
I 20 film più divisivi dal 2000 ad oggi
Quante volte avete sentito dire da un regista che il suo cinema “o si ama o si odia”? Quante volte nelle discutere di un film si usano espressioni tranchant, senza mezzi termini, polarizzanti? C’è un’immensa quantità di pellicole che riescono a dividere critica e pubblico anche ad anni di distanza dalla loro uscita, per le ragioni più svariate: un tema delicato trattato in maniera provocatoria, un uso particolare del mezzo tecnico, un cambio di genere rispetto al terreno normalmente battuto da un regista acclamato.
La testata online Gizmondo ha deciso di pubblicare un articolo in cui sono determinati in maniera rigorosa i titoli che hanno generato un’ampia spaccatura all’interno del mondo critico. Per fare ciò, gli autori si sono basati su un programma di analisi di dati che ha attinto dal database di Metacritic, sito specializzato in critica cinematografica. È stata quindi sottoposta ad analisi una moltitudine enorme di recensioni, per un totale di 9516 film usciti dal 2000 ad oggi, contenenti almeno 40 recensioni ciascuno. Per far risaltare in maniera concreta il criterio (di per sé poco empirico) di quanto fosse controverso ogni film, è stato applicato un comune indice statistico, quello della dispersione standard, che indica quanto le votazioni per ogni film fossero “distribuite” per valore, in altre parole quanto fossero diverse tra loro. Il grado di disaccordo tra i critici è stato così effettivamente misurato, e il risultato può portare a una serie di considerazioni rilevanti.
Di seguito, la lista dei primi venti film ritenuti più divisivi:
1. Melancholia (Lars Von Trier, 2011);
2. The Counselor (Ridley Scott, 2013);
3. Sin City (Robert Rodriguez, 2005);
4. The Neon Demon (Nicolas Winding Refn, 2016);
5. Inception (Christopher Nolan, 2010);
6. The Hateful Eight (Quentin Tarantino, 2015);
7. 21 Grams (Alejandro G. Inarritu, 2003);
8. Youth (Paolo Sorrentino, 2015);
9. Under the Skin (Jonathan Glazer, 2013);
10. Somewhere (Sofia Coppola, 2010);
11. The Wolf of Wall Street (Martin Scorsese, 2013);
12. The Passion of the Christ (Mel Gibson, 2004);
13. Savages (Oliver Stone, 2012);
14. To The Wonder (Terrence Malick, 2012);
15. I Heart Huckabees (David O. Russell, 2004);
16. Spring Breakers (Harmony Korine, 2012);
17. Nymphomaniac: Volume I (Lars Von Trier, 2013);
18. Mother! (Darren Aronofsky, 2017);
19. Extremely Loud & Incredibly Close (Stephen Daldry, 2009);
20. A Million Ways to Die in the West (Seth MacFarlane, 2014);
La prima cosa che balza all’occhio è la presenza tanto di grandissimi nomi del cinema contemporaneo quanto di produzioni indipendenti di artisti che provengono dal sottobosco della cinematografia odierna.
A dominare con due titoli, di cui uno in prima posizione, è Lars Von Trier. Sul piatto Melancholia, un film meno shockante e visivamente aggressivo rispetto ad alcune delle sue produzioni più celebri, e Nymphomaniac. Con quest’ultimo ha invece gioco facile nel pescare a piene mani da uno dei grandi tabù della società occidentale.
Può stupire la quinta posizione di Inception, così come la settima assegnata a 21 Grammi; si tratta di due film entrati stabilmente a far parte del circuito mainstream, che ricevono generalmente pareri positivi e sono ritenuti ottimi titoli d’iniziazione al cinema.
A rappresentare l’italia in questa particolare classifica vi è Youth di Paolo Sorrentino, una produzione internazionale che vanta attori di altissimo calibro e si concentra su temi esistenziali; che sia stato il grottesco di ispirazione felliniana, ampiamente presente nel film, a generare impressioni così discordanti?
Infine, fra le grandi produzioni risaltano La Passione di Cristo, con il suo taglio spettacolarizzante sul delicato soggetto religioso, Sin City, con il suo tentativo di trasporre in maniera ultra-fedele una graphic novel su pellicola e The Wolf of Wall Street, con i suoi eccessi costantemente sopra le righe.
Non sorprende, per ciò che riguarda il cinema a budget più basso, la quarta posizione di The Neon Demon, considerato il fatto che Refn ha sempre odiato il compromesso tanto a livello stilistico quanto tematico. La grottesca metafora biblica di Mother!, il film più recente in lista, fa comparire Aronofsky al diciottesimo posto in classifica: come in altre sue pellicole, l’intento costante è quello di provocare un’ansia quasi snervante nello spettatore. Per ciò che riguarda Spring Breakers, la divisione netta tra detrattori e fanatici la ho ancora ben impressa nella memoria: difficile situarsi in una zona grigia, per una pellicola che può risultare kitsch ai limiti dell’irritante o sublime ed esistenziale a seconda dello spirito con cui la si guarda.
In tutto ciò trovano spazio anche il cinema contemplativo di Malick con To the Wonder, il silenzio e il minimalismo estetico di Under the Skin e il cinema fluttuante, quasi sospeso nel tempo di Sofia Coppola con il suo Somewhere.
In questa varietà di titoli si possono, tuttavia, riscontrare alcune costanti. Ad esempio, la scarsa presenza di riconoscimenti e premi internazionali che questi film, nel complesso, hanno raccolto, al di là di qualche sparuta eccezione; oppure l’attitudine poco conciliante di molti di questi registi nei confronti dello star system, insieme al loro speciale attaccamento a un preciso modo di intendere l’autoralità. In altre parole, domina la volontà di affrontare temi scomodi, capaci di smuovere sentimenti profondi toccando corde emotive molto fragili, che ci spingono ad uscire dalla nostra comfort zone per interrogarci su problemi capitali quali la morte, la sessualità, la salute mentale, la religione. Forse, sono proprio questi i film il cui impatto nella vita di ciascuno può essere più decisivo, con buona pace delle giurie dei festival.
E per voi quali sono i film più polarizzanti della storia del cinema? Quali, invece, i film che vi hanno convinto a pieno, a dispetto di recensioni miste e controverse?
Fonte: https://www.gizmodo.co.uk/2017/11/exclusive-the-most-critically-divisive-films-according-to-data/
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Sicuramente, anche La grande bellezza di Sorrentino è un film che ha diviso il pubblico! Anzi, mi stupisce non vederlo qui e di vedere, invece, mio malgrado, The wolf of Wallstreet (come si fa a non amarlo?).