
Hail Satan? – Essere atei è noioso | Ravenna Nightmare Film Fest
Hail Satan? potrebbe essere riassunto con la semplice visione di uno dei numerosi interventi televisivi tenuti da Lucien Greaves, co-fondatore e principale portavoce del Satanic Temple. Greaves ha l’aspetto di un perfetto cattivo uscito da un horror di serie B. Viso dai tratti rettiliani, occhio di vetro e voce baritonale. Mentre l’incredulo intervistatore di turno gli chiede la corretta pronuncia del suo nome, quel Lucien Greaves che pare già una presa in giro, l’uomo risponde cercando di mantenere la massima serietà possibile. Quasi ci riesce, ma all’ennesima, ridicola domanda, emerge brevemente un sorriso beffardo sul suo volto.
Il fatto è che Douglas Mesner, secondo pseudonimo di Lucien Greaves, non è un adoratore del demonio ma un laureato in neuroscienze ad Harvard. L’ironica aderenza del suo aspetto all’idea comune su cosa siano il satanismo e il credo dei suoi affiliati, è l’assunto a cui si attacca la documentarista Penny Lane per tutta la prima parte di questo divertente documentario. Lo mette in chiaro sia dal punto interrogativo posto alla fine del titolo, e con forte taglio ironico ci guida alla scoperta di cosa siano i moderni satanisti, scardinando ogni nostro preconcetto e mostrando come essi se ne approprino e ne facciano uso.
Via gli stereotipi sui sacrifici di neonati, riti a porte chiuse e orge in nome del diavolo. Il satanismo contemporaneo è fatto di uguaglianza, pluralità di visione e apertura mentale. È soprattutto una rivendicazione di libertà religiosa, politica, culturale. La figura di satana è adottata come simbolo di sovversione, il primo, grande ribelle della storia. La ribellione è quella contro ogni credo precostituito, dogma e imposizioni dall’alto. L’adorazione della figura iconografica di satana è una semplice appropriazione, un arguto détournement per dare forma riconoscibile al credo satanico, sfruttando ironicamente tutto il carrozzone iconografico appresso. Semplice ateismo infiocchettato? Può essere, ma, come dice uno degli intervistati: “essere atei è noioso”.
Sgomberato il campo su cosa sia realmente il satanismo, Lane è libera di snocciolare tutta una serie di esilaranti e argute azioni dimostrative compiute dai membri del tempio. La tattica del Satanic Temple può essere riassunta come una raffinata forma di trolling. L’atteggiamento, gli strumenti e la costante ironia sono gli stessi messi in opera sul web, ma in questo caso al servizio di lotte contro ingiustizie morali e ideologiche. Ad esempio, la loro richiesta di piazzare una statua di Bafometto accanto al monumento dei dieci comandamenti posto davanti al campidoglio di Oklahoma City – un terreno che dovrebbe essere laico per definizione – risulta nella rimozione da parte delle autorità del monumento cristiano, in perfetta ottemperanza della legge. Ma c’è tempo anche per proteste a supporto del diritto all’aborto, con tanto di membri del tempio vestiti da feti adulti urlanti e gocciolanti di latte su tutto il corpo.
Lane mette in fila le testimonianze e storie personali di numerosi membri del tempio, affluiti man mano che l’organizzazione si è espansa a livello mondiale a forza di azioni dimostrative. Emerge un quadro edificante, un luogo dove i diversi outsider dalla società possono trovare riparo e accettazione assieme a un credo per cui lottare: che sia attraverso associazioni LGBT, azioni di sensibilizzazione fuori dagli ospedali o un’iniziativa di pulizia delle spiagge dall’immondizia. Il Satanic Temple è una religione che si lascia dietro qualsiasi forma di dogma, per conservare tutti gli elementi positivi di congregazione e comunità.
È un peccato che di fronte a tanta volontà di onestà intellettuale non emerga mai un vero controcanto per mettere alla prova un ritratto forse troppo idilliaco. Lane accenna brevemente ad alcuni dei conflitti emersi nelle frange interne del tempio, ma la parte finale è dedicata per lo più all’impegno che tale organizzazione richiede. Fatiche quotidiane e sacrifici personali svolti da Lucien Greaves e altri membri per mantenere in funzione e sulla giusta rotta una congrega sempre più grande. E a scorrere i personalissimi sette comandamenti del tempio, che vanno da “Il corpo di una persona è inviolabile, soggetto solo alla propria volontà” o “Le persone sono fallibili. Se commettiamo un errore, dovremmo fare del nostro meglio per correggerlo e risolvere eventuali danni che potrebbero essere stati causati” è difficile non provare “ammirazione” verso questi adoratori del demonio.
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