
Archivio Antonioni – L’arte e la vita di un intellettuale
«Un poeta del nostro mondo che cambia, un pittore del labirinto delle nostre emozioni, un architetto della nostra ambigua realtà»
Sono queste parole pronunciate da Martin Scorsese a campeggiare a grandi caratteri sulla homepage di www.archivioantonioni.it. Lanciato sulla rete il 16 dicembre scorso, questo sito è un database sterminato di materiale riguardante Michelangelo Antonioni, l’uomo e l’artista.
Il regista ferrarese, nato nel 1912 e scomparso nel 2007, ha accumulato nel corso di quasi un secolo articoli, documenti, pellicole, fotografie, vinili, quadri: nel complesso, più di 45000 pezzi. Questo materiale negli ultimi 24 anni è stato catalogato, digitalizzato ed ora pubblicato online grazie al preziosissimo lavoro della moglie del regista, Enrica Fico, con la collaborazione del Comune e della GAMEC di Ferrara; è visibile e alla portata di chiunque ne voglia avere accesso. Il sito ci permette di scoprire i lati più nascosti dell’opera cinematografica di Antonioni: sappiamo tutti che egli ha all’attivo quattordici lungometraggi, da quelli degli esordi alle opere americane come Zabriskie Point (1970) e Professione Reporter (1975), dal celeberrimo Blow-Up (1966) passando per la trilogia della crisi di inizio anni ‘60.
Ma Antonioni ha girato anche una serie di documentari, partecipato a film collettivi (co-dirigendone uno con Wim Wenders nel 1995, Al di là delle nuvole) e scritto una serie di sceneggiature per sé o per altri registi, tra i quali Federico Fellini. Tramite un efficace sistema di filtraggio si può accedere a una mole incredibile di materiale sul singolo film che più ci interessa indagare, compresa la relativa rassegna stampa dell’epoca, le fotografie del set o gli appunti personali sull’opera.
Il corpus complessivo del lavoro di Antonioni, tuttavia, non è limitato all’uso del mezzo cinematografico: l’archivio è colmo di testimonianze dei suoi quadri, delle sue fotografie, delle sue lettere. Più che un “semplice” regista, Antonioni è stato un intellettuale a tutto tondo, la cui caratura fu riconosciuta globalmente in vita (ha praticamente vinto tutto, dal Leone d’Oro di Venezia, alla Palma d’oro di Cannes, passando per l’Orso di Berlino fino all’Oscar alla carriera), ma che oggi assume un peso specifico ancor più grande, in virtù di una rinnovata fruibilità delle sue opere, cinematografiche e non. Basti pensare, in tal senso, anche alla proliferazione di servizi di streaming legale come Amazon Prime, che rendono film come La Notte (1961), Il Grido (1957) e L’avventura (1960) accessibili in una definizione altissima anche ad un pubblico più giovane.
Questa mole impressionante di elementi ritrovati che hanno fatto parte dell’esistenza stessa di Antonioni, grazie a questo sito e alle iniziative ad esso connesse, oggi si fa memoria collettiva e rende più viva che mai l’eredità che egli lascia alla cultura italiana e mondiale. Ed è quasi ironico che il regista per eccellenza dell’incomunicabilità sia oggi oggetto di dibattiti, studi e celebrazioni che riuniscono e fanno interagire tra loro i cinefili di tutto il mondo.
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