
Le “Rane” di Kerkìs al Castello Sforzesco
Delle Rane aristofanee realizzate da Kerkìs. Teatro Antico in Scena, su questo sito tendenzialmente aviomorfo, si è già parlato.
Delle Rane aristofanee realizzate da Kerkìs nello scenario mozzafiato del Castello Sforzesco, in occasione dell’omonima Estate Sforzesca milanese, ci sembrava almeno qualcosa andasse detto.
Il racconto della ricerca di un poeta – e di un teatro – come rimedio per la crisi di una società ha lasciato, la sera del 20 giugno 2018, le rassicuranti e familiari mura del Teatro San Lorenzo alle Colonne. Sua nuova sede, la più imponente cinta muraria del Castello: e in particolare il palco ivi allestito per accogliere tutti gli eventi della rassegna, spettacoli e concerti. Su questa eletta sede da rock-star è stato riproposto l’affresco corale di Christian Poggioni avente per oggetto un’Atene (o meglio, un Oltretomba ateniese) farsesca, gretta, poetica, divina.
Non tutti si sono limitati al palco, però.
Dioniso, dio del teatro en travesti (Giulia Quercioli), l’irriverente servo Xantia (Federico Salvi) e quella povera donna costretta in un costume full–body all’alba del solstizio d’estate il loro asino da soma (Adriana Camerino) hanno fatto la loro comparsa ben prima. Si sono aggirati con nonchalance per il monumentale cortile, si sono concessi qualche anacronistico selfie, hanno rifuggito con cautela lo sguardo del pubblico già seduto, come se di quest’ultimo costituissero parte integrante: facce da poker incuranti delle loro toghe, clave e orecchie equine. È stata un’intrusione scenica discreta nel vivo tessuto del Castello, la loro; rumore bianco di una rappresentazione desiderosa di infrangere i suoi limiti scenici, tesa ad abbracciare il setting d’eccezione e il nutrito pubblico.
In seguito, i tre viandanti del mercoledì sera hanno guadagnato il palco. Vi hanno portato le loro peripezie, le gag triviali [1] e gli spunti di riflessione, in un connubio di declamazione e teatro performativo che negli splendidi cori dei loro colleghi ha trovato la sua più eloquente summa. [2] La vicenda emersa dall’antichità si è stagliata, oltre che sulla rodata scenografia minimalista di Dino Serra, anche sullo scenario incidentale di un cielo terso, limpido, gradualmente sopito in un pacato tramonto estivo.
E nel portare la ricerca infernale dei due defunti vati Eschilo (Stefano Rovelli) ed Euripide (Stefano Begalli) sul palcoscenico collettivo del Castello, lo spettacolo ha acquisito nuovo senso. Fuoriuscite dall’abituale sicurezza di via Porta Ticinese 45, le Rane di Kerkìs si sono confrontate col grande pubblico, con una società in crisi che nell’Atene del V secolo a.c. ha potuto trovare un ideale – e altrove idealizzato – predecessore.
Si sono risolte così, le Rane “sforzesche”. Un popolo riunitosi all’aperto, a teatro, nell’ottica di uno spettacolo che il Teatro lo vuole ritrovare.
E nella speranza di una società dove prendere per il culo i poeti fondandosi sull’attenta, appassionata e sentita conoscenza dei loro versi possa davvero essere prerogativa di tutti. [3]
Prossimo appuntamento teatrali dell’Estate sarà Il mercante di Venezia di quei grandi di Tournée da Bar (venerdì 6 luglio, ore 21, ingresso 10 €). Per maggiori informazioni riguardo a questo e agli altri eventi rimandiamo al sito e al programma: https://www.milanocastello.it/it/content/estate-sforzesca
[1] Intestinali, talvolta.
[2] Impressionante quello delle rane (o “rane-cigno”) cui l’opera deve il suo nome: melodioso, ipnotico gracidare stagliato sul verde smeraldo dell’apparato luministico. Brekekeke coax coax… Le musiche sono invece opera di Adriano Sangineto: tra le poche concessioni a una modernità scanzonata, che commenta con sagacia la vicenda ellenica.
[3] NB: le foto del presente articolo sono state scattate, selezionate e gentilmente offerte dal fotografo di scena dell’occasione, Gianni Foraboschi, che ringraziamo per la professionalità e la grande disponibilità.
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