo magico. Anche nel nostro Artemis Fowl c’è una sequenza simile: dura quattro minuti ed è possibile vederla nella “sezione extra” insieme a quasi dieci minuti di scene tagliate. Siamo pronti a scommettere che il materiale eliminato possa arrivare a mezz’ora, se non di più.
I problemi si estendono anche alla computer grafica scadente, ad opera della Industrial Light and Magic della Lucasfilm, ad una trama raffazzonata che tenta di unire due libri e che sembra non parlare di nulla, ad una costante e inutile presenza della voce narrante, a sequenze poco curate o sciatte. Caso esemplare: la ridicola sequenza in Italia, in cui sembra di piombare in una cartolina degli anni 50, con tanto di giradischi con musica lirica alla finestra.
Delle buone interpretazioni, come quelle del simpatico Josh Gad e della maestosa Judi Dench, e il lavoro d’impegno operato in cabina di regia perlomeno rendono questo Artemis Fowl migliore di altri sventurati progetti live-action disneyani, come il recente Nelle pieghe del tempo.
IL TOCCO DI ALAN SMITHEE
Possiamo solo avanzare ipotesi su cosa abbia portato questo grande autore a firmare il peggior film della sua carriera. I motivi sono senza dubbio da ricercare in una produzione incerta, lunga, travagliata e complessa. Fattore che ha spesso compromesso la riuscita di un progetto. Lo vediamo con la commedia Agente 007 – Casino Royale, il remake burtoniano de Il pianeta delle scimmie, l’action Dylan Dog o il thriller L’uomo di neve. Film spesso dotati di un cast stellare, ma falliti.
Questi film sfuggono al controllo dei loro autori, strizzati tra i tremendi artigli di una produzione paranoica, poco fiduciosa o stremata che ne stravolge l’amonia, il senso e lo spirito. Questa interviene sul montaggio, sui copioni, cambiandoli più di quanto sia umanamente tollerabile. Fino a poco tempo fa capitava che questi film avessero un loro preciso marchio di riconoscimento: Alan Smithee, uno pseudonimo di cui il regista insoddisfatto poteva fare uso. Viene da sé che un nome come quello non era certo una garanzia di qualità. Tra i film marchiati da questo pseudonimo dell’infamia: Dune, Gli Uccelli 2, Hellraiser – La stirpe maledetta, Hollywood brucia.
Guardando questo Artemis Fowl, conoscendone anche i retroscena, non si può non pensare ad una situazione problematica come questa. Aspettiamoci rivelazioni in merito da parte degli attori o della produzione.
Facciamo un bel respiro e passiamo oltre
Alla fine, purtroppo, rimane una cosa che possiamo dire con assoluta certezza: questo film non piacerà a nessun fan della serie e, soprattutto, difficilmente troverà degli estimatori nel pubblico della piattaforma.
Il nostro pensiero adesso va a Branagh, a cui però riconosciamo la straordinaria capacità di resistere alle difficoltà che ha affrontato nel corso della sua carriera. Per gli appassionati del regista non resta altro da fare che dimenticare in fretta questo suo ultimo scivolone ponendo tutta l’attenzione a al suo nuovo Poirot sul Nilo; cosa che lo stesso Branagh starà cercando di fare, probabilmente.
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