
Un familiare ma incredibile film di supereroi: “Gli Incredibili 2”
La stessa scelta di Phillip Bradley Bird di apparire col nome di Brad Bird ha un che di anni 60 e supereroistico allo stesso tempo. È risaputo infatti che Stan Lee usasse creare personaggi che avessero la stessa iniziale di nome e cognome, così che fossero più facili da ricordare e infatti quasi tutti i grandi personaggi Marvel degli anni ‘60 subirono questa anagrafica sorte. È questa una premessa fondamentale se si vuole capire la narrativa birdiana che è prima di tutto un continuo citazionismo e omaggio a un’epoca passata caratterizzata da una sorta di gusto tardivo per il futurismo e deliziosamente naif, gli anni sessanta appunto.
Ma non c’è niente di ingenuo negli Incredibili di Bird, né nel primo film del 2004, agli albori del cinecomic contemporaneo, né tantomeno in questo secondo film uscito strategicamente quasi 15 anni dopo, quasi come a voler replicare fuori dallo schermo quella sensazione di innaturale quiete causata dall’assenza dei supereroi che era la premessa narrativa del primo capitolo. Vuoi proprio grazie a questo lasso di tempo intergenerazionale, vuoi per la maturità artistica del regista stesso, Gli Incredibili 2 conferma e rinnova quanto c’era di buono nel precedente episodio, innovando, di fatto, poco ma investendo molto in termini di contenuti, regia e recitazione (esatto, recitazione, anche se si tratta di un film animato).
I supereroi sono tornati ma il mondo non ne è entusiasta e memore dei disastri causati dai loro combattimenti, guarda con sospetto al ritorno di Mr. Incredibile e famiglia. Non tutti però condividono lo scetticismo della popolazione “normale” e tra questi c’è Winston Deavor, il classico eccentrico miliardario della narrativa americana il quale, assieme alla sorella Evelyn, decide di investire il proprio tempo e denaro per riabilitare l’immagine anzi la “percezione” (è questo e non a caso il termine esatto) del supereroe al pubblico. Con uno stratagemma di trama non tanto credibile o originale ma che strizza l’occhio alla polemica tra sessi contemporanea, Deavor sceglie di puntare il tutto sulla figura femminile di Helen “Elastigirl” Parr e di porsi dietro la (micro)camera da presa, pronto a registrare le imprese e i successi della super-mamma in incognito. La figura maschile di Bob invece, relegata al divertentissimo ruolo di “mammo” a tempo pieno, sarà al centro di un ciclone di ordalie e imprevisti con i figli, tra i quali spicca senza dubbio il più piccolo, l’onnipotente Jack-Jack, vero e proprio perno delle vicende secondarie e non solo.
Fin dai primi trailer l’impressione era che questo secondo capitolo non si rivelasse altro che una sorta di Incredibili Uno a ruoli invertiti e a visone conclusa non si può negare che Bird si sia un poco adagiato alla scrittura del precedente episodio. Ciò nondimeno la storia risulta convincente e fresca, anche grazie ai figli Parr che in questo secondo capitolo, dopo la mamma, dominano la scena incontrastati. Il villain è intelligente e ben scritto (di fatto una citazione tanto di Ipcress quanto del Bane di Tom Hardy) ma niente di paragonabile a quello del primo come originalità e, diciamolo, cattiveria. Ma il vero merito di Incredibili 2 è la recitazione dei suoi personaggi. Si era già notato fin dalle prime immagini rilasciate che il livello di dettaglio grafico raggiunto permetteva di notare i grumi di polvere e tessuto sulla polo di Bob Parr. Una chicca nerd che altro non anticipava il livello maniacale di dettaglio raggiunto dagli artisti Pixar e che inevitabilmente si ripercuote sullo spettro emozionale dei volti dei protagonisti. Ogni sorriso, smorfia, pianto e in generale ogni espressione dei personaggi è riprodotta qui con un tale livello di accuratezza che viene difficile credere non si sia ricorsi neanche una volta al motion capture. Eppure, ogni pixel è al posto giusto, ogni dettaglio così fluido, ogni espressione incontra così bene le aspettative del linguaggio fisiognomico del pubblico che non si può fare a meno di valutare questo film anche in una categoria solitamente ad esso non applicabile come appunto la recitazione.
A corroborare il tutto una sempre splendida colonna sonora di Michael Giacchino intrisa di ritmi familiari agli amanti del cinema d’azione classico e colorata con le sonorità degli strumenti a fiato tipici del celebrazionismo americano. Sul fronte del doppiaggio italiano poco da dire salvo che si sente parecchio la mancanza di Laura Morante per il personaggio di Elastigirl (ma senza per questo nulla togliere alla bravissima Giò Giò Rapattoni). Brilla ancora una volta Amanda Lear invece per il ruolo di Edna Mode che in questo film raggiunge nuovi livelli di deliziosa comicità.
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