
Follia o sogno nipponico? “Batman Ninja”
Dallo scorso ottobre la piattaforma Netflix ha reso disponibile l’ultimo film d’animazione targato DC Comics, l’ambizioso Batman Ninja. Il titolo rende immediatamente l’idea di ciò che andremo a vedere: un vero e proprio anime, con la regia di Junpei Mizusaki, di produzione interamente nipponica.
Il film si apre con un combattimento, all’interno del manicomio Arkham di Gotham City, tra Batman e Gorilla Grodd (conosciuto come nemesi di Flash, ma ampiamente utilizzato in numerose trame DC), con quest’ultimo intento a mettere in funzione una macchina del tempo. Un incidente catapulterà entrambi ai piedi del Monte Fuji in Giappone, nel bel mezzo del periodo feudale. Poco dopo si scoprirà che i due non sono soli, e che l’incidente ha retro-trasportato tutti i peggiori criminali di Gotham, insieme alla Bat-famiglia (ovvero Robin, Nightwing e Cappuccio Rosso) e a Catwoman. L’obiettivo del Cavaliere Oscuro sarà quindi quello di liberare l’antico Giappone dai nuovi signori della guerra (ovvero Joker, Due Facce, Poison Ivy, Pinguino, Deathstroke e lo stesso Grodd), impossessatisi dei principali latifondi della nazione.
Il lungometraggio colpisce immediatamente per il magistrale lavoro di ricerca estetica: la produzione ha interessato le più recenti tecniche di 3D Animation unite alla leggendaria tradizione figurativa bidimensionale giapponese. Ciò significa che ogni scena appare come la classica composizione di disegni fatti a mano, sottoposti però a processi di computer grafica atti ad ottimizzare le sequenze di combattimento; il tutto montato ai canonici cinque fotogrammi per secondo, contro i quindici fotogrammi per secondo della tradizione Disney.
Nel corso della pellicola si evince la totale libertà creatività degli autori, concessa dalla major statunitense in virtù della stravagante perversione per i concept revisionisti che da almeno trent’anni interessa gli artisti nipponici. Ogni cosa, dal character design ai combattimenti, è stata enfatizzata al punto da toccare vette di follia esagerata, cosa che per un non-cultore di anime potrebbe risultare a tratti fastidiosa. Pur cercando di evitare spoiler, non si può prescindere dal mettere in guardia i puritani del fumetto yankee da una scena di combattimento tra castelli mobili: qualcosa di simile ai megazord della serie Power Rangers, per intenderci.
Esagerazioni a parte, il film incarna estetica e linguaggio cinematografico tipici del Giappone, omaggiandone alcuni topoi letterari; quale personaggio occidentale potrebbe fondersi con questa tradizione meglio di Batman? Un guerriero (bushi) devoto alla sacra ed elitaria abilità marziale (bujutsu) che si circonda di prodigiosi adepti (assimilabili agliashigaru) tenuti come lui a seguire un rigido codice morale nella vita e in battaglia (una sorta di bushido).
Degna di nota è la presenza di una particolare sequenza alla fine del secondo atto, con protagonisti i due noti personaggi Joker e Harley Quinn: qui il disegno si fa leggero e ricercato, con tavolozze di colore che ricordano le tipiche stampe del periodo Edo, segno che la narrazione si sta sublimando; ad accompagnare la magia, il succedersi di inquadrature dal potere metacinematografico, con fioriture di ciliegi che si alternano a momenti di tensione. In questo tipo di rappresentazione, qualcuno potrebbe vederci dei buoni richiami allo scintoismo, e come riprova citerebbe un’inquadratura di alcuni germogli di grano che risentono della presenza negativa del Joker e appassiscono, ma tutto ciò può rimanere una semplice ipotesi.
In ogni caso, l’unica nota davvero stonata si manifesta un incipit dallo storytelling troppo veloce e superficiale, dovuto probabilmente a restrizioni sulle tempistiche a disposizione. Ciononostante Batman Ninja si rivela un ottimo film d’animazione, artisticamente valido e tecnicamente innovativo, un prodotto destinato ad unire gli amanti del Cavaliere Oscuro e i cultori dell’anime sotto lo stesso cielo.
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