
Il giorno degli zombi – La psicologia dei non-morti | Romero 80
Terzo capitolo della “trilogia dei morti viventi”, Il giorno degli zombi (Day of the Dead) arriva nell’america reaganiana e George A. Romero continua, seppur in maniera meno incisiva, la sua critica politica e sociale. Dopo il grande successo di Creepshow il padre dei non-morti riesce a realizzare un film con un budget più elevato, il risultato è un’ulteriore lettura della società del tempo attraverso il fantastico.
Siamo ormai alla completa invasione del mondo da parte degli zombi, un team di scienziati, in un bunker sotterraneo sorvegliato da un gruppo di soldati, sta cercando di condurre degli esperimenti su queste creature guidati dal dottor Logan, per tutti dottor Frankenstein. Lo scienziato ha forse trovato la soluzione per domare i non-morti e persino educarli, ma la tensione che aleggia nel covo, unita all’atteggiamento dispotico del Capitano Rhodes, farà crollare il precario equilibrio del gruppo.
Chi sono i nemici? Gli zombi o gli stessi uomini? Nel terzo film dedicato ai cosiddetti undead, Romero attacca la retorica americana, nel momento del rampante presidente ex star del cinema Reagan, mettendo in risalto l’arroganza militare e la macchinazione coercitiva nei confronti degli scienziati. Dall’altro però c’è anche una riflessione forte sull’impossibilità di “domare” certe forze e, senza spingersi molto oltre, Romero puntualizza l’incapacità dell’uomo di opporsi di fronte all’epidemia e alla sua natura. Quasi a sottolineare la brutale e incontrollabile natura delle cose, per scomodare Herzog.
L’umanizzazione degli zombi è così un ulteriore passo che Romero fa nel suo cinema. Influenzando gli zombie movie a venire, lo zombi ammaestrato dal Dottor Frankenstein riesce a provare sentimenti umani come la il dolore e l’affetto, ma il resto dei contagiati creerà solo il caos. Purtroppo per gli amanti del gore, la carneficina in questo capitolo è molto meno presente ma resta l’incredibile lavoro del sodale Tom Savini.
Se però da un lato il film tende ad approfondire anche la questione psicologica dello zombi, dall’altro il film non riesce del tutto a centrare questo elemento unito alla potenza visionaria del regista. L’unica scena potente e memorabile è forse quella del sogno iniziale della protagonista dove delle mani di morti viventi escono dalla parete bianca. Lovecraft fa da faro e qui non è citato a caso: è curioso come il 1985, anno di uscita del film, sia lo stesso anno di Re-Animator di Stuart Gordon (e prodotto da quel genio di Brian Yuzna!), l’indimenticabile film su uno scienziato ossessionato dal dover rianimare i morti che sembra dialogare e soprattutto omaggiare il grande Romero. L’isolamento nella caverna è forse il vero motivo che fa nascere la follia dilagante ma il regista riesce meno a cristallizzare questo elemento rispetto a un capolavoro come La Cosa di John Carpenter.
In definitiva, Il giorno degli zombi risulta più sfilacciato rispetto ai capitoli precedenti e non privo di problematiche. Quello che resta è comunque uno dei cult indiscussi del genere che non smetterà mai di influenzare e soprattutto contagiare tanto e tanto cinema.
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