
The Witcher, per chi? I fan e tutti gli altri
The Witcher, la serie
Alle serie arrivo puntualmente in ritardo, avviando la visione delle nuove stagioni del tempo dopo l’uscita. E del tempo è passato dal 20 dicembre 2019, data in cui nel catalogo di Netflix è stato aggiunto The Witcher.
La serie porta in live action la “saga di Geralt di Rivia” dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski, composta da due raccolte di racconti e cinque romanzi di genere fantasy, scritti tra il 1990 e il 2013 (pubblicati in Italia tra il 2010 e il 2016) e resi celeberrimi dalla trasposizione in videogame: la serie di videogiochi action-rpg The Witcher con tre uscite tra il 2007 e il 2015.
Racconta di Geralt di Rivia, uno witcher (essere umani modificati geneticamente), cacciatore e uccisore di mostri professionista, costantemente alla ricerca di nuovi incarichi tra i regni della costa occidentale del continente. Lungo il suo viaggio errante entrerà in contatto con la maga Yennefer, il cantastorie Ranuncolo e gli verrà affidata la piccola Ciri, figlia della principessa del regno di Sintra, caduto per mano dell’impero di Nilfgaard.
I già-fan
Non ho mai giocato né letto uno dei libri. Probabilmente come la maggior parte del pubblico della piattaforma streaming che si è imbattuta nella visione della serie. Probabilmente The Witcher non è indirizzata a questa maggior parte di pubblico, non come target primario almeno.
Una moltitudine di elementi non viene spiegata: luoghi, eventi, ruoli e personaggi – ben costruiti, con tutti i tratti e le peculiarità necessarie a dare spessore al protagonista – non hanno nessuna sorta di presentazione: la serie parla ai già-fan, coloro i quali possono addentrarsi nell’habitat narrativo perché già conoscitori; già capaci di orientarsi nella mappa degli elementi del racconto.
La stessa struttura della narrazione, il modo in cui è costruita la sceneggiatura, segue questa focalizzazione: l’affiancamento di situazioni e personaggi ricorda i racconti che compongono la saga; così facendo il prodotto si interfaccia e si rivolge direttamente al segmento dei già-fan, cercando la loro approvazione. E loro dimostrano di aver apprezzato: su IMDb la serie raggiunge un 8,3/10 di gradimento, espresso da più di 220 mila utenti, il 36% dei quali con una votazione di 10/10.
E il target tutti-gli-altri?
In questo caso possiamo parlare del pendolo dello witcher, che no, non è nessun particolare oggetto magico di suo possesso, ma semplicemente una possibile denominazione per spiegare come la serie oscilli tra cose buone e cose meno buone: momenti piacevoli, interessanti, coinvolgenti vs momenti contraddistinti da eccessiva lentezza; ambientazioni interne o dei villaggi curate vs ambientazioni esterne ricostruite in modo non convincente, tutto questo anche più volte nel corso di un episodio; oltre la costruzione e caratterizzazione del protagonista che, per far emergere e per rendere immediatamente riconoscibili i tratti peculiari della personalità di Geralt di Rivia (obiettivo riuscito), obbliga Henry Cavill (il Superman dell’universo cinematografico della DC Comics: il DC Extended Universe) a una recitazione eccessivamente legata, seppur buona nel complesso.
E può oscillare anche lo spettatore, del target tutti-gli-altri non dei già-fan, e apprezzare o non apprezzare, oppure entrambe le cose, in continua alternanza.
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