
Fyre: come fare un film sul nulla e uscirne vivi
Il Fyre Festival è stato senza dubbio uno degli eventi mancati più interessanti del recente passato. Organizzato nel 2016 da Billy McFarland e dalla star del rap Ja Rule e previsto per il 2017 sull’isola che appartenne al signore della droga Pablo Escobar, il festival coinvolse numerose webstar a scopo promozionale e generò un’immediata attenzione mediatica. Le oggettive difficoltà di realizzazione e le problematiche legate all’organizzazione videro l’evento venire – di fatto – rimandato a data da destinarsi. Il lusso sfrenato ossessivamente presentato durante la pubblicizzazione del “party più esclusivo del mondo” non trovò mai modo di realizzarsi, come poterono verificare alcuni partecipanti arrivati sull’isola: ad accoglierli trovarono infatti soltanto una distesa di tende da campo e cibo già pronto. Accusati di frode, gli organizzatori dell’evento furono perseguiti penalmente e si videro costretti a riconoscere rimborsi da capogiro in conseguenza dei finanziamenti milionari ottenuti immediatamente dopo il lancio dell’evento.

In uno dei suoi testi più illuminanti per quanto riguarda la diagnosi di alcuni tratti peculiari del vivere contemporaneo, il filosofo Byung-Chun Han si è a lungo soffermato sul modo in cui la proliferazione del social web influenzi il nostro modo di concepire il mondo e di farne esperienza. Per quanto le posizioni di Han siano stato spesso criticate per il modo (consapevole) in cui ignorano le potenzialità eversive dell’attuale fisionomia delle reti, non si può non riconoscere come egli sia perfettamente in grado di radiografare – ad esempio – il modo tutto attuale in cui le cose e la loro rappresentazione finiscano spesso con l’entrare in conflitto.
Mi pare che questa prospettiva costituisca un punto d’ingresso privilegiato per il documentario (disponibile su Netflix) Fyre: The Greatest Party that Never Happened, firmato dal regista Chris Smith. Il suo lavoro ricostruisce gli eventi che nell’estate 2016 condussero alla promozione e (immediatamente dopo) al fallimento del Fyre Festival, evento che veniva venduto come l’ultima frontiera in fatto di party esclusivi e costosissimi. La questione sarebbe ben poco interessante, se non fosse per il fatto che il Fyre era poco più che un gigantesco castello di carte, una truffa a molteplici zeri.
Il film ne ricostruisce i contorni con grande acume e montando insieme materiali diversi attingendo soprattutto ad interviste ai protagonisti della vicenda e a video promozionali e/o realizzati durante l’allestimento. Ne emerge un racconto coerente e lineare, che procede senza troppe perdite di tempo al cuore del problema.
In realtà, l’aspetto più interessante di Fyre è proprio la sua capacità di dare corpo (e immagine) ad un evento fantasma. Si tratta di un aspetto che emerge in tutta la sua evidenza considerando uno dei film più interessanti sul tema dei vuoti della storia, L’image manquante (Rithy Pahn, 2013), dedicato alla dittatura dei Pol Pot cambogiani. Se in quel film la mancanza di testimonianze veniva compensata dalla pregnanza drammatica degli eventi ricostruiti dalle voci di chi si trovò a viverli, Fyre si costruisce a partire da un surplus di immagini che a loro modo testimoniano di un evento non avvenuto.
Il flusso bulimico di immagini, video e spot pubblicitari che ha consentito al Fyre di andare sold out in pochissimo tempo (e – questo il meccanismo base della truffa – prima ancora di esistere veramente) diviene la chiave di volta del film di Smith e – soprattutto – un modo particolarmente esplicito per dimostrare come oggi le immagini possano esistere anche essendo totalmente svincolate dalle cose a cui (suppostamente) si riferiscono.
A tratti si ha la sensazione che Fyre raggiunga questo obiettivo (ambizioso) quasi suo malgrado, come se davvero i materiali che lo compongono si fossero raccolti in base ad una propria intenzionalità. Ne risulta un film di grande spessore, che ad oggi rientra a pieno titolo fra le migliori proposte presenti sul catalogo Netflix.
Qui il promo ufficiale del Fyre Festival, il video da cui è partita la corsa ai biglietti:
Qui il trailer di Fyre:
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