
WandaVision – Episodio 2 – Eterotopie
Attenzione: la recensione contiene spoiler dell’episodio 2 di Wandavision |In una serie di conferenze di architettura del 1967 il filosofo Michel Foucault descrisse così le eterotopie:
«quegli spazi che hanno la caratteristica di essere connessi a tutti gli altri ma in modo da sospendere, neutralizzare, invertire l’insieme dei rapporti che essi rispecchiano o riflettono»
Eterotopie sono ad esempio le catene di negozi internazionali di marche famose, dove il cliente è portato a riconoscere e a familiarizzare immediatamente con il brand. Eterotopia può essere uno specchio il quale, sempre con le parole di Foucault, «ha una sorta di effetto di rimando sul posto che occupo; a partire dallo specchio scopro di essere assente dal posto in cui sono, poiché è là che mi vedo». L’eterotopia è il segreto delle architetture di successo perché hanno il merito (il dovere anzi) di sospendere, sia solo per poco, il nostro rapporto col reale e portarci appunto in un altro spazio. La costruzione delle eterotopie è profondamente il segreto del successo della Disney, dai suoi parchi divertimenti fino alle sceneggiature dei film. Ma qual è il segreto di tutte le eterotopie? La risposta vi attende nei paragrafi successivi.

In WandaVision, serie di lancio del MCU nella piattaforma Disney Plus, lo spettatore è deliziosamente forzato a ubbidire alle leggi ucroniche di una realtà familiare e prevedibilmente difficile da decifrare. Siamo negli anni ‘60 e la sigla iniziale dell’episodio 2 (come se non fossero bastate le pregevoli gag e citazioni del primo) ci ricorda che, almeno in queste sue battute iniziali, la serie vuole omaggiare spudoratamente sit-com storiche come Bewitched (in Italia Vita da Strega). Le risate gregarie, le gag immediate e le situazioni imbarazzanti contribuiscono a costruire un mondo che è non reale solo come narrazione interna ma trova il suo senso anche e soprattutto nella fruizione esterna. In altre parole, è vero che l’MCU è finalmente tornato ma chissenefrega “di ciò che viene dopo”, Visione è qui e fa ridere e Wanda è semplicemente glamour. C’è qualcos’altro sotto, è vero, ma adesso non importa.

In WandaVision il trucco c’è e si deve vedere. In questo senso, non si può non applaudire alla magistrale scrittura del siparietto magico. Fateci caso, c’è il ribaltamento del mago (Paul Bettany che si ubriaca con una gomma da masticare è semplicemente geniale) che non sa fare i trucchi ma sa stupire il suo pubblico. C’è l’assistente del prestigiatore (Elizabeth Olsen in ottima forma) che deve correre ai ripari e svelare i segreti delle non-magie per tranquillizzare un pubblico “normie”. Ci sono gli specchi, trappole di foucaultiana memoria e vere eterotopie in eterotopie. Vertiginoso a pensarci ma non a vederlo. Questo perché WandaVision mette in chiaro soprattutto in questo episodio 2 che il segreto delle eterotopie ben riuscite è il loro essere accessibili. Non stupisce che la Disney riesca a fare una serie di questo tipo così bene, visto che in fondo parla di sé.

WandaVision non è decifrabile ma è accessibile e finalmente scorgiamo il perché questa serie, anche se dovesse calare qualitativamente, sia già un successo da questi primi episodi: perché non fa altro che raccogliere i frutti di più di dieci anni di narrazione eterotopica ben gestita da quel malefico architetto (ma del resto a chi parlava Foucault nel 1967?) che è Kevin Feige. WandaVision è uno spazio connesso a tutti gli altri (in questo caso tutti gli altri film del MCU) ma in modo da sospendere, almeno temporaneamente, l’insieme dei rapporti e dei collegamenti con essi. Certo, ancora non sappiamo come e perché Wanda e Visione si trovino lì (anche se la mente di un lettore di fumetti non potrà fare a meno di pensare a Vendicatori D.I.V.I.S.I. e House of M.) ma lo spettatore conosce Wanda e Visione, ma soprattutto conosce l’MCU e sa che ormai è lecito aspettarsi di tutto. E non tanto a livello di scrittura quanto di costruzione delle ambientazioni, architetture di mondi altri. In sostanza, lo spettatore di WandaVision non guarderà i prossimi episodi per trovare una risposta alla domanda “chi ti ha fatto questo Wanda?”, bensì per bearsi degli adorabili stacchi pubblicitari che ci raccontano di un mondo, forse inesistente ma familiare, delizioso, riconoscibile e per questo inquietante. WandaVision è una passeggiata a DisneyWorld con Topolino come guida che ti svela non solo i segreti e i trucchi del parco ma anche i suoi aspetti più sinistri e inquietanti. E la cosa folle è che il parco continua a piacerci lo stesso.

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